Gioele Magaldi, Presidente del Movimento Roosevelt, nel corso del consueto appuntamento settimanale con il programma Massoneria on Air in onda sulle frequenze di Colors Radio, ha così risposto ai timori degli ascoltatori sulla potenziale esplosione di una terza guerra mondiale in relazione a quanto sta accadendo in Siria: "Disinnescherei per ora questa preoccupazione, di un imminente nuovo conflitto mondiale. Aprioristicamente non si può escludere che certe vicende verminose, assai complesse in scenari ingarbugliati da decenni, come è appunto la Siria, possano poi portare a delle escalation che sfuggono di mano, ma al momento non mi sento di avvalorare tale ipotesi. Più che altro ci troviamo in un festival del malinteso dove ognuno dei contraenti non vuole portare avanti un'operazione per la democrazia e la libertà".
Non molto tempo fa Russia, Turchia e Iran, accompagnati da ampia retorica propagandistica, hanno lanciato il loro messaggio: in Siria siamo noi i vincitori, Bashar Assad è saldamente al suo posto, alla guida del paese. La risposta non poteva che essere quella dell'Occidente (anche se bisognerebbe stare attenti ad abusare di questo termine, ad assumersi la rappresentanza di un concetto così importante e spesso tradito) rappresentato da Stati Uniti, Francia e Regno Unito: bombardare, preavvisando i russi per non turbarli troppo, i siti strategici per far vedere che sul territorio siriano ci sono anche loro. Come movente il solito, ridicolo pretesto delle armi di distruzione di massa, senza avere la certezza che esse ci siano veramente, dove siano collocate e stoccate e che siano poi state effettivamente usate contro la popolazione inerme. Insomma, una situazione quasi patetica che ora sta sfociando nel comico con il presidente francese Emmanuel Macron che dice di aver convinto gli Stati Uniti a rimanere e Donald Trump che risponde che loro se ne andranno via comunque. Su tutta questa storia incombe, come una spada di Damocle, la pesante eredità lasciata da Barak Obama: ovvero la sua più totale incapacità sul piano del presidio delle cosiddette forze occidentali e Nato sugli scenari più caldi del mondo.
Giova anche ricordare due cose: la prima che la Siria si trova in Medio Oriente, uno dei luoghi più esplosivi del mondo, dove avviene tutto e il contrario di tutto, dove dopo tanti anni di lotte non si è mai arrivati a nulla di risolutivo. La seconda che la dinastia degli Assad (Bashar è il figlio del capostipite Hafiz) apparteneva alla tradizione del Partito Ba'th cioè del nazionalismo laico socialista arabo, lo stesso di cui in qualche modo ha fatto parte anche Saddam Hussein ed alcuni regimi del Nord Africa e del Medio Oriente. Una tradizione appunto laica, pluralista e tollerante rispetto ai gruppi religiosi, ma certamente un regime dispotico con una polizia segreta, non certo democratico e liberale. All'inizio della Primavera araba, quando anche in Siria si scatena la rivolta, ci sono gruppi che vorrebbero far evolvere il paese in senso democratico, ma ben presto questi vengono sopravanzati, quasi marginalizzati, da altri gruppi di ispirazione integralista spalleggiati dai cosiddetti occidentali contro russi e iraniani che appoggiano il laico Assad: insomma, come detto, un festival del malinteso. Sarebbe cosa buona e giusta se le principali potenze politiche mondiali, non gruppi privati sovranazionali e apolidi, che spesso si servono di queste potenze per perseguire interessi inconfessabili, cercassero di implementare, proprio a partire dal Medio Oriente, avanzate forme di laicità, congiunta alla democrazia reale e alla libertà. Ma tutto ciò al momento non avviene: nessuno dei contendenti in gioco ha interesse a fare sì che ciò si realizzi.
Democrazia, libertà e diritti dei cittadini che dovrebbero essere alla base delle sovranità di ogni paese: senza di essi non si può parlare di diritto alla sovranità. Per cui non regge più il concetto degli Stati Uniti cattivi paladini del mondo che bombardano la nazione sovrana siriana perché neanche in Siria c'è una sovranità democratica e legittima. E lascia basiti e indignati la riproposizione dei principi "westfaliani" proprio da parte di uno dei cattivi maestri del globalismo oligarchico e postdemocratico, il massone neo-aristocratico Henry Kissinger che nel suo libro "Ordine globale" scrive che la globalizzazione è fallita, senza riconoscere che egli stesso e i suoi sodali l'hanno condotta al fallimento nella sua declinazione attuale.
Poi Magaldi ha espresso il suo parere sulla posizione assunta dall'Italia in questa vicenda: "Il nostro paese si è mosso nel solco della grande tradizione diplomatica del secondo novecento dove da un lato eravamo incardinati saldamente nella Nato e dall'altro rivendicavamo un ruolo di interlocutore privilegiato con il mondo arabo e medio orientale".
Infine, il Presidente del Movimento Roosevelt ha concluso la sua analisi sulla crisi siriana parlando del ruolo che la massoneria può svolgere e sta svolgendo nella risoluzione di questo conflitto: "La questione è complicata perché oggi in Siria c'è la devastazione, c'è un violento scontro tra fazioni del mondo massonico neo-aristocratico. Perché ci sia di nuovo spazio per una prospettiva di segno diverso bisognerà aspettare lo smascheramento di chi davvero sta facendo cosa in Siria". La massoneria è tradizionalmente progressista e costruttrice di democrazia ed equilibrio sociale. In Siria un esperimento era stato fatto all'origine, e forse potrà ripetersi un domani, aiutando la trasformazione del paese in un regime non soltanto laico e tollerante sul piano etnico-religioso, ma anche pluralista ed evoluto in senso democratico. Questo era stato anche lo scopo iniziale delle rivolte contro Assad, poi però sono entrati in gioco, come al solito, circuiti sovranazionali di potere ambigui, che giocano sporco e che hanno una forte continuità proprio con i gruppi integralisti, usati strumentalmente e cinicamente per finalità che nulla hanno a che vedere con il fanatismo religioso.
(Articolo del 20 aprile 2018)