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Heiner Flassbeck, su Makroskop (https://makroskop.eu/), si pone delle domande e fa delle affermazioni.
Il suo articolo, dal titolo “Schäuble non riesce o non vuole capire?”, è ripreso, tradotto e rilanciato da Voci dall’Estero (http://vocidallestero.it/).

Heiner Flassbeck: «Questo è quello che capita quando un uomo, nonostante l’età avanzata, non sembra avere alcuna intenzione di imparare: finisce col ripetere costantemente le stesse tesi sbagliate, rendendosi ridicolo.
Ma come è possibile che il popolo tedesco accetti un ministro delle Finanze che, anno dopo anno, esprime senza sosta concetti che sono chiaramente falsi?
E come è possibile che nella totalità dei media, a quanto pare, non esista neanche un individuo dotato di logica, che chiami falso ciò che, semplicemente, lo è?
E come è possibile che il partito minore della coalizione accetti tutto ciò senza reagire, proprio ora che sarebbe importante intavolare una discussione ragionevole con il nuovo presidente francese, piuttosto che buttare nuovamente benzina sul già rovente fuoco europeo?
Schäuble ha dichiarato sullo Spiegel online che è vero che il surplus delle partite correnti tedesco è troppo alto, ma che il governo non ha modo di modificare questa dinamica, in quanto sarebbe dovuta all’elevata competitività dell’economia tedesca e alla sua appartenenza a un’unione monetaria.
La prima parte della dichiarazione è falsa, perché è stata proprio la politica che ha esercitato forti pressioni sui sindacati nei primi anni 2000, affinché i salari tedeschi crescessero in misura minore sia rispetto al periodo precedente, sia a quanto esplicitamente preventivato dall’Unione monetaria.
Questo è stato il germe della crisi dell’euro e della spirale deflazionistica dilagata in tutta Europa.
Non è stata l’efficienza tedesca che ha portato al miglioramento della competitività, ma semplicemente una cosa che porta il nome di compressione salariale.
La politica ha il potere di influenzare il mercato del lavoro con differenti modalità e obiettivi.
Il governo tedesco potrebbe benissimo mettere sotto pressione le organizzazioni imprenditoriali per imporre accordi salariali più alti, così come in passato ha messo sotto pressione i sindacati con finalità opposte.
Se la sola pressione politica non fosse sufficiente, si può decidere di rafforzare i sindacati attraverso la strada della legislazione, esattamente come la coalizione rosso-verde li indebolì con l’Agenda 2010 e la riforma Hartz IV.
La seconda parte della dichiarazione è altrettanto falsa: il motivo per cui l’euro è così debole sui mercati valutari internazionali è imputabile unicamente al fatto che la compressione salariale tedesca ha aperto fin dal principio un cuneo all’interno dell’Unione monetaria, cui si può rimediare solo attraverso tagli salariali drastici (e disastrosi) anche nelle nazioni partner più importanti, come ad esempio la Francia. La crisi dell’euro, la scarsa crescita economica del continente, le tendenze deflazionistiche, la politica dei tassi zero e l’errore fatale dell’assoluta austerità fiscale sono tutti elementi dovuti essenzialmente al fatto che la Germania ha usato il dumping salariale per trasferire all’estero il suo problema di debito fin dai primi anni 2000.
Schäuble predica inoltre - l’ultima volta lo ha fatto proprio pochi giorni fa a Washington - uno sforzo per aumentare la competitività da parte di tutti Paesi europei - UN’ALTRA asserzione fondamentalmente sbagliata.
Chi dice una cosa del genere non ha capito il funzionamento di un’economia grande e relativamente chiusa come l’Unione monetaria europea.
Un mercato di questo tipo non può risolvere i suoi problemi via surplus verso l’estero, questo con o senza un presidente come Trump alla guida degli Stati Uniti. È prima di tutto necessario creare e sostenere la domanda interna, cosa impossibile senza il ritorno a una politica salariale ragionevole in Germania, e un allentamento o l’eliminazione delle regole del Patto di stabilità.
Ad oggi chiunque permetta che Schäuble impedisca qualsiasi soluzione costruttiva della crisi europea a causa della sua errata comprensione dei principi economici di base è direttamente responsabile del perdurare delle turbolenze in Europa.
L’SPD dovrebbe fermare quanto prima il ministro delle Finanze, per tentare di bilanciare almeno una parte delle sue colpe nella crisi europea.»
 

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