Il giorno 8/4/2021 è stata emessa una sentenza presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sentenza che ha a che fare con l’obbligo di vaccinazione, e che è stata variamente interpretata data la attuale situazione.

Il nome specifico è: CASE OF VAVŘIČKA AND OTHERS v. THE CZECH REPUBLIC(Applications nos. 47621/13 and 5 others) ed è visionabile a partire dai segunete link: http://hudoc.echr.coe.int/eng?i=001-209039 (N.B.: esiste anche la versione francese)

La sentenza è molto lunga, anche perché l’istruttoria è stata molto dettagliata. Vediamo insieme alcuni passaggi salienti e informazioni in essa contenute.

Va subito chiarito che la sentenza non apre la strada alle vaccinazioni obbligatorie come da molti paventato. Vengono soltanto confermate come ragionevoli le norme vigenti, norme a quanto pare molto simili a quelle vigenti in Italia con il famigerato decreto Lorenzin, poi avvallato dalla sentenza della Corte Costituzionale no. 5/2018.

In estrema sintesi, vengono confermate come legittime le multe al genitore e l’esclusione dei bambini dalla scuola materna per il rifiuto di rispettare l'obbligo legale di vaccinazione: niente di più e niente di meno.

Risulta chiaro che l’intenzione dei ricorrenti fosse di ottenere un riconoscimento di una maggior forza dei diritti individuali rispetto alle presunte necessità di protezione sociale che stanno alla base della vaccinazione di massa. Questa richiesta però è stata da loro sostenuta senza contestare sistematicamente nel merito ed in modo specifico il processo logico/scientifico che sta alla base della scelta delle vaccinazioni di massa; hanno voluto soprattutto mettere in luce i rischi per l’individuo (le controindicazioni), l’opacità delle multinazionali che li producono, e le imperfette modalità di attuazione.

Si tratta dell’atteggiamento tipico che viene attribuito a coloro che vengono etichettati “no-vax”: un atteggiamento che, nella narrazione dominante,  appare mosso dall’egoismo, in quanto il “no-vax” non vorrebbe adempiere al dovere di solidarietà sociale verso i più vulnerabili che richiede al resto della popolazione di assumersi un rischio minimo sotto forma di vaccinazione.

Chi però finisce per subire questa etichetta, spesso  non intende entrare nell’agone della argomentazione nel merito, perché ha la pretesa che l’intangibilità della persona venga COMUNQUE riconosciuta. Non si capacita del fatto che tanta gente possa sottostare ad una narrazione che invade il corpo e la salute individuale, senza verificarne direttamente le basi logiche e scientifiche, e senza dare -se non a se stesso agli altri- il beneficio del dubbio.

Il problema è che di fatto invece, la gente in media SI FIDA dell’autorità, e più in generale l’essere umano è soggetto ad enormi bias confermativi. Mettendo in luce le controindicazioni e gli effetti indesiderati dei vaccini non si ottiene affatto il risultato di svegliare le coscienze in modo generalizzato: al contrario, per la maggior parte della gente, si mette in luce un’eccezione che conferma la regola: il presunto paradigma logico-scientifico viene cioè CONFERMATO nella sua sostanza proprio da chi appare “soltanto” lamentarne i difetti e le contraddizioni.

Tornando alla nostra sentenza, la Corte prende per buone le basi logico-scientifiche alla base delle normative nazionali, e su di esse arriva ad una conclusione del tutto condivisibile: I diritti dell’individuo vanno proporzionati con le necessità di proteggere la salute pubblica. Quindi nella pratica: Il diritto di gestire la propria libertà di credenza religiosa, la propria dignità ed integrità fisica e quella dei figli, viene garantito in quanto non vi è nessun tipo di forzatura diretta alla vaccinazione.

Al contrario: vi è un sistema che permette esenzioni ed è accompagnato da garanzie procedurali. La multa di valore modico e la esclusione dalla scuola materna costituiscono un bilanciamento ragionevole per affermare la logica della protezione sociale. Non vi è lesione del diritto allo studio in quanto la multa consente la frequenza della scuola dell’obbligo. In sintesi: le misure impugnate sono in realtà proporzionate agli scopi legittimi perseguiti.

Sul merito del paradigma logico-scientifico la Corte -anche perché non specificamente sollecitata- non entra, affidandosi al consenso generale della scienza medica (“medical science”) ed alle fonti implicite che hanno dato vita alle legislazioni ed alle sentenze delle corti nazionali, nonché alle raccomandazioni di ONU e OMS. Vengono inoltre richiamati documenti del Consiglio d’Europa e delle Leggi della UE, che rinforzano l’idea di proporzionalità e bilanciamento degli interventi.

Una delle problematiche implicite nelle leggi stesse, e di conseguenza nelle versioni giornalistiche delle sentenze, è legata al significato della parola “obbligo”: essa infatti richiama l’idea di coercizione, mentre la coercizione viene di fatto rigettata nelle sentenze. Ma l’opinione pubblica si abitua a un simile barbaro accostamento. Un altro problema lessicale è l’uso del concetto di “scienza” ed in particolare di “scienza medica”. Qual è lo statuto delle scienze umane? E lo statuto delle scienze che studiano la Vita? Possono portare a conclusioni definitive, tanto da giustificare coercizioni od obblighi? Lascio aperte queste domande.

