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Il Movimento Roosevelt è Massoneria?
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- Postato da Vincenzo Bellisario
Prima di una spiegazione “altissima”, propongo un passaggio diffuso nel 2014 (quando ancora il Movimento Roosevelt non era ufficialmente costituito) che aveva il fine di schiarire le idee a tutti e con poche parole: «Come già chiarito diverso tempo fa, la traiettoria che dai primi passi del progetto “Associazione Eleanor Roosevelt” ha condotto alla costruzione del Movimento Roosevelt è qualcosa di rigorosamente distinto da ciò che storicamente e sociologicamente si intende per una qualche operazione di tipo massonico o paramassonico.
Massoni e paramassoni sono benvenuti, in questo Movimento, al pari di profane e profani di ogni latitudine religioso-spirituale e filosofica, politico-partitica e socio-antropologica.
Tutti benvenuti, a patto che si tratti di cittadine e cittadini di autentica vocazione progressista, democratica e libertaria e di spiccata sensibilità per ideali e diritti universali di giustizia sociale.»
Senza troppi giri di parole cito un passaggio di una “altissima” riflessione divulgata dal sempre “impressionante” Sergio Magaldi (Direttore Generale e Responsabile del Dipartimento Attività Culturali del Movimento Roosevelt) che, in un passaggio del pezzo “Qualche riflessione sul Movimento Roosevelt”, scrisse: «Ad un anno ormai dalla nascita del Movimento Roosevelt, è forse venuto il momento di chiedersi cos’è stato il Movimento sin qui, nelle parole di chi ha tentato di divulgarne il pensiero e soprattutto nell’azione concreta dei suoi militanti. Non vuole essere un bilancio, quanto piuttosto un discorso sul futuro.
Dal dibattito informatico di questi giorni tra i membri del Direttorio, in vista della prossima Assemblea Generale del 30 Aprile 2016, emergono alcune linee comuni su cui vale la pena di soffermarsi.
Innanzi tutto la difficile questione del rapporto tra Movimento Roosevelt e Massoneria. Il rischio che il Movimento sia percepito come “longa manus” di un non meglio precisato apparato massonico è reale. Qualcuno ha definito tale rapporto con parole suggestive ma per nulla esagerate: ingombrante come un “elefante”, una “barriera” da rimuovere e così via.
Per la verità, l’impressione è che tale rischio sia più che altro paventato dai militanti, dal momento che l’opinione pubblica - intendendo con ciò larghi strati di cittadini sparsi in modo omogeneo sul territorio nazionale e con i quali si riesca a comunicare non solo attraverso i social network - non sembra ancora essersi misurata con il problema. E questo, in un certo senso è un bene, perché consente di predisporre opportune strategie di comunicazione - che naturalmente dovranno essere messe a punto da autentici esperti - per affermare il diritto del MR ad esistere e confrontarsi nell’agone politico con gli altri Movimenti e Partiti politici. E in questo senso e in un primo tempo non è tanto importante - come acutamente ha osservato qualcuno - definire le linee programmatiche o comunicare le nostre politiche, bensì mostrare la nostra immagine. Tanto più che già nel nome il Movimento si richiama a contenuti ideologici facilmente riconoscibili, perché attengono alla sfera dei Diritti Umani, tanto materiali che esistenziali dell’individuo e della collettività. Solo in un secondo momento verrà poi la questione di stabilire le priorità (e questo fa ancora parte della strategia della comunicazione, oltre che della strategia politica) e, da ultimo, dirimere in una linea condivisa le molteplici interpretazioni tra Diritti reali di tutti e Diritti desiderati che tuttavia non possono pretendere l’universalità.
Ma la netta separazione tra Movimento Roosevelt e Massoneria deve già avvenire in questa prima fase, altrimenti c’è davvero il rischio di essere identificati come “massoni” o “paramassoni” e l’opinione pubblica, come tutti sappiamo, è stata educata, o per meglio dire “diseducata”, a voltare la faccia dall’altra parte allorché avverte l’odore della Massoneria nella politica. Altro e diverso è il discorso e l’auspicio che la Massoneria si presenti in futuro davanti all’opinione pubblica in una luce diversa. Ciò non può e non deve riguardare il Movimento Roosevelt.
È vero, d’altra parte, che il Movimento trae la sua ragion d’essere dalla consapevolezza che “Il Mondo moderno e contemporaneo è stato costruito dalla Massoneria, sconfiggendo le antiche aristocrazie ecclesiastiche e del sangue. E oggi i suoi membri più eminenti ne controllano e gestiscono il funzionamento per finalità benemerite (democratiche, liberali, libertarie, laiche, ugualitarie e filantropiche) o esecrabili, come la costituzione di nuove oligarchie dello spirito e della finanza sovraordinate alla sovranità popolare, che viene svuotata di sostanza.” [“Massoni…”, Chiarelettere, p.26].
