Perché Scegliere il Movimento Roosevelt?
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- Postato da Filippo Albertin
Perché ho scelto il Movimento Roosevelt? La risposta lucida e argomentata a questa domanda mi sembra il modo migliore per raccontare da un lato la mia indignazione reale per l'attuale scenario politico, e dall'altro le profonde motivazioni che mi hanno spinto a mettermi in gioco in una realtà che, in tutta sincerità e senza alcuna sviolinata autoreferenziale, si presenta a me con un "tono" completamente diverso.
La storia è in realtà molto semplice...
Dall'esplosiva vittoria del M5S nelle nazionali del 2013, e in seguito ai successivi ribaltoni e mutamenti sempre in peggio dell'intero scenario politico e istituzionale, mi sono trovato di fronte a un crescente e serio disappunto elettorale. Cioè, oggi come oggi non so chi votare e vedo per l'Italia un futuro ancora legato a governi più o meno tecnici, all'insegna dell'inerzia e dello status quo.
L'ascesa dei Pentastellati è certamente un fatto innegabile, e non voglio minimamente criticare la buona fede dei molti che stanno credendo in questa forza politica; ma non mi sembra che abbiano le idee chiare, né che porgano agli occhi dei cittadini una lungimiranza e attitudine politica degne di questo nome. Di contro, il centrodestra (al quale comunque non sono mai appartenuto) e con esso il centrosinistra (che ho definitivamente abbandonato da qualche anno visto lo scempio perpetrato a danno del lavoro, della scuola, della microimpresa e del welfare) stanno vivendo una sostanziale e inesorabile decadenza e frammentazione, che faticosamente cercano arginare a colpi di mazzette sottobanco, accordi taciti, liste civetta o partiti satellite che all'indomani delle elezioni saranno pronti a ricompattarsi (a Padova, città che amo ma che da parecchio tempo non riconosco più, è accaduto esattamente questo). Quanto al populismo dilagante dei vari Salvini e Meloni, è chiarissima la manovra sottostante: sanno meglio di chiunque altro che i loro partiti, comunque minoritari, sono in ascesa per l'evidente insofferenza dei cittadini verso le ondate di migranti, e utilizzano questa manciata di punti percentuali per ricattare il centrodestra ormai in declino e ottenere qualche poltroncina parlamentare.
Sulla scia di questa indignazione personale, che comunque si unisce a quella legata alle fattispecie che giornalmente vedevo durante le mie militanze in associazioni e progetti in collaborazione con enti regionali, provinciali e comunali, ho pronunciato la fatidica frase: devo fare qualcosa di concreto.
Basta seguire la corrente, basta "soliti noti", basta nepotismi e raccomandazioni di basso cabotaggio politico, basta lottizzazioni, basta con un paese che sta perdendo ogni forma di sovranità, basta con un'Europa dei trattati tecnocratici e non delle genti e del pluralismo democratico, basta con tutte le bassezze viste da vent'anni a questa parte...
Ora, perché proprio il Movimento Roosevelt? Semplicemente perché, ascoltando Gioele Magaldi (intellettuale che seguo da tempo, peraltro per tutt'altre ragioni legate a mie appartenenze personali), una volta venuto a conoscenza del progetto, mi sono reso conto che questo movimento vuole mettere in atto, paradossalmente, un disegno politico completamente all'opposto di quanto continua ad accadere, completamente avulso dalle pastoie che oggi continuano ad essere proposte: tornare alla buona politica.
Ho detto "tornare", e non semplicemente "fare" buona politica. Perché tutti, sulla carta e con parole vuote, affermano di voler fare buona politica. Ma nessuno indica le ricette oggettive, le vie, le esperienze storiche buone e quelle da non ripetere, i numeri, le ispirazioni e le ascendenze filosofiche di determinati ragionamenti di base.
Da noi la memoria è infatti sempre corta...
Subito dopo Tangentopoli, l'Italia ha vissuto un'ondata persistente di anti-politica che oggi non solo non ha spazzato certe antiche tendenze alla corruzione, ma ci ha restituito un paese ancora più corrotto di prima, diviso, privato di sovranità, atomizzato socialmente, con un grado di conflittualità alle stelle, per non parlare del nepotismo e dei baronati che dominano ancora i settori della sanità, dell'università e del pubblico impiego. L'Italia in altre parole si è persa il bambino con i panni sporchi. Non ha rinunciato, come avrebbe dovuto, ai soli politici corrotti: ha rinunciato a tutto il contenuto e a tutto il contenitore, alla politica in quanto tale, affidandosi ai vari testimonial puramente mediatici, ai magistrati ambiziosi, ai comici, e via discorrendo...
Ebbene, il Movimento Roosevelt ha il coraggio di dire pane al pane, di proporre ricette oggettive, di richiamare azioni che nella storia si sono rivelate efficaci e realmente progressiste, con nomi quali John Maynard Keynes, Franklin Delano Roosevelt, Olof Palme. C'è poco da fare: o torniamo a parlare di politica con le parole della politica e gli strumenti veri e seri della politica, oppure in Italia non avremo più una politica come "scienza della polis", ma solo i tweet dell'ennesimo segretario di questo o quel partito calato dall'alto attraverso una congiura di palazzo.
Mi è sembrata una motivazione più che condivisibile per mettermi in gioco.