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Vivo a Londra da 17 anni e pubblico questo mio articolo qui per condividere alcune riflessioni che ho fatto dal risultato del Referendum su Brexit sino alla recente Conferenza Labour nel UK, per suscitare altrettante riflessioni sulla direzione che Brexit prese, sta prendendo e potrebbe prendere.
Questo guardando alla scena internazionale, dove i modelli economici espansivi delle nazioni BRICS stanno avendo tale influenza da attirare l’attenzione degli storici poteri atlantici US e UK. E’ tutto da vedere come Trump e il processo di Brexit riusciranno a creare un paradigma alternativo al neoliberismo attraverso la loro dialettica con le forze sovranazionali interessate al mantenimento dello status quo.

"BREXIT E POTERI SOVRANAZIONALI"
Scritto da Francesco Coni

In quale o quali modi si può leggere l'esito del Referendum nel UK, che soddisfacendo l'elite che Brexit la voleva, ha di pari passo scatenato le reazioni di quelle che non la volevano?
Se si giungerà ad un accordo tra queste elites, sarà esso in qualche modo favorevole ai popoli e ad un rinnovo progressista, o il paradigma resterà neo-aristocratico in Europa (EU) e nel UK?
O sara' addirittura guerra?

Daro’ in questo articolo più importanza alla rilevanza dell'evoluzione cronologica di Brexit che a fare approfondimenti sui punti sollevati; questo per giungere a domande più che a conclusioni, visto che l'epopea Brexit continuera' a spiegarsi per mesi, e speriamo, anni.
Dico speriamo, in quanto nutro un po’ di speranza che un processo di dialogo tra UK e EU sui termini di Brexit possa, chissa’, alla fine portare ad una democratizzazione dei trattati EU.

Una breve premessa alla cronologia post-Brexit.
Si potrebbe grossolanamente, ma probabilmente giustamente, descrivere il risultato del referendum come una delle tante conseguenze provocate dal "cancro" storico britannico: il sistema di classe (upper, middle e working class dove l'upper e' il 6% e la middle conduce un tenore di vita assai migliore del l'altrettanto grande working class). E dire che l'elite ha persuaso Cameron a indurre il referendum e usato i tabloids di Murdoch per influenzare la working class a votare Brexit.

La minoranza dei parlamentari voleva Brexit, ma dopo l'esito del referendum anche la maggioranza ha dovuto usare un linguaggio politically-correct che non facesse arrabbiare chi aveva votato Brexit e non essere accusati di non rispettare il risultato dell'esercizio democratico dell'elettorato.
Quindi molto presto i termini Soft-Brexit e Hard-Brexit sono diventati gergo quotidiano per mezzo di qualcosa che a me sembrò astuto consenso dei tantissimi parlamentari soft-Brexiteers. Infatti sebbene ufficialmente i termini rappresentavano diverse posizioni spiegate nella loro complessità e che sono da allora cambiate ogni mese, posizioni appunto sulla futura posizione del UK nel single market e customs union, in realtà questi due termini tra le righe significano: continuero' a battermi perche' Brexit vada in porto (hard-brexit), continuerò a battermi perché Brexit non vada in porto (soft-brexit).
In effetti se il UK per un periodo di transizione di due anni (rinnovabili quando l'opinione pubblica sara' esausta di discutere di Brexit) non uscisse ne' dalla customs union, ne' dal single market, avremmo sostanzialmente una situazione di Non-Brexit.
I media (intendo quelli mainstream ovviamente) che sono per la stragrande maggioranza per il pensiero unico neoliberista, e in mano alle elites che volevano Brexit hanno protestato contro la mancanza di rispetto per il risultato del referendum che questo significherebbe, ma senza la quotidiana veemenza con la quale da sempre massacrano il leader laburista anti-austerity Corbyn.
Questo fa pensare a quali forze sovranazionali potenzialmente piu' potenti dell'elite di matrice British (nostalgica del suo Empire) si siano impiegate a lanciare messaggi a quest'ultima. Ma per riflettere su questo, occorrerebbe forse osservare alcuni fatti e commenti in maniera cronologica.

