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Dopo avere ricevuto l’apprezzatissimo invito del Presidente Gioele Magaldi a scrivere questo editoriale, ho contattato il Direttore de “LA VOCE rooseveltiana”, Giorgio Cattaneo, il quale mi ha cortesemente mostrato la vignetta di Mirko Bonini che accompagnerà questo numero. La vignetta raffigura J.M. Keynes, vicino ad un'Europa bisognosa di lui. Nel mio editoriale, approfittando del lavoro di Bonini, esporrò le ragioni per cui, a mio parere, l’Europa abbia ancora bisogno di questo gigante del liberalismo, radicando il mio ragionamento nell’accadimento storico-biologico che ha dato inizio alla strutturazione della società come la conosciamo.

70.000 anni fa, grazie ad accidentali mutazioni genetiche, ebbe luogo la rivoluzione cognitiva che consentì all’Homo Sapiens di pensare, per la prima volta, in termini astratti. 
Come scritto dal Prof. Yuval Noah Harari*, l’Homo Sapiens impara a creare finzioni ed astrazioni, a studiare piani di battaglia e a motivare gruppi di oltre 150 individui sulla base di miti, credenze e senso d’appartenenza; cosa fino a quel momento impossibile per tutte le altre specie del genere Homo. Ma come fece Homo Sapiens a capire come comportarsi rispetto a “cose” e “concetti” fino a quel momento inesistenti? A quali di queste “idee” bisognava dare più importanza nella quotidianità? Cosa era più importante, l’apparenza di gruppo, il capo tribù o gli spiriti guida?

Nel tempo, l’uomo ha imparato a valutare l’importanza dei “costrutti” secondo un principio di relazione deterministica: pochissimi costrutti fondativi danno origine ad interi ordini sociali, all’interno dei quali si susseguono, secondo un ordine deterministico di importanza, tutti gli altri costrutti. Pensiamo per esempio alla società medievale ed ai costrutti che ne determinavano la vita e le interazioni. A quel tempo, tutti i Sudditi dovevano pagare le tasse. Le Tasse erano imposte da un Nobile, che amministrava parte di un Regno, sul quale governava un Re, per la volontà di Dio. Il Contadino non poteva certo mettere in discussione un Re, scelto da Dio; ma il Re aveva tutto il diritto di rimuovere un Nobile, o costringerlo ad alzare le Tasse, in nome di un qualche proposito ordinato da Dio.

I costrutti – entità astratte non esistenti in natura, ma sempre più parte della nostra realtà – vengono ordinati tra loro per importanza e la storia dimostra come tutte le società siano state costruite su ordini di costrutti presentati alla collettività quali imprescindibili ed assoluti: come la Monarchia investita da Dio. Cosa c’entra questo con John Maynard Keynes? C’entra eccome. Dopo la disastrosa Seconda Guerra Mondiale, in Europa si sono sviluppate diverse comunità nazionali basate, più o meno – mi perdoneranno coloro che sono particolarmente attaccati alle identità nazionali – su una stessa “verità” imprescindibile: gli uomini sono nati tutti Uguali e godono tutti di Diritti Inalienabili, che vengono affermati tramite Istituzioni Democratiche, gestite da una Classe Politica, che ha il compito di creare Benessere diffuso usando Economia, e Finanza, per garantire Pari Opportunità ad una Collettività fatta di persone, che nascono tutte Uguali, e che godono tutte di Diritti Inalienabili, e così via, in un circolo virtuoso.

Nascevano così le democrazie liberali europee del dopoguerra, caratterizzate da un ordine ben preciso di costrutti basato sull’Uguaglianza tra uomini e su Diritti Inalienabili. Questo ordine, dal grandissimo valore umanistico, aveva la forza di conciliare le libertà che devono spettare ad ogni individuo, con le responsabilità che ognuno di noi ha verso la collettività. Nelle democrazie liberali europee abbiamo fatto esperienza di una società nella quale la politica (fatta dal popolo nell’interesse del popolo) aveva un ruolo sovra ordinato rispetto all’economia reale (sviluppata per sostenere una visione sociale), che a sua volta aveva un ruolo sovra ordinato nei confronti della finanza.

