Tutti gli articoli

Migranti Vittime
Migranti Vittime
Quale è la differenza, al di la dei tecnicismi peraltro stabiliti da norme di dubbia “giustizia” (diritto) e di non facile comprensione, tra vittime in quanto rifugiati politici e vittime di una povertà assoluta che impedisce la stessa sopravvivenza? Si fa un gran parlare oggi, di presunti problemi creati dai migranti. Migranti? Cosa vuol dire migranti? Conscio della mia ignoranza, chiedo aiuto! E prendo Il dizionario della lingua italiana, di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, il risultato è il seguente:

-migrante agg. : che si sposta verso nuove sedi: uccelli m.; In biologia e medicina, di cellula od organo che ha la capacità o possibilità di spostamento dalla sede abituale, per cause varie…

-emigrante s. m. e f. : chi si trasferisce all’estero (o in regione diversa dalla propria), generalmente in cerca di lavoro e per migliorare la propria posizione economica.

-immigrante agg. e s. m. e f. : cittadino di uno Stato che si stabilisce all’estero o in una regione del proprio paese diversa da quella di origine, spec. per svolgervi un’attività lavorativa.

Poi cerco rifugiato, altro termine ricorrente nell’attuale parlare.

-rifugiato s. m. (f. –a). Persona che ha trovato rifugio in luogo sicuro; part. Individuo che, in seguito alle vicende del proprio paese, ha ottenuto asilo politico in un paese straniero.

Quale è il risultato di tale aiuto? Beh intanto ho limitato, anche se minimamente, la mia ignoranza, ma soprattutto ho potuto constatare l’ignoranza altrui. In effetti l’utilizzo indeterminato delle parole comporta non solo figuracce, di cui si potrebbe fare a meno, ma anche la mancanza di chiarezza del pensiero che si vuole esprimere. Continuando questa tiritera apparentemente insensata, si arriva ad un inevitabile rifiuto di ciò, che personaggi improponibili, insensatamente e inopportunamente invitati nei vari Talk show o nei Tg o in molti quotidiani, continuano a sostenere con una presunta competenza, sull’argomento in oggetto. Ma la situazione peggiora, quando a sostenere l’argomento, sono i cosiddetti ruoli istituzionali, a cui peraltro vengono richieste soluzioni, ma soluzioni a cosa? Al problema dei migranti, ovvero agli … “Stormi d’uccelli neri Com’esuli pensieri …” di carducciana memoria? O agli emigranti, magari italiani di non molto tempo fa? O agli immigranti che si stabiliscono nel nostro paese … per svolgere un’attività lavorativa? Perché se sono questi i “problemi” per cui si chiedono soluzioni, siamo fuori tema; e sì perché in questo caso stiamo parlando di lavoro, della sua mancanza, stiamo parlando dello stato sociale, stiamo cioè parlando, come negli anni ottanta, delle previste problematiche nord/sud del mondo, che avrebbero potuto e dovuto trovarci pronti oggi che le previsioni si stanno verificando. Ma vista la nostra impreparazione, per qualcuno resta più facile affermare che il migrante è un terrorista! Ah beh! Allora tutto è chiaro. Purtroppo, la correlazione tra immigrazione e terrorismo viene sostenuta anche da personaggi meno sospettabili, e tra loro c’è chi chiede aiuto all’intelligence per “distinguere tra persone che vengono qui perché sfuggono alla guerra, e quelle che vogliono alimentare il terrorismo globalizzato”. Prima di andare avanti, mi permetto di evidenziare quanto è scritto sull’art. 10 della nostra Costituzione. Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non mi pare di notare nell’impedimento dell’effettivo esercizio delle libertà democratiche, menzionata esplicitamente la parola guerra. Anzi, parrebbe che qualunque impedimento alla democrazia, fosse sufficiente a garantire il diritto… Posso comunque dire che il 10 dicembre del 1948, l’ASSEMLEA GENERALE dell’ONU, proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, da cui non mi pare di individuare l’esclusione degli immigranti.

