Segue un articolo dal titolo “I sette vizi capitali di Natale”, pubblicato dal sito “Marcello Veneziani”: http://www.marcelloveneziani.com/articoli/sette-vizi-capitali-natale/
Marcello Veneziani: «Ci dev’essere un motivo se il simbolo più comune per significare il Natale profano sono le palle. Questo buco vacanziero di due settimane in piena attività invernale oscilla tra la noia e il fastidio, l’agitazione e lo spreco del tempo in una serie di esercizi inutili, grotteschi e dispendiosi.
A Natale spendiamo di più per vivere peggio, per mangiare come bestie, per regredire nei giochini stupidi, per scambiarsi pacchi superflui, per incolonnarci nel traffico e gremire i marciapiedi, per trascorrere ore infinite con persone che mai vorremmo incontrare nella vita quotidiana o per soffrire il gelo in montagna, il disagio in aeroporto, la ressa al ristorante, la fila in autostrada, o per svenarci con l’agenzia di viaggio che ci promette paradisi a orologeria.
Sogno d’essere ibernato da oggi al 6 gennaio, di entrare in un dolce coma natalizio e svegliarmi direttamente a incubo festivo finito. Stavolta non vi dirò, come altre volte, del Natale dell’infanzia e della tradizione, ma di quella festona lunga e larga che ne ha preso il posto. E che somiglia dappertutto.
Ecco i sette vizi capitali del Natale.
1) Vizio primo, regalare
Vizio primo, regalare. Il regalo natalizio è una forma organizzata di sado-masochismo. Regalando fai del male al prossimo perché costringi l’altro a ricambiare e a sentirsi grato e debitore; e perché ingombri la sua casa, il suo guardaroba, la sua mente, con un oggetto indesiderato, se non detestato (salvo i libri, benemeriti).
Le cose ci sommergono; il regalo migliore sarebbe eliminare il superfluo. Regalando fai del male anche a te, perché perdi tempo e denaro, sprechi risorse e le fai sprecare. Capisco il regalo come vendetta, quando vuoi far del male a qualcuno. Ma l’industria del superfluo rende il regalo l’ornamento della stupidità propria e il coronamento di quella altrui. Natale è l’orgia del Dono Molesto.
2) Vizio secondo, travestirsi
Vizio secondo, travestirsi. A Natale peggiora l’arredamento domestico, gravato di una serie infinita di porcherie lampeggianti, di fronzoli stucchevoli, di fregi e campane di fastosa cafoneria. Ma a volte peggiora anche il vestiario perché trasforma le persone in alberi natalizi ambulanti, babbi natali in borghese.
Ci attrezziamo di tovaglie rosse, cappucci rossi, mutande rosse che secondo i superstiziosi portano bene, se indossate tra Natale e Capodanno. Vedi certe bestione con glutei sterminati che comprano slippine rosse che rendono in technicolor la loro cellulite, sottolineando le deformità. Il kitsch si abbatte sulle abitazioni: le case natalizie sembrano abitate da cartoni animati, non da persone; da volgari emiri e da sontuosi buzzurri.
Natale è il trionfo del pacchiano. Le luci a intermittenza ipnotizzano e atrofizzano i cervelli, donando agli abitanti un’aura natalizia di amletica demenza.
3) Vizio terzo, abbuffarsi
Vizio terzo, abbuffarsi. Ma perché si deve festeggiare Gesù Bambino con la sovralimentazione e l’obesità? Qual è il nesso simbolico e religioso tra la preghiera e la panza, tra la Madonna e il capitone, tra San Giuseppe e l’abbacchio, tra la Natività e il torrone, tra i re Magi e il panettone? Perché regredire al rango di bestie fameliche in un giorno mite e pacioso, mistico e spirituale?
