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Il dibattito un po’ surreale degli ultimi anni in materia monetaria e di bilancio pubblico, mi ricorda da vicino le performance di un vero “mito” del trash, il Mago Tamarro che andava in onda su Radio Camaldoli Stereo, portato alla ribalta da Elio, l’inarrivabile, l’unico, il solo Gennaro d’Auria (cui Elio ha persino dedicato un album!)

Gennaro D'Auria



Il nostro infallibile esperto in arti divinatorie infatti era solito narrare al telespettatore che lo chiamava per un consulto tre generi di cose: quelle che gli diceva lui stesso: 

Gennaro: “Chi è Maria?”

Telespettatore: “La portinaia”,

Gennaro: “lo so!”, 

la rivelazione sconvolgente di essere internamente omosessuali: 

G: “io ho visto che tu sei omosessuale e lo devi dire. È vero?”

T: “No.”

G: “però vedi come sei falso? Tu vuoi la verità da me, no? Tu mi devi dire la verità!” 

cose del loro passato sconosciute, impalbabili, così segrete da essere addirittura inesistenti. Cose ignorate o rifiutate dai più, tesoro di una ristrettissima minoranza. Forse perché mai accadute. 

G: lei è sposata?
T: sì.
G: però lei tradisce a suo marito signora, si deve solo vergognare
T: non è vero
G: con il pensiero lei ha tradito a suo marito!
T: veramente è il contrario, è per questo che ho chiamato.
G: lei ha tradito a suo marito.
T: ma no....
G: Signoraa! Sono le carte che me lo dicono! Si stanno sbagliando?
T: guardate che io c'ho tre bambini...
G: Signoraaa! Io leggo le carte! E lei sta mentendo a sé stessa
T: (riattacca il telefono)
G: la verità fa male, la signora mi ha attaccato il telefono in faccia.

Ma veniamo a noi. Alle cose vere, a quelle verosimili, e a quelle così impalpabili, così segrete, così recondite, così "troppo belle per essere vere" che infatti non lo sono.

La premessa che si trova in ogni libro che si rispetti di MMT (Modern Monetary Theory- Teoria Monetaria Moderna), è la (sacrosanta) affermazione che il debito pubblico NON è assimilabile al debito di una famiglia, e la (sacrosanta) condanna di chi fa tale analogia.
Facciamoci la fatidica domanda:  Il debito pubblico è, è simile, è analogo, ricorda vagamente, etc. il debito di una famiglia?
NO.

Perché?

Perché lo stato è un debitore MOLTO particolare. Innanzitutto scrive buona parte delle regole (ma non tutte), poi gestisce (nel nostro caso solo in minima parte, facendo l'Italia parte di una unione monetaria, l'Euro) la quantità di moneta, che può variare nel tempo.

Il passo "logico" successivo che si sente spesso, però, è che non essendoci l’analogia, ne conseguirebbe che il debito “non è una grandezza importante”, esso "è una invenzione dei neoliberisti” In realtà altro che “neo”: polemiche – seppur sempre minoritarie- da parte dei Cartalisti su questi argomenti ci sono fin dall’inizio del ‘900, con Knapp e “Staatliche Theorie des Geldes - La Teoria Statale della Moneta” 1905) e la “Finanza Funzionale” di Lerner (1943). Alcuni si spingono a dire che il debito pubblico "è una ricchezza" (sic.).

I motivi solitamente addotti sono di due ordini: lo stato può stampare tutto il denaro che serve e persino, se necessario, azzerare il debito (col corollario che se ci fosse inflazione basterebbe alzare le tasse), oppure uno analogico, di solito citando il Giappone (o addirittura gli USA), che sono gli unici paesi "occidentali" benestanti con debiti pubblici paragonabili (chissà perché si dimenticano sempre Capo Verde, il Libano e la Grecia che sono gli altri “fortunati”. Mah). 

Veniamo alla prima teoria (mi perdonerete se eviteremo le formule, che sono nelle fonti). Lo stato, affermano i nostri rivoluzionari, in buona sostanza non avrebbe limiti ne vincoli finanziari, e potrebbe stampare quanto gli serve senza limitazioni, raccogliendo poi la moneta in eccesso con le tasse. Di più, lo stato sarebbe il “datore di lavoro di ultima istanza”, potendo assumere tutti i richiedenti e pagandoli con il denaro che stampa. L’ultima versione prevede l’utilizzo di Bond (e non di tasse) per assorbire il denaro in eccesso, relegando le tasse al controllo dell’inflazione.

Il “trucco” che renderebbe tutto ciò possibile (per questi che sono estremisti cartalisti) è che essendo la moneta “inconvertibile” (o meglio, convertibile in… moneta!), non ci sarebbero più vincoli di sorta (ad esempio l'oro).

