Ci siamo.

Ora ci sono anche le prove delle azioni antidemocratiche che si stanno perpetrando ai danni dei cittadini europei.

Dopo la progressiva invasione della nostra privacy (su questo tema vi rimando agli articoli del mio blog, come questo: http://mosquicide.blogspot.it/2017/01/citizenfour-dire-privacy-e-dire-liberta.html ), dopo l’approvazione di leggi contro i diritti come il Job Act, ecco che arriviamo a vere e proprie azioni da stato di polizia.

Nelle sue ultime canzoni Prince prendeva spesso posizioni politiche di critica verso l’imbarbarimento della civiltà americana e in uno dei suoi ultimi videoclip faceva campeggiare la scritta “When did the truth become illegal?”.

E la verità è sempre più fuori circuito anche nei media europei.

Non solo i mezzi di informazione ufficiali giocano a fabbricare notizie, ma soprattutto selezionano cosa non dire, censurando in blocco tutto ciò che non è gradito alla narrazione del potere: il trattamento riservato al libro di Gioele Magaldi credo sia molto esemplificativo.

Eppure, come in ogni brava distopia, è chi critica il potere che viene accusato di fabbricare notizie, complici siti farlocchi e social in mano a creduloni.

Così per scrivere questo articolo farò riferimento solo a dati ufficiali tratti da una fonte che nessuno può accusare di cialtronaggine: Amnesty International.

Per altro, sarebbe doveroso creare una sinergia proprio tra il Movimento Roosevelt e Amnesty International vista una comunanza di obiettivi nella difesa dei diritti.

Credo che i dati pubblicati da Amnesty International negli scorsi giorni siano gravissimi. Eppure non ho visto nessun telegiornale dare queste notizie, ma magari io sono distratto. Partirei da uno dei casi più emblematici perché riguarda lo stato francese. La Francia è uno dei cuori dell’Europa ed è da sempre vicinissima, non solo geograficamente, all’Italia.  Sono ormai centinaia i casi di individui che hanno subito perquisizioni e stati di detenzione domiciliare a causa dei poteri dati alle forze dell’ordine dalle misure d’emergenza approvate contro il terrorismo. Molte delle vittime di questi abusi sono cittadini colpevoli di aver protestato contro la Loi Travail (il Job Act francese tanto voluto da quel Manuel Valls che è al ballottaggio per le primarie del centrosinistra francese) o ambientalisti che sono stati messi agli arresti domiciliari per evitare che manifestassero nei giorni della conferenza sul clima tenutasi a Parigi nel 2015.

Si parla di perquisizioni violente e umilianti, spesso di notte, a casa di liberi e normali cittadini. E si parla di arresti domiciliari assegnati senza regolare processo, ma a forma “preventiva” come nei più visionari scenari di Philip Dick. Ricorderete tutti come i fatti di Genova 2001 siano stati traumatici nei confronti della capacità di dissenso di un’intera generazione. Ora pensate agli effetti psicologici che potrebbero riflettersi su ognuno di voi se degli uomini in divisa facessero irruzione in casa vostra di notte spaventando voi e i vostri cari, malmenandovi, trattandovi come dei criminali solo perché siete sospettati di voler manifestare contro una legge che lo stato vuole approvare.

Questo sta accadendo in Francia.

Amnesty International sta anche cercando di capire se per certe violenze si possa persino usare la parola “tortura”: Dans ses observations finales de mai 2016, le Comité des Nations unies contre la torture se déclarait préoccupé « par les informations sur l’usage excessif de la force par les forces de police au cours de certaines perquisitions ayant, dans certains cas, entraîné des séquelles psychologiques chez les personnes concernées » qui puisse « constituer une atteinte aux droits prévus au titre de la Convention » (https://www.amnesty.fr/liberte-d-expression/actualites/en-france-les-victimes-de-letat-durgence ).

Un atto arbitrario è quello che non viene sostenuto da una struttura solida sia legislativa che di prassi. È la possibilità di agire in un contesto legislativo lasso, dove non c’è bisogno di un giudice o di un processo, dove non c’è bisogno di prove, ma è sufficiente un sospetto anche in malafede per applicare una condanna. Ora continuiamo con il nostro gioco di mimesi. Proviamo a metterci nei loro panni. Pensate a questi cittadini francesi che da un giorno all’altro si ritrovano arbitrariamente assegnati agli arresti domiciliari. Significa non poter andare a lavorare o non potere andare a scuola. Significa essere estromessi dalla propria vita sociale, significa d’un tratto perdere il lavoro e ritrovarsi senza il sostentamento economico necessario per la propria famiglia. Lo ripeto: sta accadendo in Francia. Les perquisitions de nuit, souvent violentes et humiliantes, et les assignations à résidence, qui empêchent les gens de travailler ou d’aller à l’école normalement, ont, entre autres mesures, traumatisé des centaines de personnes. Leurs droits à la vie privée, à la liberté de mouvement, d’expression, d’association et à la liberté ont été bafoués au nom de la sécurité (https://www.amnesty.fr/liberte-d-expression/actualites/en-france-les-victimes-de-letat-durgence ).

Eppure la Francia non è sola. Sono 14 gli stati europei in cui i diritti umani sono messi sotto scacco: Austria, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Slovacchia, Spagna e Ungheria. Anche questo rapporto è di Amnesty International. “All’indomani di una scia di orrendi attacchi, da Parigi a Berlino, i governi hanno frettolosamente adottato leggi sproporzionate e discriminatorie. Considerate singolarmente, queste misure anti-terrorismo sono già sufficientemente pericolose. Ma esaminate tutte insieme, compongono un quadro preoccupante in cui poteri incontrastati stanno compromettendo libertà che da lungo tempo erano date per garantite”, John Dalhuisen, direttore per l’Europa di Amnesty International.

Ancora dal sito di Amnesty International: In diversi paesi sono state proposte o adottate misure anti-terrorismo che erodono lo stato di diritto, rafforzano il potere esecutivo, indeboliscono la supervisione giudiziaria, limitano la libertà d’espressione ed espongono potenzialmente chiunque a forme di sorveglianza governativa senza controllo. Il loro impatto sugli stranieri e sulle minoranze etniche e religiose è particolarmente forte.

Queste leggi liberticide sono varie e cambiano per sfumature e intensità, ma il ritornello è sempre questo: privare i cittadini delle loro libertà fondamentali. Per fare alcuni esempi: gli stati si stanno organizzando per ridurre i movimenti dei cittadini, congelarne a piacere i conti bancari, limitarne la possibilità di manifestare. Vengono assegnati alle forze dell’ordine poteri pressoché illimitati  di sorveglianza e di violazione della privacy. Si rende normale il coinvolgimento dell’esercito nel caso di manifestazioni e vengono portate a normalità le perquisizioni senza mandato.

Ancora una volta si torna a Orwell, cito sempre Amnesty International: In un’attualizzazione degli “psicoreati” descritti in “1984” di George Orwell, è possibile incriminare persone per azioni che hanno relazioni estremamente tenui con effettivi comportamenti criminali. Poiché le misure anti-terrorismo insistono sempre di più sul concetto di prevenzione, i governi destinano risorse alle attività “pre-criminali” e si basano sempre di più su ordinanze amministrative di controllo per limitare la libertà di movimento e altri diritti. In tal modo, molte persone vengono poste sotto coprifuoco, sono colpite da divieti di viaggio o sorvegliate elettronicamente senza mai essere state incriminate o condannate per alcun reato. In molti casi gli indizi nei loro confronti sono tenuti segreti e le persone accusate di condotta “pre-criminale” non sono in grado di difendersi in modo adeguato. (https://www.amnesty.it/leggi-anti-terrorismo-orwelliane-14-stati-dellunione-europea/ )

E queste misure sono quelle subite dai normali cittadini europei.

Figuriamoci come possono essere trattati gli immigrati che molto frettolosamente vengono ormai associati al terrorismo. E pensate a cosa può accadere se un immigrato “osa” ricordare alla “libera” Europa che anch’egli come cittadino del mondo ha dei diritti. Fosse anche solo il diritto alla vita. Amnesty si sta adoperando per il caso del siriano Ahmed condannato a 10 anni da un tribunale ungherese senza prove concrete e con testimonianze a dir poco vaghe oltre che pesantemente razziste (a questo link il video che lo riguarda: https://www.youtube.com/watch?v=UweFfo6Sgqs )

La cosa terribile di questi atti governativi è la paura, lo stato di terrore che viene fatto respirare alle persone che non si sentono più libere di esprimere la loro opinione, che non si sentono più tutelate nel loro diritto di pensare autonomamente anche diversamente dal proprio governo: La paura di essere considerati una minaccia alla sicurezza nazionale o “estremisti” ha sortito un effetto raggelante, restringendo lo spazio per la libertà d’espressione. In Spagna, due burattinai sono stati arrestati e accusati di “glorificazione del terrorismo” dopo uno spettacolo satirico in cui una marionetta mostrava uno striscione che è stato considerato una forma di sostegno a un gruppo armato.

In Francia, l’analogo reato di “apologia del terrorismo” è stato usato per incriminare centinaia di persone, minorenni compresi, per “reati” tra i quali aver postato commenti su Facebook che non incitavano alla violenza. Nel 2015 i tribunali hanno emesso 385 condanne per “apologia del terrorismo”, un terzo delle quali nei confronti di minorenni. La definizione di cosa costituisca “apologia” è estremamente ampia (https://www.amnesty.it/leggi-anti-terrorismo-orwelliane-14-stati-dellunione-europea/ ).

 

L’unica buona notizia è che l’Italia non è in questa lista e non lo è per due motivi: 1)abbiamo ottimi servizi segreti che ci hanno protetto dagli attacchi terroristici, non dando così al governo la scusa giusta per leggi speciali. 2)abbiamo respinto la riforma costituzionale che sarebbe stata il primo passo per un accentramento dei poteri. Trovo inoltre che sia in atto un risveglio degli italiani sempre più attenti alle questioni politiche e sempre meno propensi alle prese in giro. Ciò nonostante i diritti sono sotto attacco anche da noi e chiunque venga pagato in voucher sa di cosa parlo. Non solo, ricordiamoci l’omologazione colpevole dei media tradizionali italiani, l’attacco che sta subendo la rete con la scusa delle “fake news”, i tentativi di togliere da comuni e regioni la gestione delle utilities (sempre nella scongiurata riforma costituzionale), la distruzione ormai quasi totale della satira, progressivamente bandita dagli schermi delle nostre tv (e non ci facciamo nemmeno più caso). Questi sono solo alcuni esempi della pericolosa china che ha preso anche il nostro paese.

Quindi bisogna restare vigili e informati, ma soprattutto bisogna continuare a far lo sforzo di informare anche i nostri concittadini, soprattutto quelli poco propensi ad ascoltare quel che non vogliono sentirsi dire.



PAOLO MOSCA (socio fondatore del Movimento Roosevelt e membro del Direttorio Lombardia MR)

( Articolo del 28 gennaio 2017 )