A sostegno di questa visione del mondo e della società, per decenni sono state usate politiche economiche basate sulle teorie di John Maynard Keynes; un uomo che sosteneva che gli economisti dovessero essere anche storici e filosofi. Keynes sosteneva che il mercato, per sua natura ed in una condizione di "libertà", rimane in balia di “animal spirits” (spiriti animaleschi) che lo Stato ha il ruolo di moderare intervenendo sapientemente, quando necessario, a sostegno dell’economia, nel settore pubblico e in quello privato, nell’interesse del popolo. 

Vi invito ora ad accendere il televisore, e sintonizzarvi su un qualunque telegiornale; oppure, ad andare in edicola, e comprare un qualunque giornale. Sentirete parlare di come la politica possa o non possa fare quello di cui le persone hanno bisogno per ragioni finanziarie ed economiche. Qualunque operazione politica viene vagliata tramite CBAs (cost-benefit analysis o analisi costi-benefici) che ne determinano la “fattibilità”. Ogni volta che sentite dire da un telegiornale che i politici stanno aspettando un rapporto su costi e benefici di un progetto, in realtà vuol dire che i politici stanno aspettando il “permesso” a procedere da parte di economisti che valuteranno i benefici derivanti dall’iniziativa, con i suoi costi finanziari. Ad ogni beneficio umano, ambientale o sociale, viene date un valore economico.
Se la matematica dice che i costi superano il valore “commerciale” attribuito ai bisogni dei cittadini, l’iniziativa non viene portata avanti.

Ma quanto valore assegnare alla vita, ai bisogni e al benessere delle persone e dell'ambiente in cui viviamo? Quanto valgono una mamma malata di tumore o la preservazione di una specie a rischio di estinzione? Non si possono elargire infinite risorse per ogni questione sociale, ma – analizzando la narrativa ed il funzionamento della classe politica odierna – non possiamo non constatare che l’ordine sociale del nostro tempo non è più quello del dopoguerra, basato sui diritti inalienabili dell’individuo. 

Nella nostra società, basata sul modello economico cosiddetto neoliberista, il Denaro è la fonte di Benessere, bisogna quindi tutelarne il Valore, anche a discapito dell'Economia reale, della Politica o del Benessere stesso delle Persone, perchè è il Denaro che determina il Benessere, e bisogna tutelarne il Valore, anche a discapito dell’Economia reale, della Politica, e del Benessere stesso delle persone, e così via... in un cortocircuito in cui la tutela del denaro – strumento che dovrebbe creare benessere – diventa più importante del benessere stesso.

Negli ultimi 40 anni, siamo passati dal “circolo virtuoso” delle democrazie liberali europee, al “cortocircuito vizioso” delle econocrazie neoliberiste. E così l’uomo deve fare i conti col danaro, Dio del nostro tempo, ordinatore del mondo tramite i conti e gli indicatori economici. Nella società neoliberista, il denaro si accumula, nulla generando di reale, se non il bisogno di incrementare e celebrare se stesso. Questo non vuol dire, come dice spesso Gioele Magaldi, che il denaro debba essere considerato come lo “sterco del demonio”, ma piuttosto che il denaro debba tornare ad essere uno Strumento dell’uomo, al Servizio dell'uomo. 

Perchè il Popolo Europeo ha bisogno di Keynes? Perchè l'Unione Europea, come la conosciamo oggi, non è stata costruita per realizzare l’ordine sociale proprio delle democrazie liberali europee del dopoguerra, basato sui diritti inalienabili dell’uomo. Questa dis-Unione Europea, economicistica e tecnocratica, è stata costruita - tradendo gli alti ideali che ne avevamo animato il progetto – per sostenere quell’ideologia neoliberista che mette il Dio Denaro in una posizione sovra ordinata rispetto all’uomo. Questa dis-Unione Europea è casa dell’unico parlamento al mondo senza potere legislativo e basa la propria attività sull’applicazione di miopi indicatori economici che nulla hanno a che vedere con il benessere del popolo.

Non possiamo, tuttavia, pensare di combattere la battaglia globale contro il neoliberismo tornando agli stati nazionali, nonostante questi furono la casa dei valori democratici e social-liberali di cui abbiamo finora parlato. Non si possono combattere i missili balistici con arco e frecce. Piuttosto, il Popolo Europeo può, e deve, riscoprire la propria forza ed i propri valori; deve rivendicare il valore della democrazia e della volontà popolare, e deve scoprire quei modelli economici che vennero sviluppati con l’obiettivo di sostenere il benessere della collettività. Keynes, su questo, può darci ancora un grande insegnamento.


