Segue un articolo dal titolo “La City di Londra è il mondo di domani”, pubblicato da “Micidial” (http://micidial.it).
Massimo Bordin: «Quando scrivo che la Finanza comanda il mondo, alcuni alzano il sopracciglio, fanno spallucce e parlano di complottismo. L'ignoranza è una brutta bestia, ma ha qualche attenuante, se non altro perché quando si pensa al dominio della finanza si pensa solo ai soldi, ai privilegi materiali di chi detiene capitali, all'ostentazione. Ma questa è una visione limitatissima del fenomeno, non dissimile da quella che sugli industriali potevano avere i comunisti di 100 anni fa.
Il dominio della Finanza si esprime soprattutto attraverso un modello legale costruito in anni di contorsioni legislative, di pressioni lobbystiche, di cessioni di sovranità statale, di aggiramento della Costituzione, di trattati, di annullamento del voto popolare.
Per capire come dovrebbe essere il mondo secondo i finanzieri, basta studiare la City di Londra: fulgido esempio di microcosmo già presente e analizzabile da chiunque possieda un pc o, meglio, un biglietto aereo per l'Inghilterra.
Spesso si legge che Londra non va confusa con l'Inghilterra, che la capitale non rispecchia il resto del paese per varietà culturale, multietnicità, cosmopolitismo, ecc. Pochi però sanno che dentro la stessa città di Londra esiste uno Stato a se stante, una roccaforte del business chiamata la "City" e che molti confondono, erroneamente, con tutta la città di Londra.
La City non è solo il cuore pulsante della finanza mondiale, in apparente concorrenza con Wall Street. E' anche una entità amministrativa completamente autonoma dal municipio di Londra. La City ha un suo sindaco, Andrew Parmley, non confondibile con il laburista Sadiq Khan, e che ha come obiettivo principale quello di favorire gli affari (?) degli 8000 cittadini della City. Il Lord Mayor - questo il titolo ufficiale - è il portavoce del quartiere/Stato nei confronti delle autorità oltre a ricoprire importanti incarichi cerimoniali e sociali. Egli è apolitico (non rappresenta alcun partito o movimento) bensì un "plutocrate", secondo la definizione dei vocabolari inglesi, e questo fatto gli dona una credibilità molto importante, sia all'interno che all'estero, nel campo della finanza. Tiene più di 800 discorsi l'anno e trascorre più di 100 giorni all'estero in oltre 22 paesi stranieri.
La Corporazione - la dizione esatta è infatti City of London Corporation - non ha solo un suo sindaco distinto da quello degli altri londinesi, ma un suo organo consiliare composto da 100 membri, suoi magistrati e sue particolari forze dell’ordine. L’elezione dei consiglieri è prerogativa dei residenti, che come già detto sono meno numerosi degli abitanti di Gallarate, ma soprattutto delle oltre 500 banche e compagnie attive nella City. La democrazia non esiste per nulla, se pensiamo che nella City i voti si pensano e non si contano. Le compagnie e le banche che annoverano più dipendenti e che di conseguenza hanno un giro d’affari maggiore, hanno infatti più potere di voto di quello degli istituti finanziari minori.
Se un’impresa raggiunge i 3.500 membri di staff ha diritto a ben 79 voti. Chi comanda disegna a suo piacimento le norme e i regolamenti per la maggior parte destinati a limitare al massimo la pressione fiscale. Uno strumento indispensabile per attirare denaro che si accumula nei forzieri della City.
Il paradosso consiste anche nel fatto che il Quartiere/Stato sembra nuovo di zecca in virtù della specificità finanziaria e dei grattacieli curiosi che lo compongono, ma è solo un'illusione. Anzi, la City storicamente è il cuore più antico di Londra, quello medioevale. E, infatti, è proprio un diritto di tipo medievale quello che caratterizza la City. Al posto dei nobili e deo podestà ci sono i membri del consiglio, oggi come allora decisi da un sistema elettorale basato sul privilegio.
Direi senza pena di smentita che per la finanza questo modello distopico è l'ideale e cercano di espanderlo al resto del pianeta. Pochi cittadini con diritto di volto, alcuni con più peso elettorale di altri, un governo tutto teso a preservare gli affari delle imprese più grandi. Un "capo" che gira il mondo per mantenere i contatti con i paradisi fiscali delle Cayman Island, delle Bermuda, di Singapore, di Hong Kong e di Dubai. Infine, il pane e gli spettacoli circensi di imperiale memoria che vengono sostituiti da iniziative culturali e filantropiche di ogni tipo utili solo a mascherare in pieno stile radical chic rapporti di forza completamente antidemocratici e basati sul censo.
Se qualcuno si fosse chiesto perché gli inglesi non riescono ad imporre la Brexit appena votata al referendum, nella City trova la risposta.»