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Mosca 4fc39PAOLO MOSCA ha appena inserito il nuovo e “definitivo” punto al suo Programma (“Ripartire dall’Articolo 3 dello Statuto MR”), il Punto 10: “European Control Immigration Project”
Il suo Programma…  

Punto 1: Diritti e Metapartito
PAOLO MOSCA: «Sono tra i fondatori del Movimento Roosevelt. Le due paroline che per me sono sempre state importanti sono “Diritti” e “Metapartito”. Credo nei Diritti, nella loro difesa e nel loro ampiamento. E credo altresì che le forme partitiche classiche siano, sotto molto aspetti, superate. Il metapartitismo permette di lavorare sui Diritti in una forma più allargata e Globale. Non occupandoci di leggine e senza bisogno di poltrone e di consenso siamo totalmente liberi di portare avanti battaglie ampie con accordi trasversali. La nostra posizione “fuori dai giochi” ci permette di stare sul pezzo e di diventare efficaci pontefici tra diverse formazioni partitiche, ognuna delle quali avrà i suoi piccoli interessi di bottega da portare a casa, ma che potrà avere piena fiducia nella nostra imparziale idealità.
In ogni epoca, sotto qualsiasi Governo, persino sotto forme più o meno spinte di tirannia, si possono sempre trovare occasioni in cui infilarsi per vincere piccole o grandi battaglie. In questo periodo storico liberticida, per esempio, c’è molto rispetto e molta apertura anche da parte degli ambienti più tirannici verso le “Istanze LGBT”. È il caso di approfittarne appieno. Così come è il caso di creare un nuovo corpo di leggi che regoli la prostituzione e il suo mercato. Anche su questo tema credo che un “Metapartito” potrebbe creare un’amplia convergenza in forze politiche totalmente diverse tra loro». 

Punto 2: Creare una Fondazione o una Charity
«Da qualche anno sono iscritto al FAI, il Fondo Ambiente Italiano.Il FAI è una Fondazione che privatamente ristruttura e rilancia luoghi di interesse naturalistico e ambientale mettendoli a disposizione del pubblico, sostituendosi cioè, a iniziative che dovrebbero essere dello Stato, ma facendolo egregiamente e con ottimi risultati.
La mia idea è di creare una Fondazione Movimento Roosevelt o una Charity. Sto studiando con alcuni soci quale può essere l’opzione migliore (Leni Remedios e Giulio Grilli in particolare), che possa contemplare un lavoro doppio, italiano, ma anche europeo, con particolare riferimento ai soci dell’attivissimo MR inglese (in un’epoca di divisioni e di “Brexit” noi lavoriamo insieme). L’iniziativa è volta a creare un movimento di capitali attorno e all’interno del Movimento Roosevelt, sia in un’ottica di raccolta di fondi pubblici, sia in una prospettiva di sponsorizzazioni. Come già spiegato in miei precedenti interventi video, sono pienamente convinto che i Diritti abbiano appeal anche dal punto di vista commerciale. Si potrebbero cioè coinvolgere degli sponsor che vogliano associare la loro immagine a quella dei Diritti.

Una Charity o una Fondazione creerebbero un flusso economico che ci permetterebbe: 

1) Di avere soldi per la Roosevelt Communications e quindi fondi per la pubblicazione di libri, film, fumetti, giornali, riviste, siti web targati MR. 

2) Di avere denaro per le iniziative sul territorio: seminari, convegni, manifestazioni. 

3) Di dare lavoro ai soci rooseveltiani più attivi e meritevoli, uscendo dalla logica del “dopo-lavorismo” e del volontariato. Mi piacerebbe cioè creare una struttura con delle figure fisse stipendiate, nei ruoli per esempio di ufficio stampa, gestione sito web e social, promozione, raccolta fondi, comunicazione etc.
In questa prospettiva mi piacerebbe che chiunque abbia competenze su questi temi si possa attivare per aiutarci a individuare quale potrebbe essere l'opzione migliore.
Mi piacerebbe altresì che si generasse un dibattito (so che a Londra Leni ha già accennato alla questione) per capire i soci cosa ne pensano». 

Punto 3: La Voce Rooseveltiana
«Il Blog e i Social del Movimento Roosevelt sono molto attivi. Tuttavia non manca una certa confusione data dalla diversità di vedute dei suoi componenti. Per me la diversità è quasi sempre una ricchezza, ma credo che, senza ricorrere a censure, sarebbe opportuno redarre settimanalmente un editoriale che potremmo chiamare “La Voce Rooseveltiana”. In questo editoriale potremmo esprimere la posizione ufficiale del Movimento Roosevelt in merito ai fatti della settimana.
Il Movimento Roosevelt esprime un livello di preparazione nettamente superiore ai tradizionali Partiti politici e questa è un’opportunità da sfruttare appieno: diamo la nostra visione sulle cose, spieghiamo i fatti quali sono, sfatiamo facili luoghi comuni. Potremmo ragionare partendo dall’esempio degli interventi settimanali di Gioele Magaldi su “Colors Radio”, ma ampliando il numero delle firme, proprio per dare fondo alla nostra ricchezza di personalità. A seconda degli argomenti da trattare ogni settimana possiamo scegliere il Rooseveltiano più adatto per la scrittura dell’editoriale (Nino Galloni se si parla di Economia, Sergio Magaldi se si parla di Costituzione, Monica Soldano se il tema è il giornalismo, Leni Remedios per la geopolitica, Patrizia Scanu se si parla di istruzione e così via...). Questi editoriali sarebbero un invito anche verso chi si affaccia sulle nostre pagine per la prima volta: non solo potrebbe leggere tante suggestioni eterogenee, ma anche una voce ufficiale che, come una bussola, ne aiuti l’orientamento». 


Punto 4: Gli Obiettivi
«Se dal punto di vista intellettivo il Movimento Roosevelt è stato molto attivo mettendo sul piatto prospettive e approfondimenti tematici, dal punto di vista pratico è stato un po’ più carente. Per ora abbiamo faticato a portare la lotta per i Diritti in iniziative concrete.
Io propongo di essere molto pragmatici: scegliere un obiettivo per volta e lavorare per raggiungerlo attivando tutte le strade percorribili, dalla raccolta firme (si veda l’esempio di change.org), alla proposta di legge, al coinvolgimento dei soggetti politici che possano dare il giusto supporto parlamentare alle nostre iniziative. Le proposte devono essere larghe e scelte con un minimo di scaltrezza, partendo da quelle che possano trovare più facilmente un favore plurale e trasversale. Se vogliamo fare un esempio direi che un lavoro serio per una nuova legge che regoli la prostituzione e che difenda e tuteli chi la pratica potrebbe essere il nostro primo passo e la nostra prima battaglia.
A tale proposito è già stata intavolata una discussione dallo stesso Gioele Magaldi nei più recenti incontri lombardi e da quella discussione si potrebbe partire.
Piccola nota: Da oggi il biotestamento è legge grazie al voto congiunto di M5S e PD. Questo è un buon esempio che dimostra come i Diritti possano unire forze diverse. Questo è ciò che per me dovrebbe impegnarsi a fare il Movimento Roosevelt: costruire ponti in nome dei Diritti». 

Punto 5: Organizzare a Milano un convegno sulla “NET NEUTRALITY”
«Gran parte della vita del Movimento Roosevelt si svolge on line tramite i Siti e i Social. Se non ci fosse internet avremmo molte più difficoltà a creare un tessuto sociale con cui condividere azioni e punti di vista. Oggi il tema della libertà della rete è sempre più sotto osservazione e il tema della “Net Neutrality” ha riportato al centro del dibattito i rischi che sta correndo il web.
A proposito di rischi è appena uscito RISK su Netflix, film della regista Premio Oscar Laura Poitras. Narra la storia di Julian Assange (allego sotto la recensione che ne ho scritto e ne metto qui un piccolo estratto): “In questi giorni si parla di ‘Net Neutrality’ dopo le decisioni prese dalla Federal Communications Commission statunitense: l’idea sarebbe di creare un internet a due velocità, chi paga di più è più veloce. I critici dicono che queste scelte minano la libertà del web. Ma siamo sicuri che il web al momento sia libero? Questo documentario vi potrà mostrare alcune cose: intanto il web è un grande strumento di sorveglianza sia da parte di aziende che da parte di gruppi politici e agenzie governative. La sorveglianza e la violazione della privacy sono i primi elementi liberticidi già presenti in rete fin dalla sua fondazione. In più il web è sempre e comunque alla mercé della politica e dei militari. Nel film si mostra come durante le primavere arabe i Governi bloccassero i social per sedare o ostacolare le rivolte. A questi argomenti si aggiunga il tema del ranking, la nuova censura on line: se un argomento non piace alle linee guida della comunicazione globale i motori di ricerca lo possono rendere difficilmente rintracciabile. Non solo: il denaro crea già profonde differenze nell’uso della rete, basti pensare alla creazione dei cosiddetti “influencer”: creature mediatiche che promuovono prodotti pagati dai brand e che grazie ai soldi dei brand comprano follower on line accrescendo i loro cachet in un circolo, per loro, virtuoso. L’influencer non è un giornalista, non ha una deontologia professionale e non ha regolamentazioni vigenti in ambito di pubblicità occulta, ma veicola contenuti sulla base di una potenza di fuoco mediatica data dal denaro. Gli influencer danno materiale al costante bisogno di contenuti che ha il web e la produzione pressoché infinita di contenuti non discriminati tra realtà e finzione genera con facilità il fenomeno delle fake news, ma anche per la loro fabbricazione serve denaro (chissà quanto avranno speso per fabbricare il Russiagate). Quindi il web a più velocità è già una realtà.
”Perché non organizzare con il Movimento Roosevelt un convegno sulla libertà della rete invitando anche referenti di Wikileaks, magari la stessa Laura Poitras e giornalisti come Glenn Greenwald? Potremmo darci da fare per la prossima estate. I Diritti hanno un valore che travalica i confini e la diffusione dei Diritti sarà strettamente legata all’evoluzione che avrà il web nei prossimi anni». 

