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Non sempre gli accadimenti politici hanno quell’aurea nobile che la narrazione ci racconta.

Sappiamo tutti che c’è in atto una guerra commerciale, ma guardiamo la figura, per fissare alcuni concetti.

Se gli usa smettessero domattina di comprare merce all’estero, nel mondo ci sarebbero 850 miliardi di dollari di beni in cerca di allocazione, che causerebbe un precipizio dei prezzi, fino a mettere in crisi le aziende produttrici poste al di la degli oceani sia atlantico che pacifico.

commercio 57864

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Una nazione e così pragmatica lo sa bene,  i dazi sono diventati mezzi moderni per evitare i cannoni, e soprattutto per riportare in pari la bilancia commerciale.

Se ciò che si importa vale più o meno quanto ciò che si esporta significa che tutti partecipano al grande mercato globale con lo stesso peso, e questo ha un certo senso di equità, ecco l’equilibrio a cui forse tendono gli usa.

Una Fed che stampa poco, e le banche centrali che comprano il biglietto verde come riserva per Cina e EU,  precludono la possibilità di svalutare il dollaro, e questo si traduce in una deindustrializzazione che gli usa hanno deciso di non accettare più.

Facciamo ora finta di essere nel romanzo di Lewis Carrol e in questo ambiente onirico, irreale, c'erano gli americani donavano soldi ai loro alleati commerciali, i quali supportavano, politiche favorevoli al commercio, e incidentalmente, di queste stesse politiche anche gli alleati se ne avvantaggiarono.

Più di 50 anni di sogno, per l’Italia, poi il libro è finito.

I dollari a Roma non sono più giunti, e siccome anche la politica tiene famiglia, ci siamo rivolti ad altri, ad esempio i franco tedeschi.

Ed ecco nascere accordi italiani sulla “via della seta”, la Huawei a Milano, un esercito UE.

Errori strategici americani, che sicuramente vorranno correggere, forse lo stanno già facendo recuperando il loro classico alleato inglese, successivamente potrebbe esserci un nuovo corso anche per noi, magari aiutati da radio Londra.

Si perché siamo in guerra, e non faranno prigionieri in questa disunione europea, fatta solo di interessi mercantilistici e aristocratici.

Se vogliamo veramente rifondare l’unione dei popoli, dobbiamo averne la forza e liberarci di tutte le catene che oggi ci ostacolano.

Alle volte per ricostruire è necessario distruggere, dal caos della distruzione può rinascere un nuovo ordine, più armonico, più umano, Rooseveltiano e progressista.

La speranza è quella scintilla che anche in un abisso di buio non si può spegnere, pena la morte del buio stesso, che senza luce perde irrimediabilmente la sua qualità.

Ad Majora.

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