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Se ragioniamo sui termini notiamo che il termine Violenza è molto più femminile di quello che si crede, si tratta infatti di un sostantivo femminile che indica una forza impetuosa e incontrollata. Paradossalmente la violenza sembra assumere i connotati di una essenza femminile distruttiva e astratta che prende possesso della vita di un individuo inducendolo a compiere un’azione volontaria contro un altro soggetto.La violenza la si può associare a Viola che è un nome di donna e di un fiore, ma anche al colore Viola, il colore mistico della resurrezione, un colore in cui il rosso, un pigmento caldo, del fuoco, del sangue e della passione si mischia con il blu che è esattamente l’opposto.

Risulta ora singolare parlare di violenza contro le donne avendo in mente la considerazione che la violenza possa essere più “femminile” di quello che si pensa almeno a livello lessicale e simbolico. Sembra curioso ipotizzare che la violenza possa essere partorita da un ventre di donna, ma agita spesso da uomini; del resto fu Era a generare Marte il dio della guerra, rabbioso e sanguinario e lo fece per irritazione verso Zeus. Marte rappresenta l’archetipo dell’animus negativo e violento di Era e lo spirito combattivo delle donne.

Marte è un dio maschile che però ubbidisce ad un femminile infernale, un dio senza padre che anela l’omicidio, nascosto nel ventre della Grande Madre. Marte è virile nel corpo, ma non lo è affatto nello spirito, il suo corpo appartiene al regno matriarcale e la sua aggressività e sessualità impetuosa sono amministrati da un ego schiacciato dagli istinti. Gli istinti fallici di Marte sono però dominati e posseduti dal primitivo femmineo.

Inoltre la Violenza fa rima con impotenza e questo gioco di parole dovrebbe essere utilizzato a livello meta-comunicativo per stigmatizzare tutti quei comportamenti che presentano queste caratteristiche e che invece molto spesso la cronaca tende ad enfatizzare anche se con connotazioni negative.

Lo stigma infatti è più efficace se si identifica la fonte psicologica del comportamento negativo ossia la vulnerabilità di chi agisce tale azione. Spesso dietro un aggressore si nasconde un estremo bisogno di visibilità e la paura di essere attaccati ovvero di subire una azione lesiva. Per esempio l’identikit del bullo è quello del vigliacco, del frustrato, dell’impotente, di colui che ha bisogna di sopraffare l’altro per ottenere una misera rivincita personale, ecc… Risulta chiaro che il bullo non si percepisce tale, anzi fugge la paura inconscia di essere riconosciuto ‘impotente’ e spaventato dalle relazioni. Del resto anche la Arendt sosteneva che la violenza si verificava in mancanza di un effettivo Potere, quindi si agisce la violenza quando non si ha potere o si percepisce di averlo perduto. Essere senza potere vuol dire essere di fatto impotenti, vulnerabili, indifesi, insicuri e si può essere impotenti su molti piani: su quello psicologico, fisico, morale, spirituale, emozionale, relazionale, ecc…

La Violenza oggi in Italia interessa molti contesti in primis quello domestico in cui si registra il primato europeo degli omicidi, i contesti lavorativi in cui si registra il fattore mobbing, i contesti scolastici con il fenomeno del bullismo e cyber-bullismo, i contesti urbani legati alla criminalità di strada e ad episodi di violenza privata, spesso legata a futili motivi.

Quello che ci proponiamo come Movimento Roosevelt è di dare una risposta a queste criticità creando un Dipartimento ad hoc dedicato all’analisi del fenomeno, elaborando possibili soluzioni operative volte al contenimento dei comportamenti violenti e dei comportamenti a rischio. Questo dipartimento si inserisce nel quadro complessivo della Sicurezza e del Welfare.

Il nome possibile potrebbe essere “Dipartimento Diana per la gestione dei Comportamenti violenti ed a rischio e dei loro rispettivi Contesti”.


I Progetti in itinere sono:


1) Progetto Prometeo: rivolto in particolare alla violenza domestica e di genere.

2) Osservatorio Horus rivolto all’analisi e al contrasto del crimine metropolitano o street crime, dove sono disponibili: Modelli di intervento operativo, proposte di legge e interventi culturali.

3) Osservatorio anti-mobbing e anti-bullismo.

4) Osservatorio Sicurezza Stradale.

La specificità di queste iniziative richiede una capillare attività politica, culturale e pedagogica volta ad inoculare e contestualizzare nelle coscienze il senso che un maggiore controllo e monitoraggio dei “comportamenti istintivi” porti ad un maggior benessere personale e collettivo.


Stefano Pica

(Articolo del 22 Maggio 2017)