Punto 6: Movimento Roosevelt e PDP
«La nascita del PDP ad opera di alcuni soci rooseveltiani credo sia una buona occasione per far prendere al Movimento Roosevelt una strada più netta e meno equivoca. L’esistenza di un Partito a se stante permetterà al Movimento di incidere e prosperare in chiave metapartitica: senza schierarsi per questa o quella formazione, senza entrare nell’arena elettorale, il Movimento Roosevelt potrà davvero rivelarsi come una forza trasversale che agisce su proposte e battaglie, cercando di costruire ponti e convergenze ad ampio raggio. In quest’ottica è fondamentale garantire identità indipendenti a Movimento e Partito. In un futuro le due entità devono anche avere la possibilità di ritrovarsi in disaccordo su questa o quella questione. Vanno quindi differenziati i gruppi dirigenti e gli staff di lavoro per rendere l’opera “metapartitica” del Movimento Roosevelt davvero credibile. Ovviamente, l’auspicio è di camminare insieme in una proficua collaborazione, ma a mio parere i due soggetti devono vivere ognuno una vita propria. Nel tempo vanno progressivamente differenziati anche i social di riferimento delle due entità: la confusione comunicativa che si genera sulle nostre pagine on line credo che sia una delle prime correzioni da apportare al nostro profilo mediatico». 

Punto 7: “Droga e tossicodipendenze, informare e legalizzare”
«Parlare di Diritti nel Mondo contemporaneo non si può fare prescindendo dal problema del traffico e del consumo di stupefacenti. Il mercato della droga è la più grande pantomima contemporanea, creata e amministrata per generare denaro utile alle operazioni sottotraccia dei “Deep State”. Lavorare per una legalizzazione progressiva e controllata del mercato significa lavorare per togliere i finanziamenti ai più grandi nemici della Democrazia. Allo stesso tempo il cittadino tossicodipendente è quanto di più antidemocratico esista: l’allucinazione crassa e presuntuosa (il tossico si ritiene spesso migliore degli altri, persino più creativo e lucido) genera elettori sciocchi, mancanti di preparazione, totalmente in balia della propaganda mediatica, colpevolmente incapaci di discernere. Sul tema della droga, su come informare seriamente i ragazzi, su come attuare una progressiva legalizzazione di produzione e traffico (creazione di posti di lavoro, movimentazione di risorse, controlli medici sui fruitori e controlli sanitari sui prodotti) dovremmo creare un gruppo di studio per poi presentare le nostre proposte prima in un convegno e poi alle forze politiche nazionali.
Per chi fosse interessato, allego qui una recensione che ho appena scritto su una serie Netflix, Dope, che parla proprio di questo mercato».
Il link “DOPE, lo squallore tossico”https://mosquicide.blogspot.com.mt/2018/01/dope-lo-squallore-tossico.html
Il link di approfondimento sul legame tra ‘Deep State’ e droghe (“FREEWAY: CRACK IN THE SYSTEM”)https://blog.movimentoroosevelt.com/home/1299-paolo-mosca-il-mio-programma-ripartire-dall-articolo-3-dello-statuto-mr-punto-7-droga-e-tossicodipendenze-informare-e-legalizzare.html 

Punto 8: “Rilanciare un circuito di cultura underground”
«Un tempo esistevano circuiti di cultura underground, poi l’undergound ha fatto successo ed è stato assorbito dal mainstream. Ora esistono ancora artisti, Movimenti e idee che viaggiano sottotraccia. Ma non c’è più un circuito che incanali e sostenga queste energie. Paradossalmente Internet non aiuta: pur dando voce a tutti ha il difetto di frammentare. Si creano micro nicchie che parlano tra loro e per loro. La rete in sostanza non fa rete. È uno dei meccanismi più pericolosi di Internet: la vastità dello scibile che ci viene offerta è totalmente inutile se non ci sono canali che ci portano a incontrare proposte e idee nuove o diverse. Ognuno non fa che leggere i propri pochi siti di riferimento, ognuno segue gli artisti che già conosce e ognuno soprattutto si preoccupa di farsi seguire dagli altri. Internet crea per ciascuno la propria narcisistica zona di comfort telematica: ci si specchia in se stessi e nella cerchia di cose che rassicurano. È anche per questo che proposte come quella dell’MR fanno fatica a fare breccia nelle teste di persone impaurite da tutto ciò che non è omologato dal proprio sistema di riferimento. Anche qui il Movimento Roosevelt ha una grossa occasione: promuovere cultura, lanciando un nuovo circuito underground. La cosa che mi piacerebbe fare è partire da un evento annuale, una 3 giorni targata MR che promuova la cultura underground e i nostri valori. Concerti, proiezione di film con dibattiti (se ne parlava già in Commissione cultura), presentazione di libri e fumetti. Diventerebbe un importante momento d’incontro e un’occasione per renderci utili facendoci conoscere e per rilanciare i tesseramenti.
Potremmo organizzare la 3 giorni in date simbolo, intorno al 21 marzo, per esempio, per ricordare la fondazione del Movimento Roosevelt, oppure intorno al 10 dicembre per l’anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». 

Punto 9: “COME LAVORARE”
«Come spiegato al Punto 2 del programma elettorale il mio obiettivo da Segretario sarà quello di creare una Fondazione o una Charity MR che permettano di attivare un flusso di denaro per rendere più forte la strutturazione del Movimento, riuscendo a coprire ruoli fondamentali con figure che possano lavorare nel Movimento a tempo pieno e con uno stipendio.
Allo stesso tempo vorrei organizzare da subito i lavori in due prospettive: creare degli OSSERVATORI e dei GRUPPI DI LAVORO PER L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA, uno per ogni Punto.
A seconda delle competenze di ciascuno e tenendo conto di chi vorrà proporsi per perseguire i diversi obiettivi del programma nominerò un responsabile per ogni Punto che ne guiderà l’attuazione sotto la mia supervisione. Ogni responsabile sarà coadiuvato da una squadra di lavoro e dovrà rispettare una tabella di marcia e delle scadenze.
Inoltre, vorrei creare degli Osservatori che ci permettano di aprire finestre su argomenti cari al Movimento. In parte sul Gruppo MR si è già spontaneamente formato un Osservatorio sull’informazione: riportiamo le notizie che i media tradizionali non danno, diamo conto delle censure, delle fake news e facciamo un servizio utile alla comunità, servizio che può generare un’attrattiva anche nei confronti di chi non è socio, ma che sa che da noi si tratta l’informazione con la dovuta serietà, distanti anni luce da qualsivoglia partigianeria.
Ma i temi a cui dedicarsi sono molti. A prescindere da come andranno le elezioni sto già lavorando alla creazione di un Osservatorio Facebook che monitori le serie televisive, grande mezzo di propaganda e grande cartina al tornasole per comprendere dove ci vogliono far voltare lo sguardo i grandi illusionisti che gestiscono il ponte di comando (Si vedano anche le recenti dichiarazioni di Gioele sul mondo dei mass media e nello specifico sulle tematiche di House of Cards).
Chiunque abbia voglia di aprire un Osservatorio e di gestirne i lavori si proponga liberamente. Mi piacerebbe per esempio creare un Osservatorio sulle violazioni della libertà di parola, un Osservatorio in cui segnalare palesi violazioni dei Diritti Umani (magari in stretto contatto con quelli di Amnesty International), mi piacerebbe che si creasse un Osservatorio dedicato alla musica pop e ai messaggi che veicola e un altro dedicato ai libri che vengono pubblicati nelle case editrici mainstream.
Le idee da intavolare sono tante, ma mi piace il pragmatismo. Quindi perseguiamone una per volta e chiunque si voglia mettere in gioco si faccia avanti.
Invito anche tutti i soci ad attivarsi per iniziative anche indipendenti dal Movimento Roosevelt, ma che possano portarne avanti i valori: creiamo sinergie e strade convergenti, è quello che Monica Soldano e io abbiamo già messo in atto con “Gli Ammazzacaffé”, trasmissione radiofonica dedicata al lavoro che va in onda su una radio che non ha nulla a che fare con il MR, ma in una prospettiva di totale convergenza e quindi di potenziale ampliamento della nostra rete di riferimento.
Piccola nota: c’è un giusto clima di attesa nei confronti delle elezioni che verranno. Credo però che si possa già lavorare a prescindere da chi sarà il Segretario, portando avanti piccole iniziative che siano in linea con i Principi del Movimento. Insomma, l’attesa della creazione di un Segretario credo non debba diventare una scusa per sonnecchiare». 

Punto 10: “European Control Immigration Project”
«Ecco il decimo ed ultimo punto del mio Programma elettorale elaborato nei dettagli da Gianfranco Carpeoro che vuole così supportare la mia candidatura. L'idea è mettere mano ai flussi migratori spostando, metaforicamente, la frontiera: stipulando accordi con Stati, ad esempio nord africani, che accettino di avere sul loro territorio dei Centri di raccolta per il Controllo dell’Immigrazione gestiti direttamente da una Istituzione europea. 

Premessa
Il fenomeno dell’immigrazione dei primi decenni del terzo millennio ha delle peculiarità che una propaganda piuttosto in mala fede, e dalla provenienza evidente, ha cercato piuttosto intensamente di mistificare. Sono fioriti dappertutto nei media pseudo storici e studiosi dei tempi antichi a vario titolo che ci hanno davvero impressionato con i loro paralleli tra la situazione attuale e i più vari avvenimenti storici, dalle invasioni barbariche alla diaspora di italiani negli Stati Uniti d’America nei primi decenni del secondo millennio. Il tutto a formare uno stereotipo dialettico di grande suggestione come quello di definire l’immigrazione come un ricorrente, quasi ciclico, avvenimento epocale che endemicamente e inesorabilmente si abbatte sulle popolazioni e sulle civiltà sconvolgendo assetti e equilibri politici e sociali esistenti.
Peraltro questo conformismo post illuminista, post borghese, post comunista, una sorta di evoluzione new age dei radical chic da salotto degli anni ‘70/’80, che, nel segno della loro transizione dal segugio italico al chihuahua, colora esoticamente le sue banalità con la suggestione del dio Shiva calato dalla lontana India e direttamente dai Veda a rinnovare il mondo mediante anche il fuoco sovversivo e rinnovatore dei flussi migratori. Niente di più delirante e antistorico ai nostri occhi.
Snaturare la genialità delle teorie del grande G.B. Vico al susseguirsi ripetitivo di schemi astratti e stereotipati che non tengano conto della specificità di ogni evento, significa continuare a interpretare la storia con lo stesso spirito con cui le nostre vecchie recitavano al vespro il rosario in latino, senza nulla comprendere di ciò che stavano dicendo, o, peggio, facendo. Ecco quindi il confronto culturale, sociale e, conseguentemente, politico, col fenomeno attuale declinato come immanente, inesorabile o, addirittura, come unica speranza di rinnovamento dell’intera umanità.Sono nate intere categorie sociali come quella dei “migranti per guerra” meritevoli di asilo rispetto ai “migranti economici” (nei salotti e nei media come il cieco diventa “non vedente” chi muore di fame e di malattia non può evidentemente essere definito tale, secondo il pensiero magico moderno che così esorcizza le sue possessioni egoisticamente insensibili e ipocritamente maligne) stabilendo curiose distinzioni tra modi di morire da cui deriverebbe la scelta tra chi merita di sopravvivere e chi no, secondo una gerarchia di casi e una declinazione di necessità per le quali, ove gli fosse possibile, il povero Jacques Monod si rivolterebbe angosciato nella tomba.
Quindi l’immigrazione come fenomeno endemicamente inesorabile, fisiologico e non patologico (una specie di reflusso gastroesofageo selle società umane) nei confronti del quale l’unica misura politica e sociale è una supina, ipocrita declinazione dell’accoglienza, non come apertura innata della struttura mentale collettiva, ma come accattonaggio di popoli e di stati.
Ma riproporre povertà e guerra in termini genericamente delineati di inesorabilità, significa riproporre lo schema della servitù dei popoli e della miseria come elemento di considerazione solo rispetto a un mondo mistico astratto e a una paventata gerarchia celeste, secondo i più deleteri schemi cristiano-pauperistici o islamico-fatalistici che speravamo di aver superato grazie anche alla illusione massonico-illuministica nelle magnifiche sorti progressive. 

Dall’emergenza e i Centri
Non v’è alcun dubbio che l’immigrazione come fenomeno europeo, come del resto avviene da secoli, ad esempio oltre Atlantico per i messicani rispetto agli USA, sia un fenomeno estremamente localizzato come problema di frontiera.La stessa nascita dell’Unione Europea ha creato una nuova frontiera sulla quale si è collocata la maggior parte dell’emergenza, indotta da guerre artificiosamente perpetuate o rinnovate secondo necessità e interessi di un certo potere reazionario e da una endemica povertà di popoli artificiosamente mantenuta e alimentata da quegli stessi poteri. A questo punto l’errore atavico dei nostri governi è stato quello di non porre in discussione il problema di frontiera, nel caso specifico dell’Italia di accettare di essere frontiera. La nuova logica può essere quella di spostare la frontiera stipulando accordi con stati, ad esempio nord africani, che accettino di avere sul loro territorio, debitamente supportati economicamente a livello europeo, dei Centri di raccolta per il Controllo dell’Immigrazione gestiti direttamente da una istituzione europea, costituenda (Il Project nella sua prima fase) col pieno coinvolgimento delle ONG che abbiano le seguenti funzioni: 

1) ricevere i migranti riaccompagnati dai barconi o provenienti dagli sbarchi abusivi ad opera delle navi delle ONG; 

2) identificare i migranti e rilasciare a tutti un documento provvisorio di identità non valevole all’accoglienza in uno Stato Europeo: 

3) valutare requisiti per l’accoglienza in uno stato europeo anche secondo quote prestabilite rilasciando un ulteriore documento valido per la residenza; 

4) per i migranti non collocabili in ambito europeo deve essere contestualmente elaborata una proposta alternativa secondo progetti industriali condivisi con gli stati che ospitano i centri o altri. 

L’Agenzia
Entro sei mesi dalla costituzione dei Centri essi devono essere trasformati n Agenzie Europee per il Controllo dell’Immigrazione gestiti nello stesso modo ma con lo sviluppo pieno oltre che della funzione emergenziale anche della funzione strutturale che è quella di creare i presupposti, tramite una nuova progettualità economica, artigianale e industriale su nuovi territori che, per creare nuove risorse in moto che tutto concorra a diminuire le premesse stesse dell’immigrazione per necessità vitale sostituendo ad essa l’immigrazione per scelta, minore per quantità e sicuramente più utile socialmente e meno problematica per gestione.Le agenzie, cogestite con le ONG, avranno, oltre che le stesse funzioni dei centri, anche la funzione stabile di stipulare, impegnando l’Unione Europea, accordi di cooperazione economica con stati, onde creare nuove risorse e richieste di lavoro con cui esaurire i migranti dei centri, ma anche le richieste di collocazione e lavoro degli stessi stati dell’Unione creando oltre frontiera premesse di integrazione culturale e progresso. L’obiettivo oltre frontiera deve essere il medesimo entro frontier; garantire a tutti casa e lavoro, e ciò è possibile solo sviluppando risorse in modo coordinato secondo strategie innovative e sinergie finora non praticate. 

Il Control Immigration Project
Entro un biennio dalla partenza del progetto ci sarà lo sviluppo pieno dell’iniziativa, sin dall’inizio gestita da una istituzione europea denominata Control Immigration Project. Appena creata l’istituzione assorbirà le seguenti risorse finanziarie: 

1) tutti i fondi destinati dall’Unione Europea alla gestione dell’immigrazione; 

2) tutti i fondi allo stesso scopo destinati dai singoli stati europei; 

3) quota parte dei fondi strutturali per lo viluppo economico. 

Con tali risorse verrà creato il Project che avrà una strettissima collaborazione, fino ad una collaborazione con le ONG che accetteranno di partecipar all’iniziativa in tutte le tre fasi». 

La Pagina Facebook di PAOLO MOSCAhttps://www.facebook.com/Paolo-Mosca-candidato-Segretario-Generale-Movimento-Roosevelt-2004914676433915/
Il suo primo video di presentazionehttps://www.youtube.com/watch?v=AZb8ybUmGOw&t=73s 

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