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Segue un intervista-articolo dal titolo Elezioni, le interviste. Bagnai: ‘Vincoli europei inapplicabili ad aree interne’…”, pubblicato da “News Town”: http://news-town.it/politica/19233-elezioni,-le-interviste-bagnai-regole-europee-non-applicabili-ad-aree-interne.html

Nello Avellani:
«Alberto Bagnai è professore associato di politica economica all’Università ‘G. D'Annunzio’ di Chieti-Pescara; è animatore di un blog seguitissimo oltre che autore del fortunato libro ‘Il tramonto dell’Euro’; da molti è indicato come potenziale Ministro dell'Economia di un eventuale governo di centrodestra. Di certo, è uno degli assi nel mazzo di Matteo Salvini che l’ha convinto a scendere in campo con la Lega candidandolo in Abruzzo come capolista sul collegio unico proporzionale per il Senato, oltre che sui collegi Toscana 3 e Lazio 1 e sull’uninominale a Firenze, con Bagnai chiamato a sfidare Matteo Renzi.
Sfida già lanciata, a dire il vero, “e su un tema preciso” chiarisce l'economista nell’intervista rilasciata a news-town. “Quando andò al governo, Renzi fece dichiarazioni di estremo interesse, rifiutando la logica dell’austerità le imposizioni europee; invece, come ho dimostrato nel mio blog, non ha fatto altro che realizzare i diktat imposti dalla Bce all’Italia nella famosa lettera del 2011. E’ andato al potere mostrando autonomia e indipendenza ma è stato subalterno a logiche che non fanno l’interesse della nostra Nazione”.
Sfida già lanciata, a dire il vero, “e su un tema preciso” chiarisce l'economista nell’intervista rilasciata a news-town. “Quando andò al governo, Renzi fece dichiarazioni di estremo interesse, rifiutando la logica dell’austerità le imposizioni europee; invece, come ho dimostrato nel mio blog, non ha fatto altro che realizzare i diktat imposti dalla Bce all’Italia nella famosa lettera del 2011. E’ andato al potere mostrando autonomia e indipendenza ma è stato subalterno a logiche che non fanno l’interesse della nostra Nazione”.
Bagnai è convinto che il paese possa sottrarsi al giogo di Bruxelles. “Credo sia necessario, ma sarà possibile soltanto gli elettori ci daranno la forza per farlo”, sottolinea. “Il nostro è un atteggiamento di solidarietà europea - spiega - che significa tenere ciò che c’è di buono nel progetto europeo attrezzandosi, però, per abbandonare in modo coordinato, se possibile, ciò che c’è di cattivo”. E cioè, “le regole fiscali eccessivamente rigide che ci penalizzano, impedendoci di far ripartire i nostri territori - in Abruzzo lo sappiamo bene - e il grosso tema della moneta unica che ci espone a crisi finanziarie ricorrenti, rendendoci più fragili, meno flessibili rispetto a ciò che succede nei grandi mercati internazionali. I governi di centrosinistra si sono sempre rifiutati di avere un atteggiamento realmente dialettico con l’Europa, sulla base di diversi argomenti, e tra gli altri di un assunto che non ha davvero senso: quello secondo cui l’interesse nazionale, ovvero fare l’interesse dei cittadini, sarebbe un residuo del fascismo. La verità è all’opposto: governi che hanno trascurato gli interessi nazionali hanno creato, qui in Italia come altrove, una situazione di tensione sociale che, quella sì, è pericolosissima. Per smorzarla, oltre le battaglie simboliche e retoriche dell’antifascismo che per me, sia chiaro, resta un valore, il modo più efficace è far ripartire la crescita economica”.
In questo senso, Bagnai non è affatto preoccupato dalle differenti visioni sull’Europa che manifesta Forza Italia, e il suo leader Silvio Berlusconi in particolare. “Sono in politica dal 23 gennaio 2018, significa che la Lega si vuole proporre come novità sul panorama politico nazionale sotto due profili, aspirando a diventare una forza conservatrice di statura nazionale e cercando di coinvolgere una platea ampia di persone competenti nei vari settori. Fatta la premessa, non voglio sottrarmi alla domanda politica sebbene la mediazione spetti a Matteo Salvini. Il tema del rapporto di Berlusconi con l’Europa emergerà tantissime volte in campagna elettorale; in questo momento, sia all’interno che all’esterno della coalizione c’è interesse a mostrare i punti che ci dividono: in seno alla coalizione, ognuno cerca di attirare consenso verso di sé, all’esterno cercano di screditarci per far vedere che stiamo litigando. In realtà, abbiamo scritto un programma di coalizione condiviso con dei principi cardine: tra gli altri, i più importanti – a mio parere – il rifiuto dell’austerità e la prevalenza della Costituzione sul diritto comunitario. Sono principi condivisi, non credo che Berlusconi voglia ritrattarli; poi, che si possa avere un atteggiamento di maggiore dialogo o maggiore fermezza nei confronti dell’Europa è perfettamente compatibile con una coalizione che ha diverse anime. Andiamo al voto, vediamo gli italiani a quale proposta politica vorranno dare maggiore forza; la mediazione politica si farà una volta contati i voti”.
