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arbeit macht frei by notthegirliwanttobe 8d87a
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‘'Arbeit macht frei’' :" il lavoro rende liberi" era la frase che campeggiava sul cancello nei cambi di sterminio nazisti. La frase di per se è una bella frase, carica di significato, una verità sostanziale che nobilita l’uomo attraverso il suo  operare.

Il lavoro infatti è un modo per costruire la propria libertà diventando operativi e operosi in una dinamica sociale di condivisione, ma come accadde nei campi di sterminio, sono i Contesti in cui viene svolto il lavoro a smentirne il contenuto. Sono i luoghi di lavoro a disattendere l’umana aspirazione ad una dignità operosa e costruttiva trasformandola in mortificazione e sottomissione.

 
Oggi il lavoro è circondato da filo spinato e dalle guardie armate di una scarsa retribuzione, di un sovraccarico di ore, di una flessione dei redditi con stipendi sempre più magri e tutele meno floride che in passato. I dipendenti in particolare vivono spesso in un clima fatto di paura dal momento che possono essere licenziati con più facilità.  

Il lavoro non è più a ‘misura di cittadino’ ma sta mangiando la libertà delle persone e persino le persone stesse.

 
Coloro che gestiscono i sistemi del lavoro di fatto controllano la nostra esistenza, il nostro tempo, le nostre emozioni,  quindi la vera libertà è gestita dai padroni del lavoro da coloro che stabiliscono orari, salari e condizioni.     

I Liberi Professionisti poi sono una categoria ‘maledetta’: tagli alle commesse, tasse, contributi, assicurazioni mediche obbligatorie, formazione obbligatoria, ecc… e stiamo parlando spesso di vere e proprie risorse umane (gente laureata e specializzata).

La colpa di tutto questo spesso viene attribuita alla globalizzazione, alla crisi, ossia ad entità eteree che rendono più facile spersonalizzare le responsabilità di chi il lavoro lo amministra con fare dittatoriale.  Andando oltre alla semplicistica descrizione di ciò che non va, è necessario inquadrare il problema in un’altra ottica.

 
Se dovessi descrivere il lavoro a parole mie, direi che esso rappresenta un'attività o un servizio rivolto a risolvere un Bisogno o una Necessità Sociale. Il lavoro quindi è un fenomeno umanista che ottempera ad una necessità generando un guadagno. Su questo tema, una premessa sostanziale potrebbe essere l’interrogativo su quali siano le necessità o i bisogni di una società complessa.

Ai  bisogni rilevati poi vanno correlate le risorse locali presenti e forse questo potrebbe essere un modo per ragionare su quali lavori siano necessari e in base a questo formare una nuova forza in grado di rispondere a questa domanda, invece per quanto riguarda le risorse presenti, in Italia abbiamo quasi l’80% del patrimonio culturale mondiale purtroppo mal gestito ossia privo di forza lavoro in grado di renderlo produttivo.

Il lavoro rappresenta la forza di una società nella sua capacità di rispondere alle esigenze umane. Quindi meglio una società fondata sul lavoro che sul reddito anche se non sono da bandire le forme sussidiarie.

La disoccupazione è la resa del sistema sociale all’incapacità di capire quali siano le proprie risorse e quali le proprie necessità.

ll reddito di cittadinanza può essere un valido aiuto che però va affiancato ad una costante e attenta analisi dei bisogni e delle necessità, affinché non sia l’unica risposta al problema lavoro, perché assenza di lavoro vuol dire assenza di bisogno… e questo porta lentamente al coma della democrazia.

 

 Stefano Pica          

 
(Articolo del 23 Marzo 2017)