Tutti gli articoli

Draghi VaroufakisCome al solito la stampa italiana eccelle nell’arte di disinformare. Sulla scia della fallimentare e lugubre riunione dell’Eurogruppo svoltasi a Riga il 24 aprile scorso (clicca per leggere), il premier greco Alexis Tsipras ha deciso di formare un apposito direttorio destinato da ora in avanti a relazionarsi con gli “usurai internazionali” che si nascondono sotto le insegne della famosa Troika (clicca per leggere). Tutti gli italici pappagalli travestiti da giornalisti, oramai incapaci di scrivere una cosa vera neppure per sbaglio o per mera disattenzione, hanno subito brindato al presunto commissariamento del perfido Yanis Varoufakis, ministro delle finanze greco notoriamente poco gradito ai cravattari europei (clicca per leggere).  Le ragioni che spingono i membri dell’Ecofin a nutrire un astio così profondo nei confronti dell’economista ellenico vicino alle posizioni di James K. Galbraith non sono chiarissime. In estrema sintesi due sembrano le accuse principali mosse nei confronti di Varoufakis:  dire la verità e avere la moglie “bona” (clicca per leggere). Ma, al di là della propaganda degna dell’istituto Luce di mussoliniana memoria, siamo proprio sicuri che la lettura offerta dai media sia quella più corretta? Siamo cioè certi del fatto che la creazione di tale coordinamento, guidato dal viceministro per le relazioni internazionali Euclid Tsakalatos, rappresenti nei fatti una sorta di commissariamento del tanto bistrattato Yanis? Io credo che le cose stiano in tutt’altro modo. Dal punto di vista macroeconomico tanto Varoufakis quanto Tsakalatos sono concordi nel rigettare la prospettiva dell’austerità ad oltranza; su un piano strettamente geopolitico, invece, Varoufakis appare certamente molto più europeista di Tsakalatos. Non è stato forse Varoufakis a  lanciare l’idea di un New Deal per l’Europa? (clicca per leggere). Lo stesso Varoufakis che ha sempre categoricamente escluso una uscita della Grecia dall’euro in vista della realizzazione di una compiuta e democratica integrazione politica? (clicca per leggere). Al contrario Tsakalatos non ha mai fatto mistero di ritenere possibile un ritorno alla Dracma di fronte al fallimento dei negoziati (clicca per leggere). Alla luce delle premesse appena fatte, quindi, la scelta di Tsipras di affidare il prosieguo delle trattative con i creditori a Tsakalatos significa una cosa sola: la Grecia è pronta a tornare alla moneta nazionale. I Maestri Venerabili Draghi e Schaeuble, protetti da una retorica ipocrita, sono in realtà degli antieuropeisti convinti, bravissimi nel fomentare i popoli del sud contro quelli del nord, e viceversa, nella speranza di impiantare in prospettiva nel cuore del Vecchio Continente nuove e più raffinate forme di nazismo. Il povero Tsipras, forse ammaliato anch’egli dalla martellante propaganda, credeva che l’europeismo sbandierato dalle classi dirigenti fosse autentico. Ora, dopo mesi passati a subire umiliazioni e calci in bocca, anche il leader di Syriza ha dovuto fare i conti con la realtà. I padroni hanno deciso di abbandonare Atene al proprio destino. Il gotha massonico reazionario che governa la Ue non intende cedere di un millimetro, rimanendo fermo sulle posizioni di partenza: o Tsipras cede su tutta la linea o toglie il disturbo, tertium non datur. Alla faccia della solidarietà europea.