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Completeremo ulteriormente il quadro della situazione gravissima che si sta svolgendo in questi giorni e in queste ore in Italia, presso diversi organi istituzionali in generale e specificamente attorno alla Presidenza della Repubblica.


E verranno pubblicati comunicati appositi su quello che si configura come il rischio di una sovversione dello Stato democratico e un attentato alle istituzioni della Repubblica italiana.



Intanto, però, invitiamo a riflettere su quanto detto a proposito di Paolo Savona in

https://www.youtube.com/watch?v=Me0c2abJxgI

e su quanto scrive Giovanni Potente in questo suo elegante e incisivo intervento:


PAOLO SAVONA: IL MINOTAURO NEL LABIRINTO: di Giovanni Potente.
Paolo Savona -vedi curriculum- non è un pericoloso sovversivo né un parvenu della politica o un avventuriero dell'ultima ora. Al contrario. Proviene dall'establishment; è un tecnocrate di alto rango dell' Impero finanziario sovranazionale; è stato vice presidente della sezione europea dell'Aspen Institute (che è la versione più professorale ed accademica del Bilderberg). Ma già da tempo esprime valutazioni critiche riguardo la moneta unica e le politiche economiche europee. Di qui la virulenta resistenza che la Plutocrazia sta esercitando al fine di evitare che Paolo Savona diventi Ministro dell'economia, attraverso le sue propaggini politiche e tecnocratiche (UE e BCE), il suo apparato mediatico di propaganda e guerra psicologica (vedi Financial Times) e il suo solerte amministratore locale (il grigio Gauleiter del Quirinale).
Eppure, questa ostilità trascende le mere logiche di potere: non si limita a ragioni di convenienza; non è dovuta al solo calcolo politico. C'è, in questa resistenza, un tratto ulteriore di natura morale, un fattore umano, ineffabile quanto formidabile. Perché per i membri dell'élite finanziaria e i loro servi Paolo Savona è più che un semplice oppositore; è peggio di quelli che con disprezzo i media di regime definiscono "populisti" o "sovranisti": è un traditore, perché è uno di loro.



Ecco: di qui il fascino sotteso di questo caso. Di qui la drammatica e spiazzante tensione morale che promana da questa vicenda: il fatto che evoca il tema eterno del tradimento, senza la prospettiva consolatoria della redenzione. Dobbiamo al genio di Jorge Luis Borges le varianti letterarie più sublimi di questo tema. Come il racconto Storia del guerriero e della principessa, in cui narra di Droctulft, il barbaro germanico che veniva dalle paludi del nord, dalle «selve inestricabili del cinghiale e dell'uro», che le guerre condussero sotto le mura di Ravenna assediata e lì restò abbacinato dai cipressi e dal marmo, da quel «molteplice senza disordine» che era la città. Veniva dal caos informe delle foreste e del fango. Rimase avvinto all'armonia, alla geometria, al sublime portento degli archi e dei portali. E cambiò campo.


E morì combattendo contro i suoi per difendere la città dall'oltraggio della devastazione.
Ora, io non so quale misterioso, profondo, radicale sussulto interiore di onestà morale ed intellettuale abbia indotto Paolo Savona a criticare l'euro e l'euro-zona e la sostenibilità per il nostro Paese di certi trattati europei. Non so quale potente impulso dell'animo, più che le argomentazioni di natura intellettuale, lo abbia portato -di fatto- a cambiare campo e a schierarsi dalla parte dei popoli e dei cittadini. So però che la cronaca, anche la più squallida e vile, ha la capacità di farsi libro e diventare mito. So che per questo noi possiamo scorgere in Paolo Savona il riflesso di quel barbaro che morì difendendo la città. Laddove la città siamo noi: la gente, i popoli europei. E la barbarie -feroce e distruttrice- stavolta è l'Impero: l'Impero finanziario sovranazionale, che è tanto incivile quanto sofisticato nei suoi mezzi (banche, Mercati, diagrammi, calcoli di interessi, spread, PIL ecc); che è disumano, nella sua mera logica del profitto; che è tirannico, con i trattati-capestro e le politiche di tagli alla spesa pubblica che impone ai governi.


Paolo Savona come il Droctulft di Borges: chi l'avrebbe mai detto?
Ed ecco il finale della storia: Paolo Savona, per il Potere, non è solo un traditore. Peggio: è una mosca bianca, un prodigio. Chi mai, tra i tecnocrati e i politici al soldo dell'élite finanziaria, aveva tradito il proprio compito? Immaginate un Macron o un Monti che si alzi una mattina e dica: «scusateci, popoli europei, vi stiamo massacrando per i nostri interessi»? Per questo Savona è, letteralmente, un «mostro». Lo è per il suo doppia ruolo di tecnico dell'élite ed eretico euro-scettico, di "barbaro" e "cittadino". Lo è perché il "mostro" è spesso tale -scandalosamente- proprio perché consta di due o più nature, per la sua dimensione duplice o molteplice. Come il Minotauro, ad un tempo umano, animale e divino. E come il Minotauro nel Labirinto immagino questo vecchio signore: in attesa dei suoi "assassini", o, forse, dei suoi liberatori. Non so se diventerà ministro e avrà forse modo di impegnarsi per il nostro Paese o sarà immolato al Moloch (l'Impero finanziario). So che se fosse immolato, assieme a lui cadrebbe un pezzo di tutti noi.



GIOVANNI POTENTE

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PRESIDENZA MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com )

( Articolo del 27 maggio 2018 )

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