A commento delle parole di Paolo Mosca sulla necessità di rimettere a fuoco alcune caratteristiche importanti del movimento e della sua azione politica e metapartitica, mi permetto alcune considerazioni a latere. Non a titolo di critica, ma al contrario per potenziare e rendere più efficaci quelle istanze che a mio avisso, nella loro pregevolezza, meriterebbero un'attenzione più analitica e orientata all'organizzazione fattuale e concreta.
Declinazione metapartitica dei tema "diritti"
Al punto uno, Mosca evidenzia due parole chiave: "diritti" e "metapartito". Se i primi sono citati da tutti i partiti oggi impegnati nell'ennesima e vuota campagna elettorale, è evidente che la seconda morfologia sembra appartenere solo al Movimento Roosevelt. Quindi le due parole sono evidentemente, nel giusto richiamo di Mosca, un invito forte a capire in che senso e in che modo un metapartito e solo un metapartito - il nostro - può essere la chiave di volta per la realizzazione di quei diritti che oggi risultano solo sulla carta costituzionale o su altri documenti. Su questo piano mi permetto di esprimere quelli che secondo me sono i punti di forza e di debolezza dell'idea.
Sul lato della debolezza, credo che l'idea di una disponibilità di altri partiti a condurre battaglie comuni, o addirittura a farsi fecondare democraticamente su specifiche tematiche libertarie, sia praticamente nulla, specialmente dopo le scissioni che oggi vediamo all'ordine del giorno. In questo senso ritengo che risulti molto più efficace una declinazione spostata verso la società civile in via diretta: singoli elettori, associazioni più o meno grandi, comitati, imprenditori, nonché cariche istituzionali e altri soggetti aventi direttamente a che fare con territorio e i suoi problemi.
Quanto invece alla forza, penso di poter dire che l'idea di un metapartito è funzionale alla constatazione che la politica attuale - in quanto sostanziale non-politica che in sostanza ha rinunciato (per ragioni storiche legate all'ultimo ventennio, qui non riassumibili) alla classica ed efficace funzione delle "arti della polis" - sia di per sé insufficiente per risolvere i problemi del paese e dei cittadini. In altre parole, serve che un metapartito diventi un motore propulsivo dotato di funzioni ulteriori ed efficaci.
Opportunità in forma di fondazione
Nel punto due, Paolo Mosca illustra un concetto chiave, che purtroppo nella mia personale esperienza ho visto utilizzato a fini di lottizzazione politica, ma che potrebbe certamente ed efficacemente essere dirottato verso scopi effettivamente libertari. Si sta parlando dell'opportunità di costituire una fondazione, con un largo respiro non solo nazionale ma europeo e internazionale. Le fondazioni bancarie, per esempio, oggi sono di fatto quelle che hanno preso il potere e di fatto mettono sotto scacco le amministrazioni, avendo ricevuto ormai completa delega dall'istituzione a gestire fondi interni e comunitari per scopi "sulla carta" umanitari e morali. Il problema è rappresentato dai consigli di amministrazione: ho lavorato per anni alla presidenza di una onlus che si occupava di diritti ed educazione, e mi si creda se dico che tali fondazioni sono controllate da personaggi quasi sempre "col doppio lavoro", che con una mano creano bandi e con l'altra li vincono attraverso l'azione di noti circuiti associativi di cui non serve fare il nome.
Ebbene: se fosse un metapartito - ossia un ente rivolto alla cittadinanza, con trasparenti velleità di governo del paese - a gestire un ente "fondativo", credo che effettivamente si potrebbe creare, come suggerito da Mosca, uno strumento innovativo ed efficace per fare la differenza, iniziando ad agire in via sempre più diretta nella progettualità civile.
