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Domenica 17 aprile ci sarà un Referendum, denominato “Referendum sulle trivellazioni”.

Tale consultazione è stata promossa da nove regioni italiane (Liguria, Sardegna, Basilicata, Emilia Romagna, Puglia, Marche, Campania, Molise, Veneto) insieme ad alcune associazioni ecologiste/ambientaliste e ci chiede se vogliamo abrogare la parte di una legge, che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa italiana, di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento.

Di tale argomento mi soffermo su due aspetti, il primo è il fino a questo momento sostanziale “silenzio assordante” in cui è avvolto tale referendum. Come molte volte accaduto in votazioni simili negli anni passati, sembra chiara l'intenzione di molti di parlarne il meno possibile per evitare di raggiungere il 50% più uno dei voti degli aventi diritto, in modo da rendere ininfluente il risultato della consultazione.

Noi stiamo vivendo in un tempo democratico in cui le possibilità di scelta e di decisione dei cittadini sono molto ridotte, le aristocrazie e le élite che governano sempre più spesso fanno in modo di presentarci teoriche possibilità di scelta attraverso elezioni dove, però, i nomi sono imposti o le alternative lo sono solo in apparenza, ma in pratica gli eletti si muovono tutti all'interno di un perimetro ben definito, già stabilito e con minime possibilità di differenziarsi, con pochissime eccezioni.

In questo contesto ritengo che quando si presenti una qualsiasi opportunità di poter scegliere e votare, sia nostro dovere esprimerci, qualunque sia il nostro orientamento, per un sì o per un no. Le poche occasioni che i cittadini hanno di intervenire direttamente su questioni politiche con conseguenze nella realtà, vanno a mio avviso colte totalmente.

Il secondo aspetto che cattura la mia attenzione è il contenuto del Referendum del 17 aprile.

Premettendo che non sarà tale Referendum a cambiare la politica energetica e ambientale italiana qualunque sarà l'esito finale, mi chiedo fino a quando dovremmo assistere alla difesa e al sostegno delle attività legate ai settori energetici dei combustibili fossili e fino a quando dovremmo aspettare prima che si intraprenda con forza e decisione la strada degli investimenti nelle energie rinnovabili e si avvii un “New Deal” che ci traghetti verso una vera“Conversione Ecologica”.

Per quanto ancora dovremmo sottostare agli interessi pilotati dalle aristocrazie internazionali sostenitrici di interessi di pochi a scapito dell'ambiente e soprattutto a della salute di molti? Per quanti anni ancora dovremmo vedere aumentare le malattie respiratorie ed i tumori dovuti all'inquinamento, all'utilizzo indiscriminato dei combustibili fossili, allo sforamento dei livelli di allarme delle polveri sottili? Tutto ciò continua ad accadere ogni giorno, quotidianamente, quasi nell'indifferenza generale.

C'è bisogno di un percorso che porti al cambiamento negli stili di vita, al modo di consumare, alla qualità di produzione.

Giorgio Mosca