Ma l’Italia è e resta una Repubblica parlamentare. Il Governo chiede la fiducia al Parlamento, che è espressione della volontà popolare. Il Presidente del Consiglio dei Ministri viene espresso dalla maggioranza parlamentare e incaricato dal presidente della Repubblica, sceglie i Ministri e sottopone il Governo al voto del Parlamento, verso il quale è responsabile della sua scelta. Il Presidente della Repubblica è un garante della Costituzione e un notaio della democrazia, non ha il potere di indirizzo politico e non è responsabile dei suoi atti. La forzatura appare ancora più grave se si legge il comunicato di Paolo Savona del 27 maggio e se si segue la vicenda poco chiara del discorso del Presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, riferita da parecchie testate con citazioni di frasi mai da lui pronunciate di fedeltà ai vincoli europei, come ha rilevato Claudio Messora.
Valerio Onida, Presidente emerito della Corte Costituzionale, osserva che
“sul piano strettamente giuridico può dire “io non firmo”. Ma guardiamo alla logica del sistema: il presidente della Repubblica ha fatto un lungo giro di consultazioni per verificare l’esistenza di una maggioranza. Alla fine la maggioranza è emersa: i suoi esponenti hanno concordato una certa ipotesi di governo, invocando rigidamente la necessità di nominare Savona. Di fronte a questo il capo dello Stato si è opposto per ragioni politiche, non personali. A mio parere Mattarella è andato contro l’idea che il nostro sistema è un sistema parlamentare. Se Mattarella avesse avuto obiezioni in merito al programma di governo, avrebbe potuto farlo presente, rilevando aspetti di incostituzionalità. Ma non si è opposto per nulla al contratto di governo. Si è opposto solo a una persona, temendo che potesse mettere in pericolo la stabilità dei mercati finanziari, e la difesa dei risparmiatori… Così facendo si dà ai creditori dello Stato un potere immenso, che va al di là delle obbligazioni di un debitore. Un debitore non può diventare così politicamente asservito da accettare ingerenza sulla maggioranza. In questo caso mi sembra sia andato un po’ troppo oltre”.
Patrizia Scanu
Direttrice del Dipartimento Istruzione e Formazione civica MR
Candidata alla Segreteria generale