Il Moltiplicatore Economico
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- Postato da Raffaele Beleggia, Domenico Pesce
Sin da piccoli abbiamo avuto a che fare con il concetto del moltiplicatore economico o moltiplicatore del reddito, eppure per quanto sia semplice ed intuitivo continua ad essere ignorato dai principali canali di informazione e scarsamente trattato anche dal mondo accademico.
Una delle prime nozioni pratiche che impariamo da bambini è che “il denaro è sporco”: il contante passa di mano in mano, è ovvio!
Il Denaro, nell’ economia reale, viene scambiato ad ogni acquisto ed ogni passaggio indica un aumento della ricchezza. E’ straordinario quanto una banconota possa viaggiare attraverso gli scambi! Per essere ancora più precisi useremo un aneddoto che gira fra i Monetaristi di mezzo mondo:
Una donna che prenota una camera in un albergo, entra e paga con 100 euro una camera per la notte successiva. Con quella banconota l’albergatore ci paga il suo usciere. L’usciere va a fare la spesa e compra del pane. La moglie del panettiere esce e va a comprarsi un vestito dal sarto. A sua volta il sarto porta l’ auto a riparare dal meccanico, il meccanico sempre con quei 100 euro paga un rappresentante di cellulari, il quale va in albergo a prenotare una camera per la notte pagando con la solita banconota da 100 euro. Subito dopo arriva la donna dell’ inizio della storia che disdice la prenotazione della camera e si riprende i 100 euro. La banconota ritorna così’ nelle sue mani. Questo è un perfetto esempio di circolazione della moneta. Con una banconota da 100 euro si sono scambiati beni e servizi per un valore di 600 euro. Ciò accade perché si ha voglia e fiducia nel fare, i beni e servizi già esistevano, mancava solo il denaro per misurarli.
La donna dell’ albergo poteva anche pernottare nell’ albergo e quindi la banconota avrebbe fatto altri scambi e prodotto altra ricchezza. Poteva finire anche in Banca ed essere utilizzata dall’altro capo della Nazione o con il dovuto iter, dall’ altro capo del mondo.
“Nessun uomo è un isola” recita la famosissima poesia e trattato, ebbene è probabile che una vostra banconota finisca involontariamente nelle mani del vostro nemico !!!
Il denaro, una volta generato viene quindi speso, investito e scambiato più volte, producendo nell’economia reale un’aumento della ricchezza pari a un multiplo della prima spesa.
Ragion per cui, la quantità di ricchezza prodotta in un dato periodo di tempo e in una data area, diviso l’iniziale investimento dà origine a quel numero che prende appunto il nome di Moltiplicatore del Reddito Keynesiano; Questa nozione è una delle pietre miliari del Pensiero Keynesiano, dal quale se ne ricavano diversi coefficienti, insieme alla nozione di velocità di circolazione della Moneta. Ogni individuo che percepisce un reddito contribuisce, nel momento in cui usa questo reddito, a dare vita a questo principio.
La teoria economica ha calcolato che in America, ai tempi di Roosevelt tale coefficiente si attestava intorno al 5 . Oggi in Italia, sempre la letteratura economica parla mediamente di un coefficiente costituito in una forbice dal 1,7 al 3,5.
Da cosa dipende questo numero? Entriamo un po’ nel dettaglio approfondendo 2 importanti fattori che influenzano questo importante moltiplicatore:
1) La propensione al consumo: Se infatti nel periodo di tempo in questione per qualche ragione la propensione al consumo diminuisse, e di conseguenza aumentasse in proporzione la quantità di euro risparmiati, il moltiplicatore diminuirebbe, per il semplice fatto che la moneta viene usata di meno per la funzione di mezzo di scambio, e di più per la sua funzione di riserva di valore.
Tipologia del consumo: Se infatti si acquista un prodotto proveniente dall’estero o la cui azienda produttrice ha sede fiscale all’estero, una parte dei soldi spesi usciranno dal circuito nazionale con conseguente calo della circolazione interna, anche per questa ragione è bene che fra le nazioni ci sia un tendenziale pareggio tra import ed export.
Sulla stesso principio si basa il Motipicatore fiscale, ovvero il coefficiente che permette di calcolare l’ impatto della riduzione delle tasse sull’ economia, in questo caso il coefficiente si attesta mediamente fra lo 0,8 e 1,2 .
Ora, uscendo dal tecnico, faremo un altro esempio mirato a sdoganare una credenza Neoliberista diffusa in Italia e nel resto del mondo a proposito degli investimenti pubblici e del loro costo.
Da oltre trent’anni, su basi assai fragili, il mondo Mainstream profetizza che l’investimento pubblico o spesa pubblica sia un costo troppo gravoso i cittadini contribuenti o per le generazioni future.
In realtà, se abbiamo capito il moltiplicatore economico, ci accorgeremo che per ogni euro di investimento pubblico si ottiene una ricchezza derivante dalla circolazione della moneta stessa, che è pari almeno a 1,7 volte l’investimento pubblico iniziale.
Quindi, facendo un esempio pratico, se lo Stato decide di assumere un dipendente pubblico, quest’ultimo metterà in circolo il proprio reddito, lo userà per comprare qualcosa: cibo al supermercato, vestiti in un negozio di abbigliamento, un’auto a rate, della benzina, una casa; sono sconfinate le variabili di spesa.
Tornando all’ esempio, ci accorgeremo che a sua volta, il supermercato che ha ricevuto il denaro dal dipendente pubblico, pagherà i suoi fornitori, i propri dipendenti etc. Ma non è finita qui, a loro volta i fornitori del supermercato faranno altre spese, così come anche i dipendenti del supermercato, continuando il giro della moneta, il benzinaio ci comprerà il caffè, le sigarette etc etc etc Il tutto contribuendo ad alimentare i redditi attraverso l’utilizzo della moneta nel circuito dell’economia reale.
Sono le fasce medio-basse della società a contribuire maggiormente ad un aumento del moltiplicatore, mentre le fasce alte, i milionari per intenderci, ne generano in proporzione molto meno, in quanto depositano gran parte del loro denaro in banca, investendo spesso al di fuori dell’economia reale.
In rapporto alla popolazione, la percentuale di dipendenti pubblici italiana, è più bassa rispetto ai principali Stati europei. Inoltre, attualmente, l’età media dei dipendenti pubblici italiani è di 58 anni. Come risolviamo questo grande problema? Dobbiamo assumere 1 milione di giovani laureati nella pubblica amministrazione! Un milione è infatti il numero di assunzioni necessario per metterci al pari, con un paese come la Francia. Il costo di questa operazione dovrebbe essere di 25 miliardi, (meno del 2% del PIL) una sciocchezza per uno Stato, che per definizione ha ragguardevoli capacità di investimento che prescindono gli introiti derivanti dalle tasse. Se leghiamo questo discorso al moltiplicatore dei redditi ci accorgiamo quanto sia urgente attuare una politica di questo tipo, e non si tratta soltanto di aumentare la ricchezza (il PIL)! Ovvero usando il coeffiente minimo 1,7 X 25 mld se ne ottengono 42,5!!!
In poche parole gli investimenti pubblici si ripagano da soli e creano valore aggiunto e maggior ricchezza, aumentano i servizi forniti al cittadino, diminuiscono le disuguaglianze e si ampliano notevolmente le opportunità per i soggetti che operano nell’economia reale. Raffaele Beleggia Domenico Pesce