Di fronte alla manifestazione contro gli immigrati di ieri, come ha detto oggi Emma Bonino a SkyTg24, ho provato molta tristezza.

E' vero però che bisogna tenere a mente l'economia di realtà così piccole, in cui l'ospedale è a 60 chilometri ed il medico viene una volta a settimana; sopratutto bisogna considerare il contesto culturale di queste realtà.

Noi che abitiamo in grandi città, multiculturali, multicolori, multireligiose, e ne apprezziamo la bellezza, che poi è la bellezza dell'essere umano che si esprime in mille forme, ci scordiamo spesso che la globalizzazione, a moltissimi dei nostri cittadini, va ancora spiegata- ci dobbiamo ricordare che la globalizzazione ancora spaventa .

Basta guardare al Brexit per capire che anche la nazione più prospera ed avanzata al mondo, la vera capitale del mondo, possa crollare sotto il peso degli egoismi e delle paure- quando queste non vengono spiegate ed affrontate.

Se non saremo dunque all'altezza di spiegare l'incredibile sfida, ma anche opportunità, proveniente dalla globalizzazione delle economie e dei capitali, ma anche potenzialmente dei diritti, dello stato sociale e della democrazia; se non riusciremo ad interpretare positivamente un’inevitabile gobalizazzione; se non riusciremo a rilanciare l'economia Italiana ed Europea, riscoprendo il significato del Welfare State nel 21 secolo, rischieremo di perdere la battaglia per il benessere e la democrazia e rischieremo di ritrovarci, come ieri, a lottare tra poveri: "gli ultimi contro i penultimi”, come dice oggi Ezio Mauro sulla Repubblica.

C'è una battaglia più grande da combattere, quella per una globalizzazione positiva, democratica; la battaglia per la globalizzazione dei diritti e del benessere.

E' questa però una battaglia difficile perchè è una battaglia da combattere contro noi stessi, contro i modelli economici che regolano le nostre vite, contro le 'regole' che ci hanno insegnato a considerare ‘immutabili’, contro le nostre paure. Sopratutto, la battaglia per una globalizzazione democratica è estremamente complicata in quanto è una battaglia che si può combattere solo tramite le istituzioni politiche che ci hanno insegnato a disconoscere.

Senza la Politica, senza l'appoggio popolare alla Politica, senza una Politica consapevole delle dinamiche di potere e senza una Politica sovraordinata all'economia- la battaglia è persa.

Il mio personale invito e la mia personale speranza è quindi che tutti quelli che oggi criticano la politica e si sentono traditi, invece che allontanarsi da essa, lasciando il campo sgombro da ogni opposizione capace di resistere all'involuzione antidemocratica ed alla decrescita infelice, decidano invece di fare Politica, di migliorare la Politica, di controllare la Politica e di indirizzare la Politica; perchè senza Politica non c'è rappresentanza della volonta popolare. Senza la Politica viene a mancare lo strumento d’azione della volontà popolare.

Se i partiti non rappresentano la vostra visione del mondo; se la vostra visione del mondo non si incasella nelle scatole dell'organizzazione sociale predefinita, il Movimento Roosevelt è un luogo di dibattito e discussione dove potrete esprimere liberamente il vostro pensiero.

Se il Movimento Roosevelt non dovesse rappresentare un luogo di discussione a voi congeniale, fate altro- ma non mollate. Non vi allontanate dalla Politica, non condannate 'la Politica', perchè la Politica è il nostro unico strumento di lotta e la negazione dell'utilità della Politica, la condanna della Politica, è la Loro più grande vittoria.