Questo modo di pensare, ha degli evidenti limiti, che nascono dall’errore di pensare che lo stato sia quasi “onnipotente”, davvero "il principe". Non è così. Nelle nazioni occidentali (e, in parte, non solo), il potere di tassare non è illimitato, come (di fatto) non lo è quello di stampare.
Il potere dello stato (non piccolo, ma non infinito) è che esso è l’unica controparte con cui dobbiamo avere comunque a che fare, da cui riceviamo servizi e a cui versiamo tasse. Questo è più di un “tecnicismo”, è parte integrante della cultura occidentale.
Questo ha delle conseguenze. Quali? Che lo stato sicuramente ha (nella nazione) la “moneta migliore”, “il debito migliore”, paga gli interessi minori, ma comunque, pur in posizione di forza, esso è in competizione con gli altri attori (privati).Il potere dello stato (come afferma lo stesso Wray citando Knapp) deriva dal fatto che la comunità dei “pagatori” verso lo stato è la più grande, non dal fatto di essere onnipotente. Tale potere non è piccolo, ma non è affatto illimitato. Inoltre c’è il problema dei cambi. Nel mondo moderno è essenziale avere “valuta pregiata”, solitamente dollari. Per fare questo, è necessario un confronto con altre comunità di pagatori, che dovranno essere disposte a riconoscersi reciprocamente.
Tutto questo rende irrealistiche le teorie di cui sopra.
Inoltre, sempre di più nel mondo moderno, è importante capire che la moneta è essenzialmente un pagherò. E che il credito (inteso non semplicisticamente come prestito, ma come rete interconnessa – ed internazionale- di impegni) è non già una “sovrastruttura” della moneta, bensì il suo mattone fondante.

Tornando al debito pubblico, è vero, verissimo che non ha molto senso quindi parlarne in modo strettamente “contabile”. Ma, se è vero che il CREDITO è il mattone fondante dell’economia moderna, il debito pubblico, assieme ad altri, è un parametro “qualitativo”, cioè è espressione della “bontà” del creditore e della sostenibilità non tanto del debito, ma del funzionamento della rete interconnessa di cui sopra.
Per cui è necessario che le politiche siano CREDIBILI a tutti gli attori della rete interconnessa di cui sopra.
A questo si aggiunga che lo “shadow banking”, che ormai si sta dirigendo verso il 50% del totale della finanza mondiale (e non è regolamentato), e che non è (solo) un mostro incontrollato ma siamo pure -ignorandolo- noi se abbiamo un fondo pensione, una carta di credito o un finanziamento non bancario, è un attore al tavolo molto esigente.
Per questo l’esempio del Giappone (non parlo degli USA), è semplicemente fuori luogo. Il problema non è il “numero” del debito pubblico, ma la sua “sostenibilità”, in senso lato.

E veniamo alla austerità. Nessuna difficoltà a sostenere che, come principio delle finanze pubbliche, è una emerita idiozia. Non è affatto vero che spendere poco per spendere poco sia un valore (parlo del pubblico, il privato farà come vuole). La spesa pubblica è importante, specialmente in funzione anticiclica.
Ragion per cui non bisogna puntare ad un bilancio pubblico austero, ma ad un bilancio SERIO! Che vuol dire? Senza fare numeri (spesso ridicoli), bisogna massimizzare gli investimenti produttivi, talvolta anche a deficit, mantenendo però il contatto con gli altri attori del sistema, semplicemente perché non farlo ci costerebbe molto. Al tempo stesso cercando di non dimenticare chi (involontariamente) non ce la fa, e ricordando che il migliore investimento è sempre quello in istruzione.

Infine, una citazione meritano i “mitologici” moltiplicatori, panacea per tutti i mali, dall’artrite alla bassa crescita.
Ebbene (come peraltro sosteneva lo stesso Keynes), semplicemente NON E’ VERO che qualunque spesa ritorni “moltiplicata” per un numero superiore all’unità nel PIL.
Innanzitutto: in generale quanto una spesa “moltiplica” dipende molto da fattori contingenti, e questo vale sia in “positivo” che in “negativo”.
Partiamo dal negativo: ciò che la Troika ha fatto in Grecia è insensato (in realtà pure peggio). Si è dimostrato che per ogni euro in più di tasse richieste, si è distrutta ricchezza per 2 euro!
Ma anche in positivo: non è affatto vero che qualsiasi spesa (che, lo ricordo, moltiplica “in negativo” dia ritorni positivi in termini di PIL! E’ difficile trovare investimenti che “moltiplichino” molto (ciò non vuol dire che non ci si debba provare).

Roberto Tomaiuolo



(Disclaimer: Questa è solo la mia opinione, non necessariamente rappresenta quella del movimento. Il tono è, volutamente, ironico.)

Fonti:

Nonciclopedia: Gennaro d'Auria

Youtube - the best of Gennaro D'Auria: https://youtu.be/P4QCCyh_X58

Prof. Perry Mehrling on MMT and Wray, Journal of Post Keynesian Economics, Vol. 22, No. 3 (Spring, 2000), pp. 397-406: http://cas2.umkc.edu/economics/people/facultyPages/wray/courses/Econ601%202012/readings/Mehrling%20Fiat.pdf

 

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