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“PIIGS - Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity”
è il docufilm di Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre che uscirà nelle sale italiane ad aprile.
«Esiste un nesso tra i cosiddetti “piani alti” dell'Economia mondiale ed i problemi della vita quotidiana?» Questo il quesito cui conta di dare ampia risposta il documentario PIIGS.
Il film è narrato in italiano dall’attore Claudio Santamaria - e in inglese dall'attore americano Willem Dafoe - e lancia la sua sfida all’attuale pensiero dominante europeo e globale.
Tra gli intellettuali-economisti-giornalisti intervistati figurano Noam Chomsky, Yanis Varoufakis, Warren Mosler, Stephanie Kelton, Erri De Luca, Federico Rampini, Stefano Fassina, Marshall Auerback ed il giornalista Paolo Barnard autore, tra i vari, del saggio “Il più grande crimine”.
“PIIGS” è un viaggio realizzato in cinque anni di ricerche e due di riprese che permette di comprendere senza censure.

Scrive Claudio Santamaria: «Nel vostro piccolo, provate a dare del maiale a qualcuno: non potrete certo aspettarvi sorrisi di ringraziamento. Eppure, a livello macroscopico, c'è qualcuno che ha dato del maiale a milioni e milioni di cittadini europei senza subire alcuna conseguenza. Quel qualcuno è l'Unione Europea» (con questo potrei chiudere, ma posto anche la restante parte dell’articolo scritta dall’attore). Ancora: «Dal 13 dicembre 2007, con la firma del Trattato di Lisbona, i paesi con le economie più fragili vengono raggruppati nel famigerato acronimo PIIGS. Sono infatti Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna. Pare che sia stato l'Economist a pubblicare il nomignolo per primo, ma che fosse già da tempo malignamente in uso tra gli euroburocrati di Bruxelles. Un documentario italiano oggi racconta la storia e i retroscena di una scelta e di una Unione che non ha più nulla dello spirito che portò alla sua nascita nel 1960.
I tre giovani autori di “PIIGS, ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l'austerity” hanno imparato la lezione della grande tradizione di inchiesta anglosassone e un po' scimmiottano anche Michael Moore, ma il risultato è a tratti persino superiore ai prodotti del pingue regista americano. Molte voci autorevoli come Noam Chomsky (filosofo e linguista di fama mondiale), Paul De Grauwe (London School of Economics), Stephanie Kelton (consulente economico di Bernie Sanders) o Yanis Varoufakis (ex ministro delle finanze greco) spiegano pacatamente perché l'attuale Unione sia un treno ad alta velocità verso la rovina completa dell'Europa o, meglio, della sua classe media e lavoratrice: l'austerity è la ricetta venefica che affosserà sempre di più l'economia.
Chomsky è probabilmente quella che fa più impressione, non solo per il timbro profondo che ricorda quello subsonico di Henry Kissinger, ma soprattutto perché dice cose di disarmante semplicità: “Avrebbero potuto chiamare questo gruppo di paesi più deboli SPIIG o GIPSI ma qualcuno ha scientemente deciso di chiamarli PIIGS perché fosse evidente il disprezzo che l'Europa del Nord nutre per i paesi mediterranei”.
Più chiaro di così.
Attraverso una indagine lunga ben cinque anni, PIIGS distrugge alcuni dei più incrollabili dogmi economici che influenzano le politiche dell'Unione europea e dunque anche la nostra vita. I comuni non possono spendere danaro per migliorare la vita dei propri cittadini? Le regioni sono costrette a chiudere gli ospedali? In Italia nel 2016 si è raggiunto il record storico di povertà assoluta (4 milioni e seicentomila persone)? Tutta colpa della regola del 3%, cioè di quel limite insuperabile imposto dall'Unione a tutti i paesi membri nel rapporto tra deficit e Pil.
Ma chi sa come nacque questa regola europea diventata legge costituzionale in Italia?
Lo spiega nel documentario un divertito Guy Abeille, già funzionario economico del gabinetto del presidente francese Mitterand: “Un giorno il Presidente ci chiese un sistema semplice e veloce, non tecnico, per imporre un tetto alle spese statali. Ci riunimmo e in un'ora pensammo al rapporto deficiti/pil che in quell'anno in Francia era del 2,6%, così demmo un tetto per noi non traumatico, del 3%. Lo proponemmo a Mitterand e lui lo accettò entusiasta. Nel 1991, Jean Claude Trichet, che dirigeva la Banca Centrale Europea, lo ripropose come limite fisso europeo e la Comunità lo accettò. Nessuna teoria a suffragarlo. Nessun calcolo a giustificarlo”.
Il Re è nudo. Una volta svelato questo, è facile anche per Erri de Luca, Paolo Barnard e Federico Rampini sparare a zero contro quella che PIIGS fa apparire come una vera e propria idiozia finanziaria collettiva. Macroeconomia e microtragedia. PIIGS, infatti, non scava solo nella storia dei conti delle nazioni, ma anche nel presente drammatico di chi ha a che fare concretamente con le clausole di salvaguardia che limitano la spesa pubblica dei comuni italiani.
Ecco allora la storia, commovente, della cooperativa sociale “Il Pungiglione” di Monterotondo e la sua quotidiana lotta per assistere 150 ragazzi disabili. La svolge dal 1991, lo stesso anno della nascita del famigerato 3% e oggi, a causa sua, un centinaio di lavoratori sono a rischio con tutto il prezioso lavoro fatto finora. Non prendono lo stipendio da mesi ma ancora non mollano. Oggi che si celebra il sessantesimo anno dei Trattati di Roma, sperano in un Paese più unito, più solidale, membro di un'Europa molto diversa da quella che i padri della Comunità avevano previsto e che i banchieri ci hanno costruito intorno senza che noi ce ne accorgessimo.
PIIGS, ovvero: “Come imparai a preoccuparmi e a combattere l'Austerity”, di Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre, uscirà nelle sale italiane ad aprile.»