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Scrive Gianluigi Paragone sulla sua Pagina Facebook: «Lo ius soli è diventato un altro splendido esercizio per i nostri politici. Una sfida a chi è più buono, a chi è più democratico. A chi è più civile, per usare le parole del presidente Gentiloni che così ha liquidato gli oppositori: “E’ un atto di civiltà”.
Bene, accetto la sfida e mi iscrivo anche io al partito dello ius soli. E nel dare il benvenuto alla civiltà democratica, devo purtroppo annunciare ai nuovi cittadini italiani che quella classe politica che ha dispensato dosi massicce di civiltà, incivilmente ha levato ben altri diritti non meno fondamentali che vecchie lotte sociali avevano conquistato. Se lo ius civile è una battaglia di civiltà, ahi noi non lo è “il diritto a una retribuzione proporzionata alla qualità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”, già perché non solo il posto di lavoro in Italia ormai è come una lotteria ma pure la retribuzione è alla mercé di un nuovo potere padronale.
Ai nuovi italiani devo purtroppo dire che non avranno un contratto di lavoro stabile, perché la cultura del jobs act ha definitivamente autorizzato i lavoretti ad entrare nella media occupazione. E se il nuovo cittadino è donna, purtroppo le lotte di civiltà hanno fatto capolino prima di approdare laddove gli altri sono arrivati da tempo.
Ai nuovi cittadini italiani racconteremo di una Italia dove le banche si possono bere il risparmio della gente per bene senza che nessuno batta ciglio; dove la casa è un diritto che si conquista con le regole del far west; dove la previdenza si appalta ai privati. Dove le scuole si riparano a parole perché il civile pareggio di bilancio consente interventi pubblici con la stessa logica della coperta corta.
Cari nuovi cittadini italiani, benvenuti nell’Italia civile dove se sei un disabile spera di essere nato in una famiglia il cui reddito consente quell’assistenza che non a tutti è garantita. Dove i posti negli asili scarseggiano.
“Lo ius civile è un atto di civiltà”, dice Gentiloni. Evidentemente non lo è più il diritto a una Sanità pubblica di livello, non lo è il diritto ad un trasporto pubblico decente, non lo è il diritto a godere di servizi pubblici e non privatizzati. Non è un atto di civiltà degno di attenzione organizzare una giustizia che non sia fatta a misura dei più furbi: o perché si possono permettere uffici legali costosissimi o perché sanno che i tempi della giustizia sono l’arma in più di chi ha torto.
Che ius civile sia, dunque. Riconosciamo che ormai la classe politica è in grado solo di incipriarsi per nascondere i cattivi odori che essa stessa emana. Questa è un’altra battaglia di pura retorica, che andrà a schiantarsi contro la quotidianità della gente comune, schiacciata dagli affanni creati da una visione neoliberista. Sottraggono diritti fondamentali e aggiungono diritti “altri”. E’ una società instabile quella che stanno costruendo, è una società dove le ribellioni non tarderanno ad arrivare. Ebbene, quel giorno ci diranno che sarà un atto di civiltà anche comprimere il diritto a opporsi, il diritto a rivendicare ciò che la Costituzione li aveva illusi di detenere.
Cari nuovi italiani, siete i benvenuti in questa Italia che vi ha già scaricati nelle invisibili periferie. Buona fortuna.»