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Lungi dal voler proporre l'ennesima e sterile lamentela, appare tuttavia chiaro quanto il panorama politico dell'Italia sia attualmente più che deludente.

Un centrosinistra ormai radicato nella gestione locale e "localistica" del potere, su scala nazionale sta evidentemente scontando gli errori delle sue recenti scelte gestionali ed economiche, basti pensare allo scempio della scuola pubblica ottenuto con le false riforme della cosiddetta Buona Scuola e i buchi nell'acqua dell'alternanza scuola-lavoro. Tra scissionismi e nuovi partiti satellite, che all'occorrenza andranno comunque a favorire la Balena Rossa, nuovo artefice di una politica ultra-liberista asservita all'Europa delle società di rating, lo scenario del cosiddetto progressismo si riduce a una sequenza di parole vuote, pronunciate da aspiranti politici orgogliosi di non venire dal mondo della politica.

Dal centrodestra, peraltro, nulla di nuovo, a parte l'ovvio e progressivo deteriorarsi della situazione di Forza Italia. (Non è che in Sicilia abbia vinto Berlusconi. In Sicilia ha perso il PD...) D'altra parte questo partito nasceva vincente nel post-Tangentopoli solo per effetto della sua ur-leadership mediatica; un partito in realtà fasullo, perché incarnato in un solo dominus già celebre, che avrebbe di fatto trascinato l'intera compagine politica tanto nelle sue grazie quanto nelle sue disgrazie. (Un partito che, peraltro, in tal senso ha fatto scuola. Si pensi alle "altre" tentate ur-leadership sorte sulla scorta di questa esperienza. Qualcuno ricorda l'Italia dei Valori di Antonio di Pietro? La congiura di palazzo che ha affossato l'eroe di Mani Pulite non ha forse affossato l'intero suo progetto politico?) Si vedano a tale proposito le defezioni illustri dei vari Alfano e affini, che ben si sono guardati dall'accettare una successione forzista... Insomma, quando la nave fa acqua...

Quanto al Movimento Cinque Stelle, certamente, in questa fase storica, appare come favorito. Ma anche in questo caso siamo di fronte a una forza politica che non ha una precisa ideologia, non ha un preciso programma, né appare disposta a implementare le normali dinamiche politiche che prevedono alleanze e ragionevoli compromessi. Quanto alla sua genesi, poi, c'è poco da fare: Beppe Grillo era un encomiabile testimonial televisivo, aveva condotto battaglie del tutto condivisibili... Ma questo basta per fare politica? (Detta con una battuta: Non fu certamente Grillo a superare la crisi italo-statunitense di Sigonella a metà anni Ottanta.) Qualora questi giovani rampanti della democrazia "via web" riescano ad arrivare al governo del paese, sapranno reggerlo? Che esempi hanno dato nelle amministrazioni locali?

Chi rimane, a parte qualche nostalgico comunista (che in realtà ha abbandonato completamente, anche nei programmi, qualsiasi velleità rivoluzionaria, e insegue una ben più ragionevole idea redistributiva), o qualche altrettanto nostalgico radicale, a difendere una lungimirante politica di reale sovranità e tutela civile? Se escludiamo queste sparute forze che non arrivano, insieme, a un 5% dei pochi votanti che ancora restano, il resto è un fiume di populismi e "sfascismi" che hanno un solo obiettivo: sfruttare l'odio per il migrante per fare cassa in termini di voti e posticini in parlamento.

Detto questo, che fare? Che fare, soprattutto, per arginare il vero partito che oggi domina il Bel Paese, ossia quello dell'astensionismo, che ha toccato addirittura picchi del 55-60%?

La via è univoca: il coraggio della chiarezza. La chiarezza di affermare che determinate strade erano giustissime, e sono state interrotte solo per effetto di un dictat esterno, violento (si pensi alla politica di Olof Palme e a quella via keynesiana del libero mercato), eterodiretto e antidemocratico. La chiarezza di incontrare le persone - in conferenze, workshop, presentazioni, party politici - non col fine di ricevere un voto o i soldi per un tesseramento, ma per comunicare nel dettaglio metodi e strumenti da attivare da subito per cambiare le cose una alla volta. La chiarezza nell'affermare, per esempio, quanto il modello svedese possa essere l'unica ricetta per ottenere un vero new deal anche in Italia, basato sull'obiettivo di una piena occupazione, di una tassazione che colpisca i grandi capitali immobilizzati e non i redditi da lavoro, di una burocrazia fortemente alleggerita nell'ambito delle nuove imprese, di una partecipazione pubblica entro determinati settori chiave sia industriali che in termini di servizi di base, di una ristrutturazione complessiva della piramide dello Stato a favore di strutture piatte, che mettano in relazione direttamente il professionista o il cittadino con l'istituzione pubblica (attraverso ampliamento del compartimento "staff" e non "line" dell'organigramma) senza passare attraverso strutture esterne, agenzie e uffici parassitari, soggetti nebulosamente inseriti in una zona grigia tra il pubblico e il privato, fondazioni bancarie gestite da circuiti politicizzati e via discorrendo, lungo il binario interminabile della corruzione.

Di questo bisogna parlare con i cittadini. Non di auspici sparati tanto per strappare un voto, ma di concreti meccanismi di governance messi in atto da tecnici preparati, attraverso un mandato squisitamente politico, ideologico, chiaro, fatto da politici e non da vallette e calciatori.

Per tornare a coinvolgere la società civile nella buona politica, auspico che il Movimento Roosevelt sia coeso e coerente, e si costituisca come punto di riferimento al quale rivolgersi sempre con fiducia, passione e motivazione.

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