Gioele Magaldi: «Una iniziativa, quella della Mossa del Cavallo e della Lista del Popolo di Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, che per certi versi assume e plagia delle proposte del MR e del PDP (che proprio Marco Moiso aveva condiviso con i due "somari", allorché costoro avevano parlato per la prima volta in privato, con Noi e con altri, di "mosse cavalline", ma senza avere le idee chiare sul piano programmatico: di ciò parleremo presto minuziosamente) e per altri versi si colloca nel filone classico della "neutralità anti-Nato di matrice eurocomunista e simil-Jugoslavia di Tito o nel solco del populismo anti-partitico che si illude di pescare elettorato, sul breve termine, tra il 60% di non votanti. Una mossa asinina, quella di Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia, intanto perché disperde il prezioso lavoro di tessitura "egualitaria" tra soggetti politici e civili diversi inaugurato meritoriamente da Franco Bartolomei (Coordinatore nazionale di Risorgimento Socialista), con una assunzione di leadership che nessuno ha conferito all'ex magistrato e al fondatore di Pandora TV. Una mossa da somari, perché un progetto politico vincente non può proporsi con le vesti di "un soggetto politico che non diventerà mai un partito" (parole di Ingroia) e la fenomenologia di una armata Brancaleone di sigle e gruppi pronti a disgregarsi un giorno dopo l'annunciato (in) successo elettorale. Il Popolo, di cui gli "aristocratizzanti" (nel profilo caratteriale e nella metodologia relazionale) Ingroia e Chiesa si sentono a torto gli interpreti autorizzati, a nostro parere ha bisogno di trovare dinanzi a sé l'offerta di un soggetto partitico destinato a durare, non un cartello posticcio e provvisorio di velleitari che cercano di raggiungere qualche poltrona parlamentare e che, al mancato raggiungimento dell'obiettivo (pressoché scontato, con questi presupposti), torneranno ciascuno a casa propria, a baloccarsi con il proprio movimentino o associazione che non hanno avuto il coraggio e la lungimiranza di fondere in un progetto più vasto e solido.
Una iniziativa da somari, quella di Chiesa e Ingroia, perché ciascuno è adatto ad alcuni ruoli e non ad altri. Giulietto Chiesa è un buon oratore e un eccellente giornalista specializzato nella demistificazione del potere (almeno quando non scade in toni complottistici o apocalittici poco credibili), ma non ha grandi capacità organizzative di natura specificamente politica. Antonio Ingroia è un ex magistrato e un giurista con delle indubbie benemerenze in quanto tale, ma quale portavoce/front-man di una coalizione risulta soporifero, cacofonico e inadeguato, come ampiamente dimostrato alle Elezioni del 2013 con "Rivoluzione civile". I due insieme come testimonial principali del progetto, poi, non risultano credibili quali rappresentanti di una Lista che si dica né di destra né di sinistra. Semmai, il loro recente e mai sinceramente rinnegato retaggio comunista (nel 2013 la coalizione di Ingroia era piena di sigle comuniste) e alcune caratteristiche della narrazione attuale di Chiesa li collocano in una prospettiva vagamente "rossobruna", specie con l'inclusione di intellettuali ex-fascisti e tradizionalisti. Staremo a vedere. Poi, dopo questo fallimento annunciato, MR e PDP cercheranno di raccogliere i brandelli di quello che sarà rimasto di questa sciagurata e mal impostata operazione politica che era nata con ben altre prospettive e potenzialità finalizzatrici.»Il video “La Mossa del Somaro di Giulietto Chiesa e Antonio Ingroia”: https://www.youtube.com/watch?v=0XZK18DM68Y&feature=youtu.be