Umori e commenti Pre-Brexit.
Libreidee.org racchiude commenti (in lingua italiana ma da tutto il globo) di opinionisti non-mainstream, appunto non allineati e non sotto i libri paga di grandi testate. Inoltre la maggior parte degli articoli che libreidee seleziona e posta noto siano scritti da autori che, come noi del Movimento Roosevelt, contestano la dominanza dogmatica del pensiero unico neo-liberista.
Per questo motivo se vi andate a leggere un po’ di articoli su Libreidee del periodo prima, o subito dopo l’esito del referendum sono di norma articoli che idealizzano Brexit, visto come un movimento popolare di ribellione alle aristocrazie tecnocratiche EU del neoliberismo ultra-finanziario.

Cronologia fondamentale Post-Brexit:

Giugno 2016.
Il 51.9% dei votanti vota per Brexit che così vince al Referendum (e Cameron, che l'aveva fatto accadere su pressioni che forse avrebbe potuto ignorare, ma che confidava non facesse vincere una Brexit che lui neanche voleva, si dimette). Il mese dopo celebri brexiteers non vengono scelti per rimpiazzarlo ma bensì Theresa May e' scelta dai suoi compagni di partito. May si presenta promettendo di portare in porto hard-Brexit nonostante avesse votato per restare in EU. La nuova prime minister UK si dimostra indubbiamente leale alla elite a cui giura questo e proporzionalmente pronta a scordarsi i motivi per cui non voleva Brexit precedentemente. Anche il Team-Brexit, come si poteva prevedere, annovera quattro agguerriti ministri conservatori hard-brexiteers.

Marzo 2017.
Westminster mette finalmente in moto l'articolo 50 che da' due anni di tempo al UK per uscire dall'EU. Questo dopo pressioni e lamentele da parte europea per i ritardi e le indecisioni britanniche, indecisioni che da decenni caratterizzano la dinamica delle lotte intestine tra brexiteers (pro-Brexit, cioe' pro hard-Brexit) e remainers (ora denominatisi pro soft-Brexit) all'interno della "Westminster bubble" (gli interessi elitari dei parlamentari e delle loro clientele, che vengono contrapposte ai problemi veri della nazione che loro spesso non hanno mai conosciuto, essendo passati direttamente da scuole elitarie a carriera politica).

Giugno 2017
Theresa May che finora si e' dimostrata forte e stabile come la dipingono i media tutti i giorni (a differenza del "debole" Corbyn secondo appunto i media quasi tutti allineati coi conservatori) induce una snap election (snap perche' tre anni prima della fine della legislatura) confidando di rafforzare la sua maggioranza con il furbesco intento di poter, in quel modo, avere carta bianca e cosi' portare in porto un'uscita (Brexit) impopolare per via dell'impatto sull'economia, ma che i suoi datori di lavoro vogliono.
Tutta la campagna elettorale e' basata sulla sua personalità che consentirà di portare in porto quello che il popolo britannico ha votato tramite il referendum, cioè hard-Brexit (uscita dal single market e customs union in primis). May pero' fa l'errore madornale di avere nel manifesto elettorale una policy (proposta di legge) che diventa immediatamente la più impopolare che io mi possa mai ricordare, la dementia tax. Quest'ultima propone di far pagare agli anziani le spese della loro assistenza nel proprio domicilio; il putiferio si scatena e guarda caso solo a pochissime settimane dal voto e distrugge la reputazione e immagine mediatica di May, che a questo rimpiangera' anche di aver puntato cosi' tanto sulla sua personalita' nella campagna.
Immediatamente gli anziani votano laburista (Corbyn).
Invece di rafforzarsi, May indebolisce la sua maggioranza e si deve affidare ad un partitino dell' Irlanda del Nord per raggiungere una maggioranza minima.
Questo rende il progetto hard-Brexit virtualmente impossibile: non solo la maggior parte dei parlamentari non vuole hard-Brexit, ma May non potrà ora neanche vantarsi di aver ricevuto un mandato forte per hard-Brexit dall'elettorato.
Cinicamente io in quel momento sospetto che i suoi due advisers Nick Timothy e Fiona Hill (che non sono neanche politici ma che hanno praticamente scritto loro il manifesto Tory) possano essere asserviti ai poteri EU e anti-Brexit.
Tutto a un tratto Theresa May non cambia ufficialmente posizione, ma cambia tono su Brexit e prende decisioni che a Brexit segano le gambe; persone che prima facevano silenzio parlano a gran voce, altre se la squagliano. Questa fase e’ decisamente una sulla quale dobbiamo soffermarci molto attentamente:

May appunto licenzia il ministro per Brexit David Jones (quello con le posizioni piu’ estreme dei quattro), e un altro ministro per Brexit si dimette, Lord Bridges. Ne rimangono due a distanza di quattro giorni dall’inizio delle trattative con il Parlamento EU. Il Dipartimento per Brexit perde cosi' il 50% dei suoi ministri e il loro anno di esperienza in tale ruolo; arrivano due esordienti senza possibilita’ di prepararsi a trattar con Barnier, Juncker e soci a pochi giorni di distanza. Le cose non sono certo andate da programma; ma un nuovo programma s’intravede: il ministro dell’economia, il posato chancellor Philip Hammond, dopo un anno al governo, ora finalmente esprime quel che pensa di Brexit: hard-Brexit sarebbe un suicidio per la nostra economia; e si rifiuta addirittura di confermare che il UK uscirebbe dal single market. May avrebbe potuto licenziarlo dopo la snap election, ma l'aveva tenuto sapendo che lui avrebbe ulteriormente indebolito la sua posizione di leader con imminenti dichiarazioni a briglia sciolta contro la campagna hard-Brexit di May. Appar chiaro che lei prende ordini; e che anche ad Hammond e’ stato detto che puo’ parlare (dire cio’ che pensa) ora.

Forte o debole che sia la maggioranza dei Tories, sono mesi che Gioele Magaldi avverte i commentatori alternativi (che avevano messo sul piedistallo Brexit) che lui non vede i Tories andare per una strada migliore dell’ EU; niente politiche keynesiane nel UK, altro che.

Ma Philip Hammond tira fuori un altro coniglio dal cappello dicendo che l’austerity non puo’ piu’ continuare ai livelli degli ultimi anni; Michael Gove dice lo stesso. Sentire i Tories parlare cosi’ di austerity non accade piu’ di un paio di volte al secolo, e ai laburisti non pare vero. 
Che tutto il UK stia sterzando verso un modello economico Keynesiano, dopo tutto?
Nino Galloni ci dice che i BRICS, cioe' Cina, Russia, India e Brasile lo stanno gia facendo (e forse anche Trump lo fara' come promesso in campagna elettorale, se glielo consentiranno). Che li segua anche il UK?

Ma perche’ Corbyn non voleva rimanere in Europa se il socialismo e’ tradizionalmente internazionalista? Perche' Corbyn aberra la finanza lontana dall’economia reale e non nutre alcuna speranza di cambiare l’EU dall’interno? Corbyn sarebbe per un hard-Brexit, mentre il suo partito vuole rimanere in EU (soft-Brexit). 
Siamo un po’ scettici che si possa ottenere soft-Brexit ed anti-austerity al contempo (visto che si rimarrebbe vicino ad una EU della finanza) ma sia i Tories che i laburisti sembrano voler questo, e sarebbe questo appunto uno scenario ideale; scenario che potrebbe portare l’EU a percorrere strade simili. Ma gli attacchi terroristici sembrano andare di pari passo a spinte progressiste; e’ guerra tra poteri sovranazionali?

Quante forze sovranazionali contate in questa vicenda?
Quella che voleva Brexit. Quella EU di Draghi & soci (dominata dalle UR-Lodges Three Eyes, e anche Edmund Burke, Pan-Europa, Compass Star Rose, Der Ring). Quella di Cina, Putin e Trump (con una Cina che sembrerebbe essersi recentemente sganciata dalla tradizionale affiliazione alla Three Eyes Kissingeriana, la quale vorrebbe sempre globalizzazione e che la Cina si preoccupasse solo di esportare, ignorando uno sviluppo della classe media). Quella occidentale e genuinamente progressista e keynesiana del movimento Roosevelt, Corbyn e Sanders.
E con chi stanno invece Soros & socia Hilary nella vicenda Brexit?
Apprendiamo da Gioele Magaldi sul suo bestseller Massoni, che le UR-Lodges reazionarie dominanti sono la Three Eyes, la Hathor Pentalpha dei Bush e ISIS, e la White Eagle, e che Putin e Merkel sono membri storici della Golden Eurasia nonostante i loro governi abbraccino ora modelli economici opposti, come ci spiega Galloni.
Soros si batte da sempre per open societies popperiane, e per piantare i semi democratici ed estrirpare alla radice deviazioni totalitarie in una miriade di stati del mondo, ma sembrerebbe rimanere associato a poteri finanziari.