La mia idea, che ho maturato nel corso degli ultimi anni - anche grazie alle riflessioni di un nostro amatissimo socio che peraltro ha sempre affermato la propria laicità sulla questione - e che voglio condividere, è che battaglie come questa vanno necessariamente combattute nel merito, colpo su colpo. Solo dando dignità al paradigma avversario, è possibile, forse, decostruirlo pezzo per pezzo ed indicare alternative. Quindi l’invito è a sospendere il giudizio sul fatto che possa essere giusto “indurre” trattamenti sanitari, e cominciare a indicare e collezionare le contraddizioni logico-scientifiche nel merito.

A questo proposito, la sentenza in oggetto indica alcune direzioni su cui costruire, che qui riporto direttamente come testionianze collezionate dalla Corte (traduzione deepl.com):

(g) ROZALIO - Genitori per una migliore informazione e libera scelta nelle vaccinazioni [Repubblica Ceca]

240.  Questo terzo interveniente ha presentato le seguenti informazioni, basate sulla sua esperienza. Nella Repubblica Ceca c'era un numero crescente di genitori che desideravano essere informati su questioni riguardanti la vaccinazione, che mettevano in discussione la sua necessità e i tempi e che erano consapevoli del loro diritto inalienabile di prendere decisioni informate su tutte le questioni riguardanti i loro figli. La maggior parte di questi genitori non si opponeva alla vaccinazione dei loro figli in blocco, ma piuttosto desiderava un approccio individuale. Non sapevano come comunicare su queste questioni con i medici e le autorità e lo Stato non è riuscito a fornire fonti adeguate di informazioni pertinenti.

241.  Gli strumenti repressivi per promuovere il tasso di vaccinazione erano inadeguati perché generavano sfiducia. Dati verificabili hanno mostrato che un livello di repressione crescente corrispondeva a un tasso di vaccinazione decrescente. Un approccio migliore era quello di promuovere il dialogo con i genitori su un piano di parità.

E

(h) Forum europeo per la vigilanza sui vaccini

246.  Questo interveniente ha sostenuto che, a differenza di altri settori di importanza sociale in una società democratica, dove i punti di vista opposti erano rappresentati istituzionalmente, nel settore della sanità pubblica non c'erano sindacati di alcuna professione specifica per difendere le scelte individuali relative alla salute. Mentre nell'area della giustizia c'erano regole adottate dal legislatore e regolate dalla magistratura, non c'era un equivalente nel settore della salute. Mentre tradizionalmente c'era un organo professionale dei medici e un organo amministrativo che si occupava di questioni sanitarie, non c'era generalmente un'istituzione che rappresentasse il paziente. La necessità di una rappresentanza del paziente nei confronti delle autorità sanitarie si è tradotta, in Francia, nella creazione di un dottorato universitario specifico per i pazienti-esperti.

247.  Tuttavia, gli esperti giurati in materia di salute in Francia erano nominati da un tribunale e operavano in un regime che si prestava a critiche, tra l'altro, in considerazione della portata della loro specializzazione e competenza. Per varie ragioni, la ricerca di base, preclinica e clinica in relazione ai vaccini aveva un potenziale limitato.

….

252.  Era comune nel mondo sanitario confondere le categorie di "consenso informato" e un "permesso di procedere con una procedura specifica concesso dal paziente". Questo potrebbe essere dovuto al fatto che, nonostante i lunghi studi, i medici non erano addestrati a trasmettere informazioni scientifiche e mediche ai pazienti in un linguaggio che questi ultimi comprendessero. Non era chiaro se lo stato della scienza riguardo agli approcci terapeutici tenesse adeguatamente conto delle risposte fisiologiche dell'individuo.

In particolare invito a riflettere sul fatto -tanto logico quanto, per me, nuovo- espresso dalle parole:

“Mentre tradizionalmente c'era un organo professionale dei medici e un organo amministrativo che si occupava di questioni sanitarie, non c'era generalmente un'istituzione che rappresentasse il paziente.”

Nella attuale situazione sociale, sanitaria e legislativa, la “necessità di una rappresentanza del paziente nei confronti delle autorità sanitarie” (e non solo sanitarie) è stata raccolta in modalità “emergenziale” da associazioni di cittadini molto combattive (es.: FRI, Comicost, Coemm-Clemm, l’Eretico, Mov.Libertario, ecc) ma che, almeno al momento, non tendono a una prospettiva istituzionale, quanto una protezione sul piano della lotta legale a tutto campo.

E’ possibile partire da simili esperienze, ed ovviamente dal nostro Sostegno Legale e dal nostro Dipartimento Salute, per formare una realtà dotata di un maggior riconoscimento pubblico e una piattaforma di servizi di tipo “non emergenziale”, che possa nel contempo collezionare argomentazioni non solo di tipo giuridico, ma anche di tipo logico-scientifico, utili a dotare le scelte alternative di piena cittadinanza?