L’Abruzzo è una regione chiave per la Lega, la porta d’ingresso al meridione per il partito di Matteo Salvini che, nei nostri territori, gode di sondaggi ben più lusinghieri che nelle regioni del sud. La scelta di candidare qui un pezzo da novanta come Alberto Bagnai non è affatto causale e, d’altra parte, l’economista è molto legato all’Abruzzo. “La vita di docente universitario mi ha portato qui più di dieci anni fa, a lavorare e immedesimarmi nelle problematiche del territorio. Insegnando in una facoltà d’economia, non fosse che attraverso le tesi di laurea e, ovviamente, per i contatti con gli imprenditori, ho imparato a conoscere le enormi potenzialità di questa Regione. Poi, c’è un dato di fatto: l’Università nella quale mi sono ritrovato ad operare mi ha garantito la libertà di spirito e ricerca, tutelata dalla nostra Costituzione e nello spirito dell’Istituzione universitaria, che qui ho visto però pienamente realizzata. Ho avuto la libertà di esprimere critiche all’Europa, argomentate e pubblicate scientificamente. Questo ha fatto nascere in me una particolare riconoscenza per l’Abruzzo: dunque, quando Matteo Salvini mi ha offerto la possibilità di un impegno su questa regione per spingere la Lega e consentirle di acquisire una sempre più ampia statura nazionale, l’ho accettata con orgoglio e col desiderio di restituire qualcosa ad una terra che professionalmente e umanamente mi ha dato moltissimo. Semplicemente, se non fossi venuto ad insegnare in Abruzzo probabilmente non sarei mai stato candidato al Senato”.
E dunque, le sfide per il rilancio della Regione che non potranno passare, però, che da una presa di posizione squisitamente politica: “Vogliamo che il territorio della montagna viva oppure no? Se vogliamo che viva, e deve vivere essendo fondamentale per l’equilibrio ecologico dell’intera penisola, è necessario agire di conseguenza”; nelle fredde pianure del nord battute dai venti, “non capiscono che il nostro, come altri, è un territorio di montagna: ebbene, se non vogliamo che diventi un deserto non possiamo applicare regole riferite, per esempio, alla densità degli ospedali sul territorio oppure alla necessità d’investimenti e infrastrutture in zone di pianura. Per fare 50 km in Germania impieghi mezz’ora: se sei a Barrea invece, stai male e sei obbligato ad andare a Sulmona, devi passare per le Cinque miglia dove diversi eserciti sono stati sconfitti dal maltempo. Ecco perché dobbiamo assumere una decisione politica nazionale, agire rendendo i piccoli centri montani vivibili: intervenire sulla sanità non solo con la logica dei tagli, curare le infrastrutture, quelle stradali in particolare, intervenire sulla protezione dagli incendi e sui piani neve. Sono cose concrete, pratiche, che si possono fare: se obbligano a non rispettare certi vincoli che vengono da persone che vivono territori completamente diversi dal nostro, e un pochino meno belli, ce ne faremo una ragione e li accantoneremo. Se li accantona la Francia, possiamo farlo anche noi per tutelare un territorio che è patrimonio prima nostro e poi dell’intera Europa”.
Un patrimonio bellissimo e fragile, caratteristica della dorsale Appenninica che, dall’Aquila all’Emilia, ha dovuto sopportare diversi terremoti negli ultimi anni. “E anche lì, qualche bastone tra le ruote l’Europa ce l’ha messo. Si parlava di Berlusconi: ebbene, debbo dire che sebbene L’Aquila necessiti ancora d’interventi, i governi di centrosinistra hanno dimostrato che si può fare molto peggio di quanto abbia fatto il centrodestra qui nel 2009, se si pensa almeno a ciò che sta accadendo nei territori del centro Italia. Detto questo, c’è un problema strutturale: all’indomani del sisma di Amatrice ho ascoltato discorsi allucinanti, ‘mettere in sicurezza certi territori, certi borghi storici costa troppo, dobbiamo lasciar stare’ si diceva. Spopolare un territorio, trasformalo in un deserto, è una catastrofe umana per le persone che lì sono nate e cresciute ed è pure profondamente inefficiente. La messa in sicurezza, infatti, potrebbe rappresentare un volano potente per l’economia, per le imprese e per il rilancio del turismo. Mi è capitato di invitare in Abruzzo colleghi illustri da ogni parte del mondo, tutti stupiti di conoscere una realtà che all’estero non viene promossa in modo sufficientemente energico. Certo è che non puoi ospitare turisti in posti pericolosi: devi prima metterli in sicurezza e poi valorizzarli. Penso ai rifugi nei parchi, per fare soltanto un esempio, e mi riferisco in particolare al Parco nazionale d’Abruzzo: organizzare escursioni per più di un giorno diventa problematico, eppure ci sarebbe tanto da vedere; partiamo da qui, da piccoli investimenti che non fanno male a nessuno ma molto bene al territorio, permettendo a chi ci vive e a chi lo visita di farlo al meglio”». 
L’intervista: https://www.youtube.com/watch?time_continue=3&v=89HzV-3gqiM