Tuttavia, se il libro Massoni. Società a responsabilità illimitata può essere considerato una pietra miliare per riscrivere la storia del Mondo e ricordare quale fu il ruolo della Massoneria nei secoli scorsi a sostegno del liberalismo, della Democrazia e dei Diritti Umani, ma anche per comprendere l’attualità, occorre tener presente che il discorso dell’autore sembra avere una duplice valenza: da una parte parla per tutti coloro che vogliano e sappiano comprendere la realtà in cui vivono e/o hanno vissuto i loro padri, dall’altra si rivolge agli “addetti ai lavori” della libera muratoria in un linguaggio chiaro e determinato, come per esempio quando annota: “La Massoneria ordinaria è quella rappresentata dal circuito delle Gran Logge e dei Grandi Orienti (…) organizzati su base nazionale e dotati di rapporti diplomatici internazionali con altre potenze massoniche. Si tratta di in circuito che ha alimentato, combattuto e vinto le grandi sfide della modernità, ma che adesso è in grave stato di crisi e declino a causa del suo conservatorismo, della sclerotizzazione delle sue strutture, del suo dogmatismo pseudo ecclesiale, della sua tendenza a scomunicare ogni istanza eretica e critica al suo interno, del suo atteggiamento non inclusivo e accogliente verso comunioni massoniche minori, della sua colpevole inclinazione a disunire ciò che è integro invece di ‘riunire ciò che è sparso’, tipica locuzione e tipico dovere iniziatico dei massoni autentici. Ma soprattutto, a pesare è stata la perdita di vocazione avanguardistica, sul piano ideologico e culturale, rispetto alle sfide di un Mondo ipercomplesso e globalizzato come quello attuale.” [cit., p.22].
È chiaro che al Movimento Roosevelt deve interessare solo la prima delle due interlocuzioni e che anche questa deve essere offerta scevra di sovrastrutture storiche e ideologiche che ne zavorrino il messaggio, lasciando trasparire nel linguaggio più semplice ed efficace possibile la voce del Movimento, che si sostanzia nella lotta per l’acquisizione dei Diritti fondamentali ancora negati ai cittadini, quali soprattutto il diritto al lavoro, alla sicurezza, alla dignità della vita, alla libertà di opinione e di espressione. È altrettanto chiaro che per questo scopo sono necessarie precise strategie politiche e che nulla deve essere lasciato all’improvvisazione. Come pure deve essere trasparente il momento decisionale, preso da pochi, ma poi condiviso in sede assembleare dalla maggioranza dei militanti o, per questioni di massima urgenza, sottoposto all’approvazione degli iscritti attraverso la rete e nella garanzia che la minoranza accetti la regola aurea della Democrazia che impone, all’interno di uno stesso Movimento, l’accettazione, sia pure critica, della volontà della maggior parte. Ma questo è già il secondo obiettivo dal quale ne scaturisce un terzo, quello dell’organizzazione capillare. Deve tuttavia essere chiaro che entrambi questi obiettivi ne presuppongono un primo che, come già detto, è quello della strategia della comunicazione ed è altrettanto evidente che sin da questo primo momento deve interrompersi agli occhi dell’opinione pubblica, se c’è mai stato, il circolo vizioso Movimento Roosevelt-Massoneria che rischia di creare molteplici fraintendimenti...» e concludeva il suo lungo ragionamento affermando: «Il Movimento Roosevelt ha una sua specificità che lo rende diverso dai Cinque Stelle, proprio perché ha la pretesa di conoscere la storia da cui proviene, in particolare le vicende che vanno dall’avvento del nazifascismo sino alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che Eleanor Roosevelt fece approvare dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre del 1948, all’indomani di una guerra che il presidente americano Franklin Delano Roosevelt fu costretto a portare in Europa per fermare il nazismo e la più grande negazione dei diritti umani che la Storia abbia mai conosciuto in epoca moderna. La forza, la peculiarità e la lotta del MR devono basarsi sulla consapevolezza che taluni di questi fondamentali Diritti non hanno trovato concreta attuazione in Italia, in Europa e nel Mondo e che una globalizzazione selvaggia rischia di renderli inapplicabili almeno per i prossimi cinquant’anni.
Non accodarsi, certo, ma ove possibile percorrere tratti di strada in comune con i Cinque Stelle, così come del resto con altre forze politiche, su questioni di reciproco interesse, ricordando tuttavia che almeno uno dei tanti motivi di successo della strategia pentastellata si deve proprio all’immagine offerta all’opinione pubblica, a torto o a ragione, di essere un Movimento politico diverso da tutti gli altri.»
Come affermava Sergio Magaldi: «La netta separazione tra Movimento Roosevelt e Massoneria deve già avvenire in questa prima fase, altrimenti c’è davvero il rischio di essere identificati come “massoni” o “paramassoni” e l’opinione pubblica, come tutti sappiamo, è stata educata, o per meglio dire “diseducata”, a voltare la faccia dall’altra parte allorché avverte l’odore della Massoneria nella politica. Altro e diverso è il discorso e l’auspicio che la Massoneria si presenti in futuro davanti all’opinione pubblica in una luce diversa. Ciò non può e non deve riguardare il Movimento Roosevelt.»
Insomma, lasciamo alla Massoneria il suo compito di spiegazione “in luce diversa” in futuro davanti all’opinione pubblica ed al Movimento Roosevelt la diffusione dei suoi “Principi e finalità”: ad ognuno le sue specifiche competenze.
Vincenzo Bellisario
(Articolo del 13 Settembre 2016)