“Un Paese non è un azienda” scriveva magistralmente anni fa Paul Krugman (per chi non lo sapesse, premio Nobel all’Economia).

Ebbene uno Stato giusto e vero, è fondato su principi macro, mentre l’ azienda su principi micro.

Un’ azienda per sopravvivere deve fare profitti, mentre uno Stato giusto e vero non può fare profitti sugli stessi Popoli che lo compongono, per cui la classica affermazione “lo Stato siamo noi” è il fondamento stesso di uno Stato Democratico giusto e meritorio. La parola Politica deriva dall'aggettivo greco πολιτικός (Politicós) a sua volta derivante da πόλις (Pólis) che sta a significare cittá. Essa comprende tutto ció che ha a che fare con la sfera pubblica: l'uomo, lo stato, l'amministrazione, il pensiero collettivo. Non é un caso che Politicós e Pólis condividano la stessa radice: Pol, perché essa stessa deriva da Polloí, che indica "i molti". La politica non é mai del singolo, non é mai del solo. La politica per essere tale, deve essere lavorare per tutti.

La visione di un giusto Stato democratico lavora per la prosperità e diritti di tutti, la visione Aziendale invece è giustamente competitiva e vive nell' erroneo convincimento de " mors tua vita mea” !!!

Uno Stato giusto si basa sull’ Economia Politica (macroeconomia) e si ispira al lungo periodo, a scelte lungimiranti, che possano essere di beneficio non solo al presente ma anche alle generazioni future. Mentre un azienda si basa sulla Microeconomia e compie le proprie scelte, la propria progammazione, i propri investimenti in un arco temporaneo di medio periodo.

Lo Stato è il “Banco” detta le regole (spesso in accordo con altri Stati) ed è molto più grande e molto più complesso di qualsiasi impresa. Un Imprenditore o management illuminato può, in un orizzonte di tempo limitato, raddoppiare il fatturato ; invece per una Nazione una crescita delle esportazioni dell’2 - 3% nel medio periodo è un risultato considerevole dietro al quale, tra l’altro, si nascondono dinamiche tecniche e complesse come il Debito Estero, Riserve Valutarie e molti altri elementi.

Noi Rooseveltiani sappiamo bene come il mondo contemporaneo sia basato su questi principi di Stato-Azienda.

Un mondo basato sull’ ideologia Neoliberista e Neoaristocratica che trae le sue origini negli anni 70 per poi conquistare il Potere attraverso stravolgimenti Geopolitici e diventare Pensiero Unico. Quindi diventare dottrina che dilaga in ogni angolo dell’ informazione, della Giurisprudenza, della Politica, della Res Pubblica, del mondo accademico etc etc.

Si sono costruite e diffuse credenze, giocando sulla semantica e la “buona fede” dei cittadini.

Credenze del tipo che Lo Stato è come un buon padre di famiglia, per cui come un Azienda un Governo virtuoso spende meno di quello che incassa o va in pareggio.

Si gioca su aspetti singoli, come l’ idea comune di Bilancio, pareggio disavanzo e vengono confusi i Debiti Pubblici con Debiti Privati.

Ma uno Stato giusto e vero abbiamo detto che detta le regole, e può cambiarle continuamente per raggiungere il massimo beneficio Macro e in ciò ci sta soprattutto il creare le condizioni migliori per le Aziende a finchè lavorino nel migliore dei modi e facciano maggiori profitti. I Governi servono per fare quello che le imprese non riescono a fare.

Un Azienda rispetta le Leggi dello Stato, dal codice civile, alle regole del Mercato del Lavoro, controllo di qualità, ma ha ampia facoltà di scelta di cosa produrre e a chi vendere ed ha la facoltà di chiudere, cosa che lo Stato non può fare.

Un Azienda lavora secondo un principio di scarsità di risorse finanziarie, deve o indebitarsi o quantomeno attingere dagli utili e quindi aver creato prima ricchezza.

Uno Stato vero e giusto ha la propria Autonomia Monetaria. E per gli Stati avanzati come l’ Italia ( più di 8.000 Mld di ricchezza privata e un tessuto produttivo che resiste nonostante in crisi) è qualcosa di fondamentale, avercela o non avercela fa un enorme differenza.

Detto ciò si apre un capitolo quale “La comprensione dei meccanismi monetari” sul quale l’ ideologia Neoliberista e Neoaristocratica ha creato la propria fortuna.

