Con molto piacere riceviamo da parte di Fabienne Boulin e pubblichiamo il seguente articolo:

La figlia di Robert Boulin cita in giudizio lo Stato francese per «colpa grave», ritenendo che l'indagine sulla sua morte non avanza

Da più di quarant'anni, Fabienne Boulin lotta per far riconoscere che suo padre, allora ministro del lavoro in carica, non si è suicidato nel 1979, ma è stato vittima di un assassinio politