Arancia Meccanica Stanley Kubrick 2 eff1a
Riflettevo giorni fa su un concetto espresso dal filosofo Nietzsche riguardante il nichilismo, definito da lui “il più inquietante degli ospiti”. Quello che mi interessa di questo concetto è la tematica psicologica sottostante, ossia la possibilità che in ognuno di noi si nasconda un piccolo o grande ospite inquietante. Esso pur essendo un ospite ha la tendenza ad entrarci in casa senza chiedere il permesso e soprattutto quando nessuno si aspetta una sua visita.

Infatti l’Ospite Inquietante non si annuncia mai ed approfittando delle nostre debolezze diventa spesso, per pochi minuti, il padrone di casa. Un padrone abusivo, inquietante,  dai modi bruschi e maleducati che alza la voce e tende a mettere a soqquadro la coscienza portando scompiglio tra le emozioni. Questo visitatore indesiderato porta con se il puzzo di desideri  rimossi, della rabbia, dell’invidia ed dell’impotenza per un’ esistenza mai vissuta nella sua interezza e ce ne fa omaggio. Si siede sul nostro divano preferito con tutti i vestiti sporchi e usa come zerbino le nostre convinzioni e la nostra morale condivisa.

Raffigurerei un simile ospite con Alex, il protagonista di Arancia Meccanica, famoso per le sue ‘visite a sorpresa’ dal carattere grottesco e nichilista, fatte di canzoncine allegre, maschere carnevalesche, balletti, stupri, rapine, tutto condito da una abbondante dose di violenza. Questo in effetti potrebbe essere l’identikit di un ospite inquietante almeno come me lo raffiguro io; un personaggio con un’etica invertita e perversa, pronto a prendere a calci il buon senso e la logica solo per divertimento.

Il suo divertimento però rappresenta una fonte di inquietudine e allora si tende a cacciare via questo intruso o ad ignorare i suoi modi barbari, con la speranza che vada via al più presto. Su di lui, sull’ospite inquietante, il grande filosofo tedesco però ammoniva di non ignorare la sua presenza, tanto meno cacciarlo a malo modo, al contrario bisognava accorgersi della sua esistenza e guardarlo negli occhi.  Io aggiungerei che all’ospite inquietante bisognerebbe lasciare un posto in prima fila, o a capo tavola, in quanto egli può rivelarsi il più sincero degli amici, a cui si può confidare tutto anche le cose più turpi e i desideri più inconfessabili, sicuri della sua approvazione, perché egli non è’ avvezzo ad indignarsi.

In compagnia del nostro visitatore inopportuno è possibile lasciarsi andare; egli infatti è pronto ad uscire dagli scantinati più bui della coscienza per riportarci su posizioni, riflessioni e considerazioni che spesso abbiamo abbandonato nella cantina della memoria e coperto di polvere, solo per paura. La paura spesso induce a mettere fuori dalla porta pensieri scomodi e emozioni incandescenti che sono poi destinate a rientrare dalla finestra, magari in compagnia.

Sarà il nostro ospite inquietante a riportare la spazzatura in casa, costringendoci a rimestarci dentro e non sia mai che ci accorgiamo di aver buttato distrattamente anche qualcosa di prezioso. Forse Il nostro fastidioso ed invadente visitatore può rivelarsi persino un buon amministratore del nostro disordine interiore, perché tra il suo fetore, i suoi vestiti stracciati e sudici ed i suoi modi bruschi si nasconde forse una delle parti più autentiche di noi stessi.

 

Stefano Pica

(Articolo del 17 Aprile 2017)