Tale ideologia si è costruita negli ultimi 30 anni il mondo a se più congeniale, un mondo Neoaristocratico basato sulla diseguaglianza. Cominciano a privare gli Stati di autonomia Monetaria, per cui i governi se prima con i Matrimoni fra Tesoro e Banca Centrale potevano intervenire sul Mercato primario dei Titoli di Stato, controllare i Tassi di Cambio, controllare le Banche private, ora possono intervenire solo in caso di crisi nel Mercato secondario dei Titoli di Stato. Nel frattempo vengono liberalizzati totalmente i Movimenti di Capitale, le gabbie salariali vengono abolite, i Mercati del Lavoro vengono totalmente liberalizzati. Ne deriva il mondo attuale, in cui la grande Finanza è Apolide e drena ricchezza dall’ economia reale lucrando sui guadagni di produttività e acquistando a prezzi di saldo appetitosissimi Asset Pubblici.

La Spesa Pubblica diventa un totem, mentre prima Lo Stato Italiano poteva spendere, quindi se c’è chi spende c’è chi incassa, i Governi spendevano per i propri cittadini e aziende e cittadini e aziende (chi più chi meno) incassavano creando sviluppo e benessere, e dopo, solo dopo lo Stato pretendeva un equa tassazione. Dopo la perdita di Autonomia Monetaria i Governi non possono più spendere come volevano e cominciano a finanziarsi a Tassi di interesse sempre più alti e pretendono le tasse prima di aver creato ricchezza.

Il fine della dottrina Neoliberista era chiaro: ridurre la Spesa Pubblica per indebolire gli Stati. Se prima si creava ricchezza con la giusta alleanza fra Stato e privato ora cominciano a diffondere gli stereotipi di “coperta corta”, “meno stato più privato”, vengono nascosti i fallimenti del mercato e vengono caricati inconsapevolmente su cittadini e imprese. Il risultato è che in Italia tale deriva ha subito contraccolpi più gravi che altrove nei Paesi avanzati. L’ Italia cresce meno che altrove ed aumentano paurosamente le diseguaglianze, si crea meno ricchezza e quindi uno Stato non sovrano è costretto ad aumentare le tasse anno dopo anno!!!

Da Stato giusto e Democratico che aveva attraversato il suo Boom economico e sociale si è passati ad uno Stato-Azienda che spreme cittadini e imprese, mentre il grande capitale finanziario e Apolide rappresentato anche dalle multinazionali è libero di pagare le Tasse dove più gli aggrada, pretende dai governi la competizione sul costo del lavoro, obbliga a lavorare su politiche deflattive e ingrossare continuamente “gli eserciti industriali di riserva” creando divisioni e tensioni in ogni dove.

Tutto ciò, come la storia insegna, nel lungo periodo è insostenibile e nel mondo assistiamo alla “caduta tendenziale del saggio di profitto”. In poche parole, hanno spremuto così tanto la classe media dimenticando o facendo finta di dimenticare che ogni cittadino è anche un consumatore e quindi si genera la cosiddetta stagdeflazione ed il giochino non sta in piedi, il Re comincia ad essere nudo!!!

Ragionando ulteriormente, è vero che in Italia la macchina Pubblica non funziona, o meglio è stata messa in condizione di non funzionare. Da un lato c’è uno spreco e dall’ altro c’è una carenza, soprattutto carenza di risorse finanziarie!! La macchina Pubblica è soggetta a due controlli : amministrativo e politico. Ma il più delle volte controllato e controllore sono la stessa persona, se i vertici delle aziende pubbliche o enti vengono nominati dalla politica e normale che tendano a far clientelismo, a non punire il dipendente indisciplinato, poiché tutto è propedeutico al voto, i dipendenti pubblici verranno usati come serbatoio elettorale. Troppi Dirigenti che dirigono se stessi.

Ecco che lo Stato e la sua macchina non sono un azienda ma i singoli comparti i singoli ingranaggi è meglio che vengano gestiti aziendalmente, che tutto l’ apparato burocratico venga revisionato, armonizzato, modernizzato.

Nel senso che un singolo ente o Ministero, è preferibile che venga gestito con efficienza aziendale, ma dotato delle piene risorse finanziarie per funzionare, senza intaccare il salario dei propri dipendenti, eliminando i troppi dirigenti ed evitando di esternalizzare qualsiasi servizio.

Gli spunti sono tanti e si lascia ad un più ampio e plurale dibattito.

Domenico Pesce