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John Maynard Keynes: «Un atto di risparmio individuale significa, per cosi' dire, una decisione di saltare il pranzo di oggi; ma non richiede necessariamente una decisione di pranzare o di comperare un paio di scarpe fra una settimana o fra un mese, o di consumare qualsiasi bene determinato a qualsiasi data determinata. 
Cosicchè esso deprime l'attività della preparazione del pranzo odierno, senza stimolare l'attività del tenersi pronti per qualche atto futuro di consumo.
Non è una sostituzione di una domanda futura ad una domanda presente di consumo, ma è una diminuzione netta di tale domanda.
Inoltre, l'aspettativa del consumo futuro si basa cosi' tanto sull'esperienza corrente del consumo di oggi, che probabilmente una riduzione di questo farà abbassare quella; cosicchè l'atto di risparmio non soltanto deprimerà il prezzo dei beni di consumo lasciando inalterata l'efficienza marginale del capitale esistente, ma puo' anche tendere effettivamente ad abbassare anche quest'ultima.
In tal caso puo' ridurre la domanda presente di investimento, oltrechè la domanda presente di consumo.
Se il risparmio consistesse non soltanto nell'astenersi dal consumo presente, ma nel collocare contemporaneamente un ordine specifico per il consumo futuro, l'effetto potrebbe essere del tutto diverso.
In tal caso, infatti, l'aspettativa di un certo rendimento futuro dell'investimento sarebbe migliorata; e le risorse liberate dal compito di far fronte al consumo presente potrebbero esser rivolte a far fronte al consumo futuro.
Cio' non significa necessariamente che esse dovrebbero essere, anche in questo caso, dell'ampiezza uguale all'ammontare di risorse liberate; giacchè l'intervallo di tempo desiderato potrebbe richiedere un metodo di produzione tanto scomodamente “indiretto” da avere un'efficienza assai inferiore al tasso corrente di interesse; col risultato che l'effetto favorevole, esercitato sull'occupazione dall'ordine per il consumo futuro, non si esplicherebbe subito, ma a qualche data successiva, cosicchè l'effetto immediato del risparmio sarebbe ancora avverso all'occupazione.
Comunque, in ogni caso, una decisione individuale di risparmiare non implica di fatto di collocare un ordine specifico per il consumo futuro, ma semplicemente di annullare un ordine presente.
Quindi, dato che l'aspettativa del consumo è l'unica ragion d'essere dell'occupazione, non vi dovrebbe essere nulla di paradossale nella conclusione che una diminuita propensione al consumo esercita un effetto deprimente sull'occupazione.»