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Prendo spunto da un articolo pubblicato oggi su La Repubblica: http://www.repubblica.it/tecnologia/2017/09/06/news/al_tipsy_bar-174756432/?ref=RHPPBT-VT-I0-C4-P10-S1.4-T1

Le macchine stanno rapidamente sostituendo l'Uomo in un numero sempre maggiore di lavori: dai supermercati ai bar.

Nel valutare questo fenomeno, alcune persone si dicono preoccupate del fatto che, in una societa' neoliberista, questo significhi andare in contro o a masse di disoccupati o ad una progressiva diminuzione di salari e diritti dei lavoratori.

Altri, come me, si augurano che questa evoluzione rappresenti per l'Uomo l'opportunita' di investire il proprio tempo in cio' che desidera, liberandolo dall'essere costretto a lavorare piu' di quanto non riesce a godere dei frutti del prorio lavoro.

Per realizzare questa visione, puo' lo Stato rimanere spettatore in una economia senza alcuna regola?

O c'e' bisogno che lo stato abbia un ruolo piu' preminente, di modo che si possano garantire condizioni di vita dignitose tramite salari adeguati e la possibilita' di sviluppare i propri interessi e le proprie aspirazioni?