Ma vorrei fare l’ultima mia riflessione tornando ancora una volta ad un libero pensatore del network del Movimento Roosevelt (di cui e’ anche supervisore generale del super ufficio stampa), Carpeoro. 
Quest'ultimo (che a differenza di Magaldi parla spesso di sovragestione al singolare, come se ci fossero una o piu’ UR-lodges che siano dominanti su scala mondiale) spiega i numerosi attacchi terroristici sul territorio UK dell’ultimo anno come motivati, a livello superficiale, da vendette del terrorismo islamico su paesi che hanno preso parte nei conflitti mediorientali (e quindi anche Francia, ma non Italia).

Sia se accettiamo o no la mia proposta che Fiona Hill e Nick Timothy siano stati 'comprati' da poteri anti-Brexit per pregiudicare Brexit distruggendo le elezioni Tory con un manifesto suicida, e’ difficile non constatare che gli attacchi terroristici nel UK si siano intensificati dopo Brexit.
Questo ci rende propensi ad accettare la proposta di Carpeoro che “la sovragestione” (che lui in questo momento vede includere settori CIA) sia dietro il terrorismo nel UK; un terrore quindi con obiettivi di difesa dello status quo neo-liberista, e mosso da un'ansia reazionaria di una sovragestione che teme che Brexit possa agevolare uno shift keynesiano.
Secondo Carpeoro, (nel 28/5/17 con Fabio Frabetti di “Border Nights”) c’è da aspettarsi clamorose sorprese dal Regno Unito, il quale si starebbe sganciando da Bruxelles: «L’Inghilterra, sta vivendo uno scontro sempre più acceso nell’establishment, dove – anche a livello massonico – emergono spinte di carattere progressista e addirittura socialista». L’Inghilterra è in pieno fermento e non è ancora chiaro come si ridislocherà sul piano geopolitico: è questo, insiste Carpeoro, ad inquietare gli strateghi occulti della “sovragestione”, gli stessi che hanno “fabbricato” l’Isis e vorrebbero puntare tutto sul business della guerra, dopo aver trasformato il Medio Oriente in un inferno senza vie d’uscita.

Quindi lo scorso Maggio Carpeoro diceva che dall’Inghilterra si aspettava di tutto», essendo un paese che stava cambiando i suoi assetti - non avendo ancora deciso con chi schierarsi nel grande gioco mondiale del potere, di cui questo neo-terrorismo non è che uno degli strumenti, il più feroce».

Abbiamo visto che non e’ certo bastato che Brexit vincesse al Referendum per rendere possibile al UK di smarcarsi dall’EU.
Il 27 Settembre 2017 (alcuni giorni fa) Corbyn fa il suo discorso di chiusura di una Conferenza Labour in cui gli spiriti volano altissimi, con una headline dirompente, significativamente degnata di riguardo da molti media mainstream: 
“Il Neoliberismo e’ rotto e siamo noi (socialisti ndr) il centro politico ora”. Questo appunto dal primo leader Labour a riusare il termine “socialismo” dopo 20 anni in cui era stato completamente evitato dal New Labour neoliberista e carrierista di Tony Blair. 
L'immediata reazione del primo ministro Tory Mrs May conferma lo shift politico verso sinistra del UK. May infatti si sente in dovere, come sottolinea anche BBC Newsnight la sera stessa, di difendere il capitalismo e il libero mercato pubblicamente. 
Newsnight infatti ospita uno scrittore americano che ha scritto un libro su un’economia non capitalistica, ed il suo editor Mr Cook fa un servizio di dieci minuti su delle cifre che indicherebbero come il capitalismo non ha reagito, e forse non sa reagire, al crash del 2009. 
Puntata forse isolata certo, ma ciò’ che May dice (in risposta a Corbyn ovviamente) fa pensare che lei senta un’aria anti-austerity, sia nella nazione che, probabilmente, in ambienti alti che lei giudica evidentemente pericolosi.

Se si fara’ soft-Brexit e l’inciucio con l’attuale establishment EU, l’Europa auspicata da Spinelli dovra’ attendere, e Brexit non sara’ servita a niente, solo a rafforzare l’inutile tendenza che o si sta in EU, o si esce (appunto senza parlare delle riforme necessarie all’EU).

Se invece Trump e UK seguiranno la scia BRICS e dei loro modelli economici espansivi (neo-keynesiani) sapremo che una sfida cruciale sara’ stata vinta da forze progressiste nell’Occidente. 
Chissa’, forse questo porterebbe anche a delle riforme dei trattati EU.
Questo sarebbe certamente lo scenario piu’ auspicabile.
E non avrebbe reso Brexit una inutile e colossale perdita di tempo.