(* “Sapiens. Da animali a dèi”, Bompiani, 2014).
Commenti   
0 # Keynes: “National Self-SufficiencyTheTruthSeeker 2018-12-23 19:41
Primo Post.

"Non possiamo, tuttavia, pensare di combattere la battaglia globale contro il neoliberismo tornando agli stati nazionali, nonostante questi furono la casa dei valori democratici e social-liberali di cui abbiamo finora parlato. Non si possono combattere i missili balistici con arco e frecce."
Marco Moiso

"Keynes, su questo, può darci ancora un grande insegnamento", Marco Moiso.

Se si vogliono davvero mettere a frutto gli insegnamenti di Keynes e allora proprio Keynes dice che possiamo e dobbiamo farlo e quella è la strada giusta tracciata da Keynes e invece non dice in alcun modo che non possiamo farlo.

Ecco qui le sue lezioni magistrali, in italiano in questo post e nel prossimo nella versione originale in inglese.

28 Gennaio 2017

Keynes l’autarchico, di Massimo D’Antoni, economista.

www.ragionidiscambio.it/.../keynes-autarchico.html
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0 # Keynes: “National Self-SufficiencyTheTruthSeeker 2018-12-23 19:43
Secondo Post, prima parte.

John Maynard Keynes, “National Self-Sufficiency,” The Yale Review, Vol. 22, no. 4 (June 1933), pp. 755-769.

To begin with the question of peace. We are pacifist today with so much strength of conviction that, if the econornic internationalist could win this point, he would soon recapture our support. But it does not now seem obvious that a great concentration of national effort on the capture of foreign trade, that the penetration of a country’s economic structure by the resources and the influence of foreign capitalists, and that a close dependence of our own economic life on the fluctuating economic policies of foreign countries are safeguards and assurances of international peace. It is easier, in the light of experience and foresight, to argue quite the contrary. The protection of a country’s existing foreign interests, the capture of new markets, the progress of economic imperialism–these are a scarcely avoidable part of a scheme of things which aims at the maximum of international specialization and at the maximum geographical diffusion of capital wherever its seat of ownership. Advisable domestic policies might often be easier to compass, if the phenomenon known as “the flight of capital” could be ruled out. The divorce between ownership and the real responsibility of management is serious within a country, when, as a result of joint stock enterprise, ownership is broken up among innumerable individuals who buy their interest to-day and sell it to-morrow and lack altogether both knowledge and responsibility towards what they momentarily own. But when the same principle is applied internationally, it is, in times of stress, intolerable–I am irresponsible towards what I own and those who operate what I own are irresponsible towards me. There may be some financial calculation which shows it to be advantageous that my savings should be invested in whatever quarter of the habitable globe shows the greatest marginal efficiency of capital or the highest rate of interest. But experience is accumulating that remoteness between ownership and operation is an evil in the relations among men, likely or certain in the long run to set up strains and enmities which will bring to nought the financial calculation.
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0 # Keynes: “National Self-SufficiencyTheTruthSeeker 2018-12-23 19:44
Secondo Post, secondo parte.

I sympathize, therefore, with those who would minimize, rather than with those who would maximize, economic entanglement among nations. Ideas, knowledge, science, hospitality, travel–these are the things which should of their nature be international. But let goods be homespun whenever it is reasonably and conveniently possible, and, above all, let finance be primarily national. Yet, at the same time, those who seek to disembarrass a country of its entanglements should be very slow and wary. It should not be a matter of tearing up roots but of slowly training a plant to grow in a different direction.

Proseguimento:

www.mtholyoke.edu/acad/intrel/interwar/keynes.htm
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0 # Keynes: “National Self-SufficiencyTheTruthSeeker 2018-12-23 19:47
Terzo Post.

Per altri commenti correlati all'argomento, vedasi
altri miei post al seguente articolo:

libreidee.org/.../...

Auguri di Buon Natale e cordiali saluti.

TheTruthSeeker
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