Cure, Covid e vaccino:  i medici non pagheranno i danni o forse si, ma quali?

Di Monica Soldano

MEDICO f0130

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I medici e tutti gli operatori sanitari sono al centro del dibattito della conversione in legge del decreto 44 del 1 aprile, quello che, da una parte offre la carota dello scudo penale, mentre dall’altra usa il bastone verso i sanitari, con l’obbligo vaccinale. Minacciati di essere demansionati o lasciati a casa  senza stipendio se non si vaccinano, i medici di CUB Sanità, il sindacato di base, presieduto da Walter Gelli non ci stanno, così il 10 maggio scorso hanno scritto ai ministri competenti, nel nome della Costituzione, della libertà e della responsabilità. Ripercorriamo le questioni in gioco.

La carota dello “scudo penale”. Una vittoria per la FNOMCeO

I giorni sono caldi nel dibattito pubblico ed in Senato. Ieri ha esultato per il goal ottenuto, con l’emendamento all’art. 3 del Dl 44, Filippo Anelli, il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri, perché lo scudo penale per i danni da cure covid e da vaccino è passato. “Un grande passo in avanti, perché la limitazione della responsabilità penale ai soli casi di colpa grave non è più circoscritta alle vaccinazioni, ma riguarda tutta l’attività prestata durante lo stato di emergenza epidemiologica dovuta al Covid”. Ha dichiarato il presidente Anelli.

Cosa cambierà?

"Ora il Giudice, ai fini della valutazione del grado della colpa, dovrà tener conto, tra i fattori che ne possono escludere la gravità, della limitatezza delle conoscenze scientifiche, al momento del fatto, su questa nuova patologia e sulle terapie più appropriate – spiega Anelli - nonché della scarsità delle risorse umane e materiali concretamente disponibili in relazione al numero dei casi da trattare, oltre che dell’aver svolto la propria attività professionale al di fuori della propria area di specializzazione. L’emendamento tiene dunque conto del contesto straordinario in cui i medici e gli altri professionisti sono stati chiamati ad operare: un contesto con evidenze scientifiche scarse e in continua evoluzione, di carenza di personale e di risorse”.

Il bastone. Irragionevole per il sindacato CUB Sanità.

Il 10 maggio scorso il CUB (sindacato di base dei medici) ha inviato una lettera ai ministri competenti per chiedere l’abrogazione o, comunque, una sostanziale modifica dell’art. 4 del DL 44 del 1 aprile perchè si contesta l’obbligo per un vaccino sperimentale, che è solo un rimedio ipotetico nella prevenzione del contagio, un vaccino che si potrà valutare a distanza di anni, pertanto l'obbligo sarebbe illegittimo. Secondo la lettera del Sindacato CUB, ad oggi solo il 7,32% del personale medico non si è vaccinato, tra questi anche quelli che hanno già avuto il Covid e che pertanto devono aspettare. Ma lasciare a casa questi lavoratori, che difficilmente potrebbero essere ricollocati o demansionati è incostituzionale. L’obbligo di vaccinarsi non può esistere perché lede la libertà di scelta (l’art 32 Cost) e la privacy (non c’ è un parere del Garante rispetto a questo, perché?), inoltre, l'obbligo non può essere generico, perché non tutti gli operatori che non si vaccinano svolgono le stesse attività, con il medesimo presunto rischio. Infine, sottolinea il CUB sanità, si andrebbe a creare un disservizio, impedendo a questi lavoratori di operare in un periodo così delicato per la salute dei cittadini, a fronte di un vaccino, che nessuna istituzione può certificare come utile a prevenire la diffusione del contagio, ma, ad oggi, è solo utilizzato per prevenire le forme più gravi della malattia. Un ipotetico rimedio, dunque, che imporre in modo coerciivo, appare davvero irragionevole.