Segue un articolo dal titolo “Inviti ai festival, serie televisivi. Denunce, abusi è un affare”, pubblicato da “Libero Quotidiano” (http://www.liberoquotidiano.it/).
Gianluca Veneziani: «La morale della storia è che essere moralisti, in fin dei conti, conviene. L'indignazione ti dà nuova visibilità, e l'atteggiarsi a puri in un mondo di reprobi ti offre addirittura nuove occasioni di business. Capita così che Asia Argento, una delle capofila nelle denunce di molestie sessuali subite dal produttore americano Weinstein, ora sia tornata di grande appeal sulla scena pubblica. E abbia trovato anche un nuovo ruolo, stavolta non come attrice o regista, ma come direttrice della sezione di un Festival.
Va detto che la carriera di Asia, negli ultimi tempi, non è che andasse esattamente a gonfie vele, giusto per usare un eufemismo. L'ultimo film al cinema cui aveva partecipato risale al 2013, la sua ultima opera da regista di un lungometraggio è di tre anni fa dopo un silenzio durato dieci anni. Insomma, erano lontani i tempi in cui spopolava a suon di vittorie di David di Donatello alla fine degli anni Novanta Ebbene ora Asia è stata chiamata come "guest director" al Torino Film Festival (Tff), in programma dal 24 novembre al 2 dicembre, di cui curerà la sezione "Amerikana", dedicata al racconto cinematografico dell' America profonda che sostiene Trump.
Dall'Asia con furore per parlare di America. O meglio, per sparlare di Donald, che l' attrice non deve amare molto, al punto che intende mostrare la «follia, soprattutto nel Sud degli Usa», cioè in quegli Stati che lo hanno votato.
L' idea di nominarla come "guest director", assicura il direttore Emanuela Martini, risalirebbe alla scorsa primavera, ma di certo la vicenda Weinstein dà al suo ruolo artistico all' interno del Festival un valore mediatico che prima era soltanto inimmaginabile. La prova del nove sarà adesso all' interno dei cast dei nuovi film italiani.
Scommettiamo che improvvisamente Asia Argento tornerà a essere richiestissima come attrice e verrà riscoperta, rivalutata, magari di nuovo premiata, guadagnandosi una seconda giovinezza e ricostruendosi una carriera, ormai in declino? È in buona compagnia tuttavia, Asia.
Perché non è l' unica che, nel bel mezzo della tempesta-molestie, ha fatto parlare di sé e si è aperta nuove opportunità. Altri, sulle vicende di scandali sessuali e dintorni, intendono addirittura lucrarci, pur essendosi atteggiati ipocritamente a censori delle perversioni altrui.
La piattaforma americana Netflix nei giorni scorsi ha annunciato che interromperà, alla sesta stagione, la serie di House of Cards il cui protagonista Kevin Spacey è finito nella bufera per la storia delle molestie. Tuttavia quella stessa piattaforma ieri ha reso noto che manderà presto in onda una serie tv sulle baby squillo dei Parioli, la vicenda di cronaca consumatasi tre anni fa a Roma, in cui furono coinvolte ragazzine di 14 e 15 anni che si offrivano sessualmente a clienti dell' alta borghesia in cambio di droga e di soldi.
Una storiaccia che riguardava gli abusi di alcuni maschi, che credevano di poter comprare tutto col potere del denaro e del ricatto; e che colpiva adolescenti fragili, vittime più o meno consapevoli di un giro di prostituzione minorile. Ecco, lo scandalo privato di un attore diventa ragione per epurarlo dagli schermi e stroncargli la carriera. Ma un altro scandalo sessuale diventa oggetto di business, materia di fiction sulla quale Netflix farà bei soldoni, sapendo che il Sesso, anche se morboso, malato o mercenario, attira lo spettatore.
Sì, che schifo le molestie. Che pena Weinstein, Spacey e compagnia cantante. Però che tristezza anche chi da questa storia ha tratto ragioni buone per rifarsi un nome o ha preso la palla al balzo per capire una cosa fondamentale: condanna il Molestatore nella realtà, ma sugli Abusatori seriali facci un mucchio di quattrini nella fiction.»