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Mosca 4fc39Intanto mi preme ricordare quanto segue: «Il MR ha ancora una possibilità per “uscirne”? Sì, secondo me… bisogna puntare su colui che, ad oggi, risulta essere l’unico veramente diretto e concreto: PAOLO MOSCA…»
Quanto sopra è ciò che scrissi un mesetto fa ad alcuni “interni” assieme al quale comunico con maggiore frequenza.
A distanza di alcune settimane, confermo: “PAOLO MOSCA, senza se e senza ma…”
Perché PAOLO MOSCA? Semplicemente perché LUI è l’applicazione pratica dell’Articolo 3 (“Principi e finalità del Movimento”) dello Statuto: https://www.movimentoroosevelt.com/chi-siamo/proposta-politica/statuto.html; perché LUI è l’unico che, ad oggi (a parte il Presidente del Movimento Roosevelt - Gioele Magaldi - ed alcuni “strettissimi” dell’Ufficio di Presidenza), dopo tre anni di Movimento Roosevelt, parla dell’applicazione pratica di quello che era ed è “Il Progetto”; perché LUI è l’unico che, ad oggi, dopo tre anni, ha compreso che il Movimento può avere un presente e soprattutto un futuro esclusivamente se si parla e si parte dalla “valorizzazione pratica” - quindi della “crescita pratica” - degli “interni”.
PAOLO MOSCA
, oggi, ha inserito un nuovo punto al suo programma, il Punto 7: “Droga e tossicodipendenze, informare e legalizzare” (punto che ho naturalmente inserito al termine dell’aggiornamento, al Punto 7).
Il suo Programma, ad oggi… 

Punto 1: Diritti e MetapartitoPAOLO MOSCA:
«Sono tra i fondatori del Movimento Roosevelt. Le due paroline che per me sono sempre state importanti sono “Diritti” e “Metapartito”. Credo nei Diritti, nella loro difesa e nel loro ampiamento. E credo altresì che le forme partitiche classiche siano, sotto molto aspetti, superate. Il metapartitismo permette di lavorare sui Diritti in una forma più allargata e Globale. Non occupandoci di leggine e senza bisogno di poltrone e di consenso siamo totalmente liberi di portare avanti battaglie ampie con accordi trasversali. La nostra posizione “fuori dai giochi” ci permette di stare sul pezzo e di diventare efficaci pontefici tra diverse formazioni partitiche, ognuna delle quali avrà i suoi piccoli interessi di bottega da portare a casa, ma che potrà avere piena fiducia nella nostra imparziale idealità.
In ogni epoca, sotto qualsiasi Governo, persino sotto forme più o meno spinte di tirannia, si possono sempre trovare occasioni in cui infilarsi per vincere piccole o grandi battaglie. In questo periodo storico liberticida, per esempio, c’è molto rispetto e molta apertura anche da parte degli ambienti più tirannici verso le “Istanze LGBT”. È il caso di approfittarne appieno. Così come è il caso di creare un nuovo corpo di leggi che regoli la prostituzione e il suo mercato. Anche su questo tema credo che un “Metapartito” potrebbe creare un’amplia convergenza in forze politiche totalmente diverse tra loro». 

Punto 2: Creare una Fondazione o una Charity
«Da qualche anno sono iscritto al FAI, il Fondo Ambiente Italiano.
Il FAI è una Fondazione che privatamente ristruttura e rilancia luoghi di interesse naturalistico e ambientale mettendoli a disposizione del pubblico, sostituendosi cioè, a iniziative che dovrebbero essere dello Stato, ma facendolo egregiamente e con ottimi risultati.
La mia idea è di creare una Fondazione Movimento Roosevelt o una Charity. Sto studiando con alcuni soci quale può essere l’opzione migliore (Leni Remedios e Giulio Grilli in particolare), che possa contemplare un lavoro doppio, italiano, ma anche europeo, con particolare riferimento ai soci dell’attivissimo MR inglese (in un’epoca di divisioni e di “Brexit” noi lavoriamo insieme). L’iniziativa è volta a creare un movimento di capitali attorno e all’interno del Movimento Roosevelt, sia in un’ottica di raccolta di fondi pubblici, sia in una prospettiva di sponsorizzazioni. Come già spiegato in miei precedenti interventi video, sono pienamente convinto che i Diritti abbiano appeal anche dal punto di vista commerciale. Si potrebbero cioè coinvolgere degli sponsor che vogliano associare la loro immagine a quella dei Diritti.
Una Charity o una Fondazione creerebbero un flusso economico che ci permetterebbe: 

1) Di avere soldi per la Roosevelt Communications e quindi fondi per la pubblicazione di libri, film, fumetti, giornali, riviste, siti web targati MR. 

2) Di avere denaro per le iniziative sul territorio: seminari, convegni, manifestazioni. 

