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Segue un articolo di “Libreidee” http://www.libreidee.org/2018/01/magaldi-italia-da-rifare-ma-non-con-questi-politici-venduti/ dal titolo “Magaldi: Italia da rifare, ma non con questi politici venduti”, che riprende un intervista che Gioele Magaldi (Gran Maestro del Grande Oriente Democratico, Presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni. Società a responsabilità illimitata” - Chiarelettere: http://www.chiarelettere.it/libro/principio-attivo/massoni-9788861901599.php), ieri, lunedì 15 gennaio, ha rilasciato a David Gramiccioli, per “Colors Radio”: http://www.colorsradio.net/

“Libreidee”: «Magari fosse un pericolo per l’establishment, quel damerino di Di Maio», che invece ha tutta l’aria del bravo ragazzo innocuo. Renzi e Berlusconi concentrano su di lui i loro strali? Ovvio: fabbricando un nemico apparente, tentano di accreditarsi come politici autorevoli, in grado di cambiare il paese. Peccato che, «mentre i 5 Stelle al massimo hanno malgovernato Roma», il Pd e il centrodestra hanno a lungo “sgovernato” l’Italia: «Perché mai, in tutti questi anni, non hanno fatto nemmeno una delle strabilianti cose che adesso promettono, in campagna elettorale? Lo spettacolo che offrono è patetico». Ma c’è poco da ridere, avverte Gioele Magaldi a “Colors Radio”: la scontata non-vittoria di nessuno dei tre blocchi maggiori «è esattamente il risultato atteso e auspicato dalla supermassoneria reazionaria, interessata ad avere in Italia l’ennesimo governo debole e precario, sorretto da una maggioranza parlamentare friabile e quindi ancora più manipolabile e sottomesso ai grandi interessi economici sovranazionali, quelli che tengono in scacco l’intera Europa». Il peggiore degli scenari? Una replica del pessimo governo Letta, «creatura di quel “magnifico” oligarca che è stato Giorgio Napolitano». La risposta? «Popolare: di fronte all’inciucio di primavera, gli italiani faranno bene a chiedere nuove elezioni subito, per smascherare questa classe politica giunta al capolinea».
Inutile sperare in una scossa da gruppi come la “Lista del Popolo” promossa da Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa: «Un tentativo affrettato e velleitario», secondo il presidente del Movimento Roosevelt, tenendo conto che «l’Ingroia politico lo si ricorda più che altro per la caricatura di Crozza», preludio del clamoroso flop di “Rivoluzione Civile”, mentre Chiesa, «valente giornalista, sconta una provenienza targata estrema sinistra, cioè non adatta a intercettare l’enorme massa degli italiani delusi che si rifugiano nell’astensionismo». E che dire di “Liberi e Uguali”, che divorziano dal Pd a Roma per poi allearsi un minuto dopo col Pd alla Regione Lazio? Dice tutto il loro frontman, Pietro Grasso: «Un autentico “miracolato”, privo di qualsiasi carisma, selezionato da “quattro amici al bar” per fingere di salvare l’Italia, limitandosi in realtà a riciclare vecchie chiacchiere, per restare in campo e puntare a qualche poltrona». Su un punto insiste, Magaldi: «Il voto del 4 marzo finirà per aprire finalmente gli occhi degli italiani: capiranno che un ciclo è finito per sempre, quello dei partiti che dal 1992 hanno consegnato il paese al declino, obbedendo ai diktat del super-potere neoliberista e privatizzatore, neo-aristocratico e antidemocratico».
L’attuale Unione Europea, aggiunge Magaldi, è il vero incubo di ogni sincero europeista: «Siamo dominati da un mostro tecnocratico, quello di Bruxelles, in cui si specchia l’attuale mondializzazione, che ha globalizzato qualsiasi cosa tranne i diritti e la democrazia». Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere), che svela la natura supermassonica delle 36 Ur-Lodges internazionali al centro del vero potere, Magaldi non ha dubbi: «Il prossimo inciucio che ci aspetta, guidato dal personaggio necessariamente incolore che Mattarella dovrà scegliere per tenere insieme i non-vincitori del 4 marzo, è esattamente il risultato che i dominus europei si aspettano: l’esito perfetto per protrarre, ancora, l’agonia di un paese che sta sprofondando in una crisi sociale ed economica senza precedenti». A questo inevitabile destino sarebbero votati il simil-redivivo Cavaliere con le sue roboanti promesse, Salvini e la Meloni rassegnati ad ammainare le bandiere anti-Ue, il Pd renziano ormai all’ultima spiaggia. E gli stessi 5 Stelle, con Di Maio, non lasciano presagire niente di buono, men che meno di rivoluzionario, per un paese che avrebbe bisogno come l’aria di un terremoto politico, un cambio di paradigma assoluto: dire no al rigore per poter abbattere le tasse e creare lavoro, ripristinando la sovranità finanziaria nazionale.
«Dopo le elezioni del marzo 2018 niente sarà più come prima», ribadisce Magaldi, perché gli italiani «finalmente capiranno con chi hanno avuto a che fare, in questi 25 anni: politici che, fingendo di fare gli interessi dell’Italia, si sono limitati ad eseguire ordini provenienti da oligarchie sovranazionali». Il presidente del Movimento Roosevelt sogna un risveglio nazionale necessariamente popolare, di cui il costruendo Pdp, Partito Democratico Progressista, «potrebbe essere una componente, di concerto con una pluralità di soggetti». Magaldi ha una certezza: «Il Parlamento eletto il 4 marzo non andrà lontano, perché le larghe intese moltiplicheranno gli scontenti e i satelliti rimasti senza poltrona. Il che sarà un bene: prima si tornerà alle urne e meglio sarà». L’orizzonte: un “patto per l’Italia”, che metta insieme cittadini, gruppi e intelligenze attorno a un obiettivo cardinale, «rovesciare il tavolo europeo dell’austerity, smascherando i politici che obbediscono a mandanti sovranazionali». Finora il teatrino politico ha retto, ma perdendo pezzi: alle ultime elezioni regionali non ha votato nemmeno un elettore su due. «Caduto l’ultimo velo, dopo queste inutili elezioni, toccherà finalmente agli italiani scendere in campo direttamente, per salvare davvero la situazione e ripristinare le regole del gioco, Costituzione alla mano, imponendo il ritorno alla democrazia sostanziale e alla sovranità reale dei cittadini.»

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