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L’Europa, quella vera, democratica e solidale, o si fa dal basso o non si fa.
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L’Europa, quella vera, democratica e solidale, o si fa dal basso o non si fa.

Ogni comunità, per rafforzarsi e crescere deve essere basata sulla reciproca solidarietà. Solidarietà che la corrosiva politica neoliberista ha minato pesantemente.

Se non ora, quando?

Durante l’incontro New European Perspectives n.1: The conversation begins, https://www.youtube.com/watch?v=T_fx0KmryDw&feature=youtu.be&fbclid=IwAR2iERbWYkGlPveXD3dCsgl_910Nyclz4FT3VNl3thiSCOGBIAJZineeGMQ                                    Marianne Ranke-Cormier sottolineava come, la solidarietà tra i paesi europei, che assolutamente non avviene a livello di governi, dove esiste in seno alla dis-unione europea una sorta di lotta tra gang per la supremazia, in un contesto antidemocratico, neoaristocratico e non rappresentativo, sta invece crescendo a livello di cittadini, di popolazione, in contrasto con le politiche dei loro governi. La maggioranza si sente solidale con gli Italiani e gli Spagnoli e critica fortemente, dal basso, i governi tedesco e olandese, tanto che anche non solo le opposizioni, ma anche singoli esponenti dei partiti di governo accusano  gli atteggiamenti di chiusura degli esecutivi. I pazienti italiani trasportati in Germania sono un’iniziativa dal basso, delle strutture ospedaliere o al più dei singoli Land. Persino i giornali conservatori, quelli della pistola sopra il piatto di spaghetti, hanno cambiato atteggiamento, anche se in misura stereotipata e piena di luoghi comuni, come mostra la copertina di Bild (speriamo non sia solo la paura del disastro che per l’Europa sarebbe il suo abbandono da parte dell’Italia e, in prospettiva, degli altri paesi mediterranei) La gente comune e rimasta colpita: dalle reazioni degli altri paesi, si sono guardati allo specchio, e hanno deciso che non potevano essere dipinti in tal modo; dal fatto, decisamente inusuale, che il Ministro portoghese ha definito l’atteggiamento del suo omologo olandese, ripugnante,

  Il governo dei Paesi Bassi è stato sommerso dalle critiche interne per la linea dura sposata durante l’ultimo Consiglio europeo a Bruxelles. Ad accusare l’esecutivo del liberale Mark Rutte, tra i più convinti oppositori ai cosiddetti coronabond e che ha più volte indicato il Mes come meccanismo al quale ricorrere in caso di crisi, sono state sia le opposizioni che gli alleati di governo. Persino uno dei falchi rigoristi il ministro delle Finanze, ha ammesso un eccesso di fermezza nel chiedere alla Commissione un’indagine per capire perché alcuni Paesi come  soprattutto ItaliaSpagna, Portogallo dicano di non avere margine di bilancio per far fronte all’emergenza nonostante l’area euro sia in crescita da sette anni.

Questo dissenso sempre più consistente ha costretto a un parziale passo indietro, peloso quanto si vuole, ma significativo (anche se ancora assolutamente non sufficiente), Ursula von der Leyen, forse non migliore del suo predecessore sul piano politico, ma sicuramente molto più abile e intelligente.

 Passo che deve però essere confermato, potrebbe essere solo una mossa dilatoria per permettere che l’indignazione si stemperi.

Ritorna, a livelli dei semplici cittadini, la solidarietà che l’Europa ha giustamente, donato alla Germania, cancellando parzialmente i debiti di guerra, ma anche attraverso il supporto economico e le politiche monetarie accomodanti durante la faticosa e onerosa riunione delle due Germanie. E’ la solidarietà che molti dei nuovi appartenenti all’Unione hanno ricevuto nei primi anni di adesione, dopo quella del nucleo iniziale. È la solidarietà che la sete di potere, e l’interessata genuflessione agli interessi neoliberisti ha fatto dimenticare ai vertici politici. Ora, viste le scene di orrore, e gli atteggiamenti da gnomi della banca Gringott, come nel film di Harry Potter, i cittadini, l’opinione pubblica finalmente protestano. Ci voleva questa tragedia per far capire che siamo veramente tutti sulla stessa barca. O si esce tutti, o non si esce, illuso chi crede di salvarsi a scapito degli altri. L’hanno capita i cittadini, ma non i governi, a dimostrare che la società civile oramai è più avanzata dei suoi miopi governanti. E la solidarietà è il punto da cui ripartire, perché è grazie alla solidarietà reciproca al condividere il comune interesse che è nata la civiltà. L’Europa o sarà solidale o non sarà, sia in senso geopolitico, oramai troppo debole per competere disunita tra potenze sempre più agguerrite, sia economicamente che militarmente. L’Europa o sarà solidale, o non sarà, anche in senso della democrazia compiuta, delle politiche sociali, del lavoro, dell’occupazione, poiché sempre più attirata da forme ibride che mineranno questo bene prezioso, e che tenteranno di svuotarla della libertà, rendendola un guscio vuoto, sull’altare di un fittizio benessere conquistato a duro prezzo e in cambio delle libertà fondamentali, dopo il suicidio economico che le attuali politiche stanno conducendo (come sta già emergendo in alcuni paesi dell’EST, Ungheria in primis). E se non ora quando? Lottiamo finalmente dal basso per portare quella democrazia che il vertice delle istituzioni europee continua a ignorare, per la salvezza dell’indipendenza europea.

Se il governo dovesse accettare il MES commetterebbe non solo un tradimento verso l’Italia, ma anche un tragico errore, perché mai come in questo momento, un suo rifiuto sarebbe capito da un gran numero di Europei, e mai, come in questo momento, mancherebbe l’appoggio di larghi strati delle loro stesse opinioni pubbliche ai governi del Nord, e mai, come in questo momento, salirebbe l’indignazione e la rabbia di larghi strati della popolazione italiana.

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