A Natale piovono vagoni di fichi secchi, datteri farciti, cioccolate travestite in tutti i modi, perfino pandori e panettoni manipolati geneticamente e diventati dei garage di ogni stomachevole crema, cioccolato, tiramisù…Non l’abete ma il diabete è l’albero di Natale; il presepe di colesterolo, l’avvento magico dei trigliceridi, stella cometa che segnala l’infarto…
4) Vizio quarto, la strenna
Vizio quarto, la strenna. C’è un vero e proprio racket famigliare per estorcere le strenne. Un tempo l’estorsione avveniva con una parvenza di ricompensa; ad esempio per la letterina di Natale, messa sotto il piatto e sigillata con una ceralacca involontaria di ragù.
Si promettevano bontà inattendibili e si augurava ogni bene per ricevere denaro; oppure si recitavano poesie di Natale salendo sulla sedia e i nonni, i genitori, gli zii per complimentarsi o semplicemente per far cessare il tormento, pagavano la creatura.
Ora la strenna viene quasi accreditata automaticamente sul conto del piccino che non deve fare alcuno sforzo per attingere al finanziamento; gli tocca. La strenna è una tassa da pagare in tre scomode rate: Natale, Capodanno e la Befana. E’ inutile dire che la Befana e Babbo Natale non sono più le allegorie del Dono ma solo nomi d’arte che assumono queste losche operazioni finanziarie. La strenna è il frutto malefico di un bonifico. Contanti auguri.
5) Vizio quinto, l’apparentamento
Vizio quinto, l’apparentamento. Un tempo i cugini e gli zii erano realtà viventi, affetti quotidiani. Oggi sono fantasmi domestici evocati in presenza dei nonni ma rimossi nella vita; riappaiono solo per le feste comandate, come una specie di coscrizione obbligatoria. Natale è un obbligo di leva famigliare.
La famiglia per un giorno si allarga e vive con esaltante disagio la coabitazione di individui, branchi, abitudini, linguaggi differenti. Arriva il cugino da lontano, arriva la zia che non vedi da vent’anni, arriva il nipote che coglie a pretesto il Natale per appoggiarsi dai parenti e incontrare in città la gnocca conosciuta in vacanza.
E allora a Natale si celebra il festival degli equivoci, ognuno si festeggia addosso e finge di farlo con gli altri; si parla del più e soprattutto del meno, si ascolta assordante musica da Natale e si accenna pure a un pietoso giro di tombola o a un penoso mercante in fiera, per accontentare vecchi e bambini, visibilmente seccati e distratti. A Natale si diventa più buoni, per essere autorizzati dal giorno dopo a farsi più cattivi.
6) Vizio sesto, il cinema
Vizio sesto, il cinema. Chi va al cinema solo a Natale danneggia il cinema più di chi non ci va mai. Perché lo degrada a luna park e a parcheggio natalizio, lo riduce a evento eccezionale, premia i film peggiori, va in sala al puro scopo di digerire, di “appapazzarsi” o sospendere le penose conversazioni finto-affettive, si ingozza di risate grasse e fesse, si imboldisce e si indesica (voci derivate da Boldi e De Sica) o si eccita con le solite bonazze natalizie che puttaneggiano nei film sotto l’albero.
Il cinema diventa solo la dilatazione della tv spazzatura, la continuazione del circo con altri mezzi; a questo punto meglio la rozzezza naive del circo con la sfilata di pagliacci ed elefanti, acrobati e scimmie, domatori e leoni dopati.
7) Vizio settimo, la Vacanza
Vizio settimo, la Vacanza. Ah, i viaggi esotici o sui surrogati; il miglior modo per fuggire Natale e viverlo come un Ferragosto. L’idea di fuggire da casa è stravolta dalla agenzie di viaggio che ti portano in luoghi frequentati praticamente solo da italiani, o peggio da gruppi di concittadini.
Come dice il poeta Kavafis, fuggi pure dal tuo paese natale, non ci riuscirai, il tuo paese ti verrà appresso...»