Segue un articolo di Greg Palast pubblicato il 26 giugno 2012 e ripreso da Mike Norman sul suo blog il 6 ottobre 2017, tradotto da Stefano Sanna, Supervisione di Andrea Sorrentino e Maria Consiglia Di Fonzo, dal titolo “Greg Palast: Robert Mundell, il genio malvagio dell’Euro”, pubblicato da “Rete MMT” (http://www.retemmt.it).
Mike Norman: «L’idea che l’euro abbia “fallito” è pericolosamente ingenua. L’euro sta facendo esattamente quello che il suo progenitore – e il ricco 1% che l’ha adottato – hanno previsto e progettato che facesse.
Il progenitore è un ex economista dell’Università di Chicago, Robert Mundell. L’architetto dell'”economia dell’offerta” è ora un professore presso la Columbia University, ma io ho avuto modo di conoscerlo attraverso i suoi rapporti con il mio professore di Chicago, Milton Friedman, ben prima che le ricerche di Mundell su valute e tassi di cambio avessero dato vita al progetto di un’unione monetaria europea e di una valuta europea comune.
Mundell, allora, era più preoccupato dei lavori di ristrutturazione del suo bagno. Il professor Mundell, che ha sia un premio Nobel sia un’antica villa in Toscana, mi disse furibondo:
Non mi permettono nemmeno di avere un gabinetto. Hanno regole per cui mi dicono che non posso avere un bagno in questa stanza! Ti rendi conto?
In effetti no, non posso rendermi conto. Ma io non ho una villa italiana, quindi non riesco a immaginare le frustrazioni per le norme edilizie che disciplinano il posizionamento dei gabinetti.
Ma Mundell, da intraprendente Canadese-Americano, aveva intenzione di fare qualcosa: trovare un’arma che spazzasse via regole governative e norme sul lavoro (odiava veramente gli idraulici sindacalizzati che gli avevano fatto pagare un fracco di soldi per spostare il suo trono).
“È molto difficile licenziare lavoratori in Europa”, si era lamentato. La sua risposta fu l’euro.
L’euro avrebbe realmente fatto il suo dovere quando sarebbero arrivate le crisi economiche, aveva spiegato Mundell. Togliere al governo il controllo sulla valuta avrebbe impedito agli odiosi, piccoli funzionari eletti di usare “estratti” di politiche monetarie e fiscali Keynesiane per tirare un Paese fuori dalla recessione.
“[L’euro] mette la politica monetaria fuori dalla portata dei politici”, disse. “[E] senza politica fiscale, l’unico modo in cui le nazioni possono mantenere i posti di lavoro è la riduzione competitiva delle regole sugli affari”.
Citò leggi sul lavoro, norme di tutela ambientale e, naturalmente, le tasse. L’euro avrebbe spazzato via tutto. Non si sarebbe permesso alla democrazia di interferire con il mercato – o con l’impianto idraulico!»