La prospettiva rooseveltiana
Al punto tre, Mosca illustra quella che effettivamente è una caratteristica "a doppio taglio" del Movimento Roosevelt. Facendo evidente riferimento al blog, ma soprattutto ai social network, è evidente che un movimento metapartitico, in quanto ente rivolto a tutti indistintamente, rischia di essere un contenitore tuttologico che perde di vista le solide basi sulle quali si fonda e si apre a una serie anche troppo vasta e contraddittoria di apporti (ivi compresi, mi si permetta, i commenti di persone che possono essere anche perditempo con la sola voglia di criticare, o peggio di dare il loro apporto distratto e senza alcuna motivazione profonda). Questa democraticità, in effetti, andrebbe però calmierata all'interno di organi più settoriali e specifici, tali da portare la "voce rooseveltiana" nel concreto, attraverso la mediazione di gente preparata. L'esempio di Gioele Magaldi e dei suoi interventi su Colors Radio è illuminante: per quel che mi riguarda, credo che l'equità e la lungimiranza del nostro presidente - che mai però scade nella tuttologia e nel buonismo generalizzato di tanto altro giornalismo di regime - debba essere un esempio da replicare in ogni settore che intendiamo trattare.
Quali obiettivi?
A punto quattro, Mosca suggerisce alcuni obiettivi che potrebbero essere delle prime battaglie, illustrando esempi e buone prassi. Le proposte si fondono, al punto cinque e al punto sette, con l'idea di un approfondimento in forma di convegno sulla net neutrality e su altre tematiche affini, nonché su approfondimenti e proposte su argomenti quali tossicodipendenza, legalizzazioni, informazione, e via discorrendo.
Da questo punto di vista, pur ritenendo questi apporti e suggerimenti sacrosanti ed encomiabili, vista l'estrema attualità delle tematiche alle quali alludono, penso che i principali obiettivi del movimento - che giustamente, consiglia Mosca, devono essere presi uno alla volta e con una certa gradualità - debbano riguardare più che altro la solidità e il funzionamento dell'organizzazione interna e territoriale.
Sulla scia di quest'ultima considerazione, mi ricollego al punto sei, dove si cita direttamente il Partito Democratico Progressista e il suo potenziale ruolo di costola partitica del movimento. Io trovo che questa focalizzazione sia fondamentale, specie in relazione a quella che oggi appare come una materia abbastanza confusa. Non per niente, lo stesso Mosca promuove, attraverso il PDP, "una strada più netta e meno equivoca", che dia concretezza politica al movimento anche sul versante parlamentare.
Le mie proposte al movimento
Riassumento, io trovo che la "traccia" di Paolo Mosca sia estremamente interessante e percorribile. Mi permetto solo di aggiungere due proposte "a corollario" che ritengo coerenti con quanto affermato:
1) Le sezioni - Oggi il Movimento Roosevelt prevede la formazione di sezioni territoriali. Gli strumenti per accelerare la loro nascita, però, sono a mio avviso troppo elementari e lasciati al caso. Non sono tanto i materiali a mancare (anche se so essere in arrivo), quanto le strutture logistiche "a monte" per catalizzare l'accorpamento di iscritti che già hanno una tessera ma che non sanno a chi rivolgersi per incontrare altri loro "simili" rooseveltiani. Facebook non è adatto a questo, perché raccoglie utenti troppo generici che rischiano di inquinare la trasparenza e visibilità dei contenuti prettamente ad uso interno delle potenziali sezioni e gruppi territoriali. Credo che su questo argomento ci sia molto da lavorare.
2) Una newsletter - Cosa sta avvenendo nel Movimento Roosevelt? Quali sono le iniziative in cantiere, quali gli interventi, quali le iniziative, i nomi, le proposte? Di fatto, tutto questo è affidato a un insieme di fonti troppo atomizzate: blog, pagine Facebook, sito, YouTube (con tutti coloro che dai rispettivi canali postano contenuti), etc... Una newsletter (o una rubrica stabile nel sito) risolverebbe questa mancanza di "informazione capillare" che oggi sarebbe secondo me molto importante.
Due Parole sul Programma e sul Suo Rilancio
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- Postato da Filippo Albertin