3) Di dare lavoro ai soci rooseveltiani più attivi e meritevoli, uscendo dalla logica del “dopo-lavorismo” e del volontariato. Mi piacerebbe cioè creare una struttura con delle figure fisse stipendiate, nei ruoli per esempio di ufficio stampa, gestione sito web e social, promozione, raccolta fondi, comunicazione etc.
In questa prospettiva mi piacerebbe che chiunque abbia competenze su questi temi si possa attivare per aiutarci a individuare quale potrebbe essere l'opzione migliore.
Mi piacerebbe altresì che si generasse un dibattito (so che a Londra Leni ha già accennato alla questione) per capire i soci cosa ne pensano». 

Punto 3: La Voce Rooseveltiana
«Il Blog e i Social del Movimento Roosevelt sono molto attivi. Tuttavia non manca una certa confusione data dalla diversità di vedute dei suoi componenti. Per me la diversità è quasi sempre una ricchezza, ma credo che, senza ricorrere a censure, sarebbe opportuno redarre settimanalmente un editoriale che potremmo chiamare “La Voce Rooseveltiana”. In questo editoriale potremmo esprimere la posizione ufficiale del Movimento Roosevelt in merito ai fatti della settimana.
Il Movimento Roosevelt esprime un livello di preparazione nettamente superiore ai tradizionali Partiti politici e questa è un’opportunità da sfruttare appieno: diamo la nostra visione sulle cose, spieghiamo i fatti quali sono, sfatiamo facili luoghi comuni. Potremmo ragionare partendo dall’esempio degli interventi settimanali di Gioele Magaldi su “Colors Radio”, ma ampliando il numero delle firme, proprio per dare fondo alla nostra ricchezza di personalità. A seconda degli argomenti da trattare ogni settimana possiamo scegliere il Rooseveltiano più adatto per la scrittura dell’editoriale (Nino Galloni se si parla di Economia, Sergio Magaldi se si parla di Costituzione, Monica Soldano se il tema è il giornalismo, Leni Remedios per la geopolitica, Patrizia Scanu se si parla di istruzione e così via...). Questi editoriali sarebbero un invito anche verso chi si affaccia sulle nostre pagine per la prima volta: non solo potrebbe leggere tante suggestioni eterogenee, ma anche una voce ufficiale che, come una bussola, ne aiuti l’orientamento». 

Punto 4: Gli Obiettivi
«Se dal punto di vista intellettivo il Movimento Roosevelt è stato molto attivo mettendo sul piatto prospettive e approfondimenti tematici, dal punto di vista pratico è stato un po’ più carente. Per ora abbiamo faticato a portare la lotta per i Diritti in iniziative concrete.
Io propongo di essere molto pragmatici: scegliere un obiettivo per volta e lavorare per raggiungerlo attivando tutte le strade percorribili, dalla raccolta firme (si veda l’esempio di change.org), alla proposta di legge, al coinvolgimento dei soggetti politici che possano dare il giusto supporto parlamentare alle nostre iniziative. Le proposte devono essere larghe e scelte con un minimo di scaltrezza, partendo da quelle che possano trovare più facilmente un favore plurale e trasversale. Se vogliamo fare un esempio direi che un lavoro serio per una nuova legge che regoli la prostituzione e che difenda e tuteli chi la pratica potrebbe essere il nostro primo passo e la nostra prima battaglia.
A tale proposito è già stata intavolata una discussione dallo stesso Gioele Magaldi nei più recenti incontri lombardi e da quella discussione si potrebbe partire.
Piccola nota: Da oggi il biotestamento è legge grazie al voto congiunto di M5S e PD. Questo è un buon esempio che dimostra come i Diritti possano unire forze diverse. Questo è ciò che per me dovrebbe impegnarsi a fare il Movimento Roosevelt: costruire ponti in nome dei Diritti». 

