Propongo un ragionamento semplice, visto che si fa un gran parlare, in questi giorni, dell'Art. 92 della Costituzione.
Citiamolo:

"Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri".

Quando i grillini (il bersaglio di moda del momento) affermano che questo governo "non è legittimo", "è incostituzionale", "il Premier non è stato eletto dal popolo", ecc, stanno dicendo - E' CHIARO COME IL SOLE - una palese inesattezza dal punto di vista giuridico: e questo li rende, ancora più di prima, un'alternativa (a mio avviso) poco credibile.
Tutti i Presidenti del Consiglio della storia repubblicana, infatti, sono stati nominati dal Presidente della Repubblica, non eletti dal popolo: il popolo elegge i propri rappresentanti, che siedono in Parlamento.

Tuttavia, se da un punto di vista formale-giuridico esiste la Costituzione - che rappresenta la legge fondamentale dello Stato - non è detto che non esistano anche altri codici di comportamento. Ad esempio quello dell'etica politica (questa sconosciuta) e del buon costume democratico (una cosa che si mangia?): in altre parole, una serie di regole non scritte che dovrebbero (condizionale..) imporre, a volte, uno standard più alto (ma non esattamente in contrasto) rispetto a ciò che la Costituzione prevede.
Cosa significa questo?
Significa che, anche se alcune cose vengono effettivamente previste dalla Costituzione, bisogna rendersi conto che la legittimità democratica sostanziale del governo Gentiloni ora, e dei governi Renzi, Letta e Monti prima, è (ed è stata) abbastanza zoppicante: gli elettori non si sono recati alle urne nel 2012 per ritrovarsi con governi tecnici o di larghe coalizioni, vere e proprie ammucchiate politiche (che hanno prodotto innumerevoli danni, peraltro) frutto di "manovre di palazzo".
Bisogna rendersene conto di questo, prima o poi.

Un'altra cosa.
E' dal 1994 che siamo in una sorta di repubblica presidenziale de facto, dove i leader delle coalizioni vengono chiaramente indicati - finanche sulla scheda elettorale (!) - e chi vince le elezioni diventa, viene "nominato" anzi, Presidente del Consiglio: è una prassi recente, questa, secondo la quale, tacitamente, il leader della coalizione vincente diventa il Capo del Governo. Sostanzialmente, dunque, viene "eletto" (virgolette volute) dal popolo; formalmente no, poiché bisogna comunque passare per la nomina da parte del Presidente della Repubblica.

A questo punto voglio fare una domanda a chi ha partecipato alle primarie del PD, come me, in passato: chi pensavate di eleggere esattamente?

Naturalmente il capo della coalizione che avrebbe concorso alle elezioni e sarebbe diventato, eventualmente, il nuovo Presidente del Consiglio. No?
Immaginate se Bersani avesse nettamente vinto le ultime elezioni e Napolitano avesse conferito l'incarico a qualcun altro: quale sarebbe stata la reazione?
Dove avete vissuto, dunque, negli ultimi 20 anni?
Dormivate?
Fa "simpatia" questa improvvisa esigenza di precisare all'"ignorante" di turno il dettato costituzionale.
Quale sarebbe stato il comportamento a parti invertite (Forza Italia maggior partito di una larga coalizione)?
La legittimazione costituzionale o giuridica è una cosa.
Quella politico-democratica è un'altra.
E soprattutto, quando si parla del governo della "res publica", non si possono usare alcune norme della Costituzione come scappatoia per non far esprimere gli elettori, perchè "tanto è consentito dalla Costituzione", non si può sempre "tirarla per la giacchetta", così come non la si può piegare a proprio (ab)uso e consumo secondo le opportunità del momento.

Salvo poi disinteressarsene quando viene sistematicamente violentata.

Rosario Picolla

(Articolo del 12 Dicembre 2016)