Tra una demente proposta di blocco navale e un “mandiamoli a casa!” Tra un “affondiamo i barconi!”, di albanese memoria, e una distinzione colta tra migrazione regolare e irregolare [SIC!]; ci sono poi situazioni singolari: situazioni in cui sindaci, numerosi sindaci sedicenti progressisti, discutono sui numeri dei cosiddetti extracomunitari che ospitano, quindi “tutti regolari”!, e allora? Allora ci vogliono le regole che le regioni non hanno ancora fornito? No! ci vogliono dei Sindaci seri, sì perché le domande da fare sono: ma Santo Cielo, a nessuno viene in mente, che al di la dei numeri, andrebbe valutata la capacità di accoglienza del paese, del luogo, delle strutture, dei mezzi? C’è anche poi chi, con fare saccente distingue il “migrante” ricco (!) da quello povero, ovviamente in relazione allo stato di provenienza, dal quale si può prevedere anche se è un potenziale terrorista. Sa persino chi sono gli scafisti criminali e chi i trafficanti. Ora per costoro ci sono tre possibilità: o gli si toglie il vino, o gli si fornisce di sfera di cristallo, o, ma la vedo dura, gli si impartisce una profonda lezione di geopolitica, ma il maestro deve essere veramente bravo. In questa rassegna non può ovviamente mancare chi dà i numeri: sapete quante guerre ci sono? L’ha detto Papa Francesco: stiamo in piena terza guerra mondiale, solo sostenuta a pezzi! pensate di poter accogliere tutti? Beh non c’è solo l’Italia che è stata tra l’altro una terra di emigranti, e poi c’è anche l’Europa, non è che questa esiste solo per massacrarci, perciò hai voglia, di spazi ce ne sono. Ora però mentre i popoli del sud del mondo iniziano a sperare in una vita decente e il nord del mondo accumula sempre più ricchezza, cosa si fa? Si fa come vigliaccamente si è sempre fatto: si è forti con i deboli e i deboli con i forti! Ma ciò ancorché deplorevole, non basta, si va oltre e si mistifica la realtà, ovvero si attribuisce la responsabilità delle decine e decine di migliaia dei morti che nel tentativo di raggiungere le nostre coste hanno trovato “riposo” nel mediterraneo a chi ha ritenuto di dover dare accoglienza per evitare il dramma delle morti in mare. Ora evitando di rispondere e addirittura di menzionare le ulteriori affermazioni di coloro che agitano il problema del terrorismo, i cui obiettivi, se non in malafede, sfuggono a chi abbia una sia pur minima capacità intellettiva, suggerirei una (Ri)lettura della Storia poi una attenta lettura del libro “MASSONI…”, soprattutto a coloro che confondono immigrazione con terrorismo. Preciso che, pur essendo un inamovibile profano che non ha quindi alcun interesse di parte, ho comunque un’inesauribile sete di conoscenza, e nel libro citato, ho trovato risposte a molti interrogativi. Certo, chi confonde colpevolmente terrorismo e immigrazione non ha molte speranze di comprendere la Storia, ma c’è molta gente, almeno spero, disponibile a superare l’ignoranza (nello specifico senso di ignorare), attraverso informazioni corrette, non preconfezionate da prezzolati informatori, non al servizio di sedicenti democratici ruoli istituzionali, non tratte dal frame: ora per orientamento editoriale, ora per un ”copia e incolla”, di preoccupata diversità con altri quotidiani; ma a volte pubblicate nella speranza che siano conformi alle aspettative dei “propri” lettori. In altri termini, credo sia giunto il momento di comunicare, di veicolare informazioni sui problemi che ci coinvolgono sistematicamente, credo sia giunto il momento che ogni uomo: bianco, nero, rosso o giallo rivendichi il diritto di poter dire IO SONO. E’ giunto il momento di denunciare le mistificazioni, è giunto il momento di ribellarsi, di non subire, di non tollerare, di non sopportare una vita bestiale! Ma tornando alla immigrazione, come è possibile non farne un problema di accoglienza? un’esigenza di solidarietà? un’umana necessità di aiutare gli altri: i più poveri, i più deboli? In un “Sistema” che vuole essere un villaggio globale (globalizzazione), ma non della finanza, bensì dei Popoli, dove il primo obiettivo, non solo dell’ONU ma anche del Movimento Roosevelt è la Sovranità Popolare, si può forse accettare il rifiuto dell’altro, dello straniero, del povero, del bisognoso? Ma in che Paese viviamo? Ma soprattutto quali sono i VALORI in cui crediamo?

Pietro Nardi