Punto 5: Organizzare a Milano un convegno sulla “NET NEUTRALITY”
«Gran parte della vita del Movimento Roosevelt si svolge on line tramite i Siti e i Social. Se non ci fosse internet avremmo molte più difficoltà a creare un tessuto sociale con cui condividere azioni e punti di vista. Oggi il tema della libertà della rete è sempre più sotto osservazione e il tema della “Net Neutrality” ha riportato al centro del dibattito i rischi che sta correndo il web.
A proposito di rischi è appena uscito RISK su Netflix, film della regista Premio Oscar Laura Poitras. Narra la storia di Julian Assange (allego sotto la recensione che ne ho scritto e ne metto qui un piccolo estratto): “In questi giorni si parla di ‘Net Neutrality’ dopo le decisioni prese dalla Federal Communications Commission statunitense: l’idea sarebbe di creare un internet a due velocità, chi paga di più è più veloce. I critici dicono che queste scelte minano la libertà del web. Ma siamo sicuri che il web al momento sia libero? Questo documentario vi potrà mostrare alcune cose: intanto il web è un grande strumento di sorveglianza sia da parte di aziende che da parte di gruppi politici e agenzie governative. La sorveglianza e la violazione della privacy sono i primi elementi liberticidi già presenti in rete fin dalla sua fondazione. In più il web è sempre e comunque alla mercé della politica e dei militari. Nel film si mostra come durante le primavere arabe i Governi bloccassero i social per sedare o ostacolare le rivolte. A questi argomenti si aggiunga il tema del ranking, la nuova censura on line: se un argomento non piace alle linee guida della comunicazione globale i motori di ricerca lo possono rendere difficilmente rintracciabile. Non solo: il denaro crea già profonde differenze nell’uso della rete, basti pensare alla creazione dei cosiddetti “influencer”: creature mediatiche che promuovono prodotti pagati dai brand e che grazie ai soldi dei brand comprano follower on line accrescendo i loro cachet in un circolo, per loro, virtuoso. L’influencer non è un giornalista, non ha una deontologia professionale e non ha regolamentazioni vigenti in ambito di pubblicità occulta, ma veicola contenuti sulla base di una potenza di fuoco mediatica data dal denaro. Gli influencer danno materiale al costante bisogno di contenuti che ha il web e la produzione pressoché infinita di contenuti non discriminati tra realtà e finzione genera con facilità il fenomeno delle fake news, ma anche per la loro fabbricazione serve denaro (chissà quanto avranno speso per fabbricare il Russiagate). Quindi il web a più velocità è già una realtà.”
Perché non organizzare con il Movimento Roosevelt un convegno sulla libertà della rete invitando anche referenti di Wikileaks, magari la stessa Laura Poitras e giornalisti come Glenn Greenwald? Potremmo darci da fare per la prossima estate. I Diritti hanno un valore che travalica i confini e la diffusione dei Diritti sarà strettamente legata all’evoluzione che avrà il web nei prossimi anni». 

Punto 6: Movimento Roosevelt e PDP
«La nascita del PDP ad opera di alcuni soci rooseveltiani credo sia una buona occasione per far prendere al Movimento Roosevelt una strada più netta e meno equivoca. L’esistenza di un Partito a se stante permetterà al Movimento di incidere e prosperare in chiave metapartitica: senza schierarsi per questa o quella formazione, senza entrare nell’arena elettorale, il Movimento Roosevelt potrà davvero rivelarsi come una forza trasversale che agisce su proposte e battaglie, cercando di costruire ponti e convergenze ad ampio raggio. In quest’ottica è fondamentale garantire identità indipendenti a Movimento e Partito. In un futuro le due entità devono anche avere la possibilità di ritrovarsi in disaccordo su questa o quella questione. Vanno quindi differenziati i gruppi dirigenti e gli staff di lavoro per rendere l’opera “metapartitica” del Movimento Roosevelt davvero credibile. Ovviamente, l’auspicio è di camminare insieme in una proficua collaborazione, ma a mio parere i due soggetti devono vivere ognuno una vita propria. Nel tempo vanno progressivamente differenziati anche i social di riferimento delle due entità: la confusione comunicativa che si genera sulle nostre pagine on line credo che sia una delle prime correzioni da apportare al nostro profilo mediatico». 

Punto 7: “Droga e tossicodipendenze, informare e legalizzare”
«Parlare di Diritti nel Mondo contemporaneo non si può fare prescindendo dal problema del traffico e del consumo di stupefacenti. Il mercato della droga è la più grande pantomima contemporanea, creata e amministrata per generare denaro utile alle operazioni sottotraccia dei “Deep State”. Lavorare per una legalizzazione progressiva e controllata del mercato significa lavorare per togliere i finanziamenti ai più grandi nemici della democrazia. Allo stesso tempo il cittadino tossicodipendente è quanto di più antidemocratico esista: l’allucinazione crassa e presuntuosa (il tossico si ritiene spesso migliore degli altri, persino più creativo e lucido) genera elettori sciocchi, mancanti di preparazione, totalmente in balia della propaganda mediatica, colpevolmente incapaci di discernere. Sul tema della droga, su come informare seriamente i ragazzi, su come attuare una progressiva legalizzazione di produzione e traffico (creazione di posti di lavoro, movimentazione di risorse, controlli medici sui fruitori e controlli sanitari sui prodotti) dovremmo creare un gruppo di studio per poi presentare le nostre proposte prima in un convegno e poi alle forze politiche nazionali
.Per chi fosse interessato, allego qui una recensione che ho appena scritto su una serie Netflix, Dope, che parla proprio di questo mercato».
Il link “DOPE, lo squallore tossico”https://mosquicide.blogspot.com.mt/2018/01/dope-lo-squallore-tossico.html
Il video di presentazione di PAOLO MOSCAhttps://www.youtube.com/watch?v=AZb8ybUmGOw&t=73s
La sua Pagina Facebookhttps://www.facebook.com/Paolo-Mosca-candidato-Segretario-Generale-Movimento-Roosevelt-2004914676433915/