Sono tra i fondatori del movimento Roosevelt. Le due paroline che per me sono sempre state importanti sono “diritti” e “metapartito”. Credo nei diritti, nella loro difesa e nel loro ampiamento. E credo altresì che le forme partitiche classiche siano, sotto molto aspetti, superate. Il metapartitismo permette di lavorare sui diritti in una forma più allargata e globale. Non occupandoci di leggine e senza bisogno di poltrone e di consenso siamo totalmente liberi di portare avanti battaglie ampie con accordi trasversali. La nostra posizione “fuori dai giochi” ci permette di stare sul pezzo e di diventare efficaci pontefici tra diverse formazioni partitiche, ognuna delle quali avrà i suoi piccoli interessi di bottega da portare a casa, ma che potrà avere piena fiducia nella nostra imparziale idealità.
In ogni epoca, sotto qualsiasi governo, persino sotto forme più o meno spinte di tirannia, si possono sempre trovare occasioni in cui infilarsi per vincere piccole o grandi battaglie. In questo periodo storico liberticida, per esempio, c’è molto rispetto e molta apertura anche da parte degli ambienti più tirannici verso le istanze LGBT. È il caso di approfittarne appieno. Così come è il caso di creare un nuovo corpo di leggi che regoli la prostituzione e il suo mercato. Anche su questo tema credo che un metapartito potrebbe creare un’amplia convergenza in forze politiche totalmente diverse tra loro.
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