Scrive Pietro Esposito: «Due rooseveltiani possono anche farsi la guerra a livello ideologico ma essere uniti su un piano di spirito, consumare i metalli per meglio dominarli».
Gioele Magaldi: «Citando il termine “ideologia”, hai espresso un lemma-concetto non troppo adatto. Infatti, quello che il metapartitico Movimento Roosevelt vuole favorire è proprio la condivisione di una ideologia sostanziale comune tra i suoi soci, pur permettendo sfumature diverse nella declinazione di essa e nella valorizzazione dei molteplici principi e obiettivi che la caratterizzano...
In altre parole, chiunque sottoscriva lo Statuto MR - specie l'articolo 3 su principi e finalità - dichiara di volersi impegnare a difendere e promuovere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in modo non nominalistico e dunque a propugnare una ideologia radicalmente democratica e progressista, in antitesi a quell'altra grande ideologia - neoliberista e neoaristocratica - che da qualche decennio risulta egemone a livello globale, occidentale, europeo e italiano. Inoltre, il Movimento Roosevelt non è un'entità massonica o paramassonica, bensì semplicemente politica, e sarà bene non fare confusione alcuna tra i diversi piani. Per le ragioni sopra espresse, due rooseveltiani non possono farsi la guerra “a livello ideologico” in senso forte (quello appena sottolineato: cioè il fatto di condividere valori democratici e progressisti, pur con accenti diversi), ma possono invece senz'altro divergere nella rispettiva militanza partitica e rispetto ai programmi elettorali contingenti che questa militanza implica, salvo poi poter trovare, a elezioni avvenute, dei terreni di impegno comune in favore della democrazia sostanziale e della giustizia sociale.»