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Segue un articolo dal titolo “È ancora ‘Marco contro Emma’. Su +Europa nuovo capitolo dello scontro fra radicali”, pubblicato da “Repubblica”: http://www.repubblica.it/politica/2018/01/19/news/marco_contro_emma_nuovo_capitolo_dello_scontro_fra_radicali-186808239/

Silvio Buzzanca: «"Questo che vi leggeremo è un comunicato della Lista Marco Pannella. Elezioni truccate, non parteciperemo. Denunceremo le violenze del regime erede della partitocrazia", Sono passate da poco le 9, Massimo Bordin ha appena concluso Stampa e regime, la rassegna stampa di Radio radicale, e un redattore legge questo comunicato firmato appunto Lista Pannella: "Dopo venticinque anni non parteciperemo alle elezioni per il rinnovo del Parlamento".
Moto di sorpresa dell’ascoltatore che alza il volume. Domanda immediata: ma che succede? Un’altra lista radicale? C’è già quella di +Europa con Emma Bonino in trattativa con il Pd per un apparentamento.  Da qualche parte, insieme ad Energie per l’Italia di Stefano Parisi, forse nella quarta gamba del centrodestra, forse no, c’è Giovanni Negri con la sua Marianna. Ci sono quelli del Partito radicale transnazionale transpartito, Maurizio Turco e Rita Bernardini, che alle elezioni non possono partecipare perché lo vieta lo statuto. E questo è uno dei temi con cui si accapigliano da mesi con la Bonino e i suoi Radicali italiani. 
Ma allora questa Lista Pannella da dove salta fuori? C’è bisogno di una doppia dose di caffeina per capire che la sua improvvisa riapparizione sulla scena politica è un nuovo capitolo della “guerra dei Roses” in corso fra i pannelliani duri e puri e la Bonino. La Lista Pannella, infatti, è il cuore del sistema radicale, la cassaforte del partito. Tanto per capire Radio radicale è organo della Lista Pannella che possiede anche la sede del partito. Ed effettivamente sono più o meno 25 anni che si presenta alle elezioni. La prima volta nel 1992 e poi via via negli anni con altri nomi e simboli. Fino all’ultima Amnistia, Giustizia e Libertà, con un vero e proprio flop alle politiche del 2013.
Basta allora scorrere il comunicato per capire che Turco e compagni, che controllano la Lista Pannella, giocano ancora una volta la carta di Marco contro Emma. Nel comunicato si ricorda infatti che il Partito radicale transnazionale e transpartito non partecipa alle elezioni come previsto dallo statuto. Potrebbe farlo la Lista Pannella che «si riconosce nel Partito radicale transnazionale».  Ma, si scrive che «la non democraticità delle elezioni ha raggiunto in questa tornata elettorale vette mai raggiunte prima e qualsiasi tentativo di partecipare al gioco elettorale significherebbe legittimarle». Dunque. la Bonino è complice della partitocrazia, la legittima. "Alcuni radicali si sono adagiati e fanno parte di questo presepe mediatico in palese contraddizione con il loro passato», dice Turco. Il coordinatore del comitato di presidenza. Che spiega: "Saremo diversamente presenti e faremo campagna per il non voto".
Segue un lungo paragrafo dedicato a stampa e tv che oscura sistematicamente le attività dei “veri” radicali. Storia lunga che inizia negli Anni 70, quando proprio Pannella e Bonino si presentavano in tv imbavagliati. Ma adesso Turco e compagni lamentano che «gli eredi della partitocrazia», il bavaglio lo hanno tolto alla Bonino e stretto ancora di più a loro. Sensazione palpabile quando Bordin mostra in streaming il fascicoletto del capitolo “radicali” della sua rassegna stampa. Al contrario del solito è corposo, ma da due mesi parla solo della Bonino e della sua lista. Degli altri poco o niente, salvo qualche citazione di Rita Bernardini e della sua battaglia sulle carceri. Bernardini che ha pure rispedito al mittente una proposta di candidatura alle politiche con la lista della Bonino.
Il comunicato della Lista Pannnela ricorda che davanti alla Cedu sono in discussione dei ricorsi radicali relativi alla violazione del diritto dei cittadini ad essere informati. Risalgono al 2010 e procedono lentamente, ma procedono. E altri ne arriveranno sugli ultimi anni. Naturalmente si critica anche il fatto che si sia cambiata la legge elettorale a pochi mesi del voto. Palese violazione delle raccomandazioni della Convenzione di Venezia del Consiglio d’Europa che chiedono di fare passare un anno fra le modifiche alle leggi elettorali e il voto.
Ma anche qui c’è un attacco alla Bonino e alla sua “strana” alleanza con Bruno Tabacci che ha permesso a +Europa di non raccogliere le firme. Questa violazione, si legge, "comporta l'impossibilità per alcune forze politiche di partecipare alle elezioni mentre si dilata a dismisura, per via interpretativa, la possibilità di presentare liste senza l'onere della raccolta delle firme a qualsiasi micro-insediamento istituzionale, che perciò diviene l'unico "programma" di unione tra forze politiche profondamente diverse». Il testo si conclude con una chiamata alle armi "contro la sempre più sottile, quasi impalpabile quanto pervasiva, violenza del regime; e invita i cittadini che potranno essere raggiunti da questa comunicazione alla mobilitazione e alla resistenza nonviolenta".
Dunque lotta senza quartiere fra radicali. Una lotta che si scatena su tutto. Per esempio Marco Cappato, Associazione Coscioni, viene processato a Milano per l’assistenza fornita al suicidio in Svizzera di DJ Fabo. Ma negli stessi giorni Maria Antonietta Farina Coscioni mette in rete il video testamento di Marina Ripa di Meana dove si valorizza la sedazione profonda come via alla “buona morte”. Cose diverse che però hanno creato un dibattito in cui le due strade sono sembrate alternative.
Un altro tassello dello scontro è la questione della sede e dei rapporti economici fra i due gruppi. Turco e la tesoriera di Radicali italiani Silvya Manzi si sono incontrati due volte e non sono venuti a capo di niente. E alla fine è partito un’ingiunzione in cui Turco chiede a Radicali italiani di liberare le tre stanze che ancora occupano a Via di Torre Argentine e 30 mila euro per  "l'indebito arricchimento",  i telefoni e la luce. Dunque ci sono in ballo soldi. Perché Turco ha anche acquistato dal Comitato promotore dei referendum anche il dominio radicali.it e se i fratelli separati lo voglioni devono scucire 70 mila euro.
Un epilogo che, in fondo, stava tutta dentro un’immagine che campeggiava nel teatro di Rebibbia, il carcere romano dove si è svolto il 40esimo congresso del Partito radicale, quello della rottura:Pannella immortalato al centro con il gruppo dirigente degli Anni 70, illuminato come in una Ultima cena rinascimentale. Alla sua sinistra, al margine della foto, in penombra e quasi irriconoscibile una giovanissima Bonino. Una sorta di Giuda radicale che tramava già nell’ombra.»

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