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La citazione inserita nel titolo non proviene da “Scherzi a parte” o da “Lercio”: è quanto ha affermato uno che, tra i vari mestieri, risulta essere anche Presidente dell'Università Bocconi dal 1994.
Segue, quindi, come qualcuno avrà intuito, un intervista-articolo del “Corriere della Sera” (http://www.corriere.it/) ad un certo Mario Monti (quello che secondo aluni soggetti appertenenti a determinati ambienti - quindi, ovviamente, secondo i media... -, avrebbe “salvato” l’Italia...), dal titolo “Senza l’Ue gli Stati sarebbero preda delle multinazionali”.

Perché le Autorità antitrust europee si stanno dimostrando più attente di quelle degli Stati Uniti nei casi contro i grandi gruppi tecnologici americani?

«Negli Usa, le amministrazioni repubblicane tendono ad applicare le norme Antitrust in modo più morbido di quelle democratiche. L’Antitrust europeo non ha queste ciclicità. Nel 2004 per esempio la Commissione trattò le infrazioni di Microsoft in modo più severo del Dipartimento della giustizia di George W. Bush, ma meno severo di quello di Bill Clinton».

C’è un maggiore attivismo delle Autorità antitrust Ue?

«È vero che da una ventina d’anni Bruxelles è più severa di Washington di fronte agli abusi di posizioni dominanti. Ma la severità di Bruxelles è la stessa, che si tratti di imprese europee, americane, russe o cinesi. E non è strano che Bruxelles vigili anche su imprese non europee. Lo fa perché il suo compito è evitare che la concorrenza venga violata sul mercato europeo, indipendentemente dalla nazionalità delle imprese. Lo stesso fanno le Autorità antitrust americane e degli altri Paesi».

Non teme che Google percepisca l’iniziativa europea come debole e irrilevante?

«La Ue rappresenta un mercato di 500 milioni di abitanti: nessuna grande impresa può permettersi di non rispettare le decisioni di Bruxelles, perché non sarebbero più autorizzate ad operare in Europa. Ricordo l’acquisizione di Honeywell da parte di GE. Il Dipartimento della Giustizia americano aveva già dato via libera ma quando la Commissione, malgrado le rimostranze di Bush, non la autorizzò, GE rinunciò. Avrebbe potuto compiere l’acquisizione per il mercato americano e mondiale, ma non per l’Europa. E proprio l’impossibilità di vendere in Europa i motori per aerei di GE e i prodotti di avionica di Honeywell faceva sfumare la convenienza economica».

Le istituzioni Ue sembravano in crisi di legittimità di fronte all’opinione pubblica. Questa azione segnala che la Commissione riprende forza?

«Ci sono partiti che vorrebbero far uscire i rispettivi Paesi dalla Ue, così come ci sono primi ministri che si riferiscono con disprezzo alla Commissione e ai suoi tecnocrati. Ho una domanda per loro: hanno mai pensato che senza la Ue, senza la Commissione, senza una “eurocrate” come la commissaria Vestager, i nostri piccoli Stati nazionali sarebbero facili bocconi per le grandi multinazionali, con grave danno dei nostri consumatori e delle nostre imprese?».

Ci saranno ripercussioni politiche tra Europa e Stati Uniti, ora che gli Usa hanno un’amministrazione “America First” e il protezionismo tenta entrambi i blocchi?

«Sono anch’io curioso di vederlo. Intanto mi limito a due osservazioni. ”America first”, già. Ma il presidente Trump come declinerà il suo slogan? In materia di Antitrust, ad esempio, avrà in mente ”American consumer first”, nel qual caso dovrebbe volere un Antitrust rigorosissimo? O avrà in mente - e chissà che non dipenda dal giorno - ”American business first”, nel qual caso dovrebbe volere un Antitrust tollerante verso le imprese? Ci saranno anche, naturalmente, implicazioni per il grado di convergenza o di conflitto con le Autorità antitrust non americane, a cominciare da quelle europee».

Insomma, il rischio di uno scontro c’è.

«Non so, ma non dobbiamo pensare che quando Bruxelles decide, ad esempio, sulla conformità alla concorrenza del comportamento di Google, ci siano interessi americani e interessi europei contrapposti. Nell’attuale caso Google, ad esempio, tra le numerose imprese che hanno denunciato quei comportamenti ci sono giganti non europei e americani, come News Corp e Oracle. Del resto, nella fase in cui un’impresa è una new entrant nel mercato e soffre degli abusi di un’impresa dominante, tende ad incalzare le Autorità antitrust perché indaghino ed eventualmente sanzionino l’abuso. Quando si trovano in un’altra fase della loro vita e diventano a loro volta dominanti, tendono ad essere prese di mira esse stesse. Quando era in corso la procedura su Microsoft nel 2002-2004, Google sosteneva a spada tratta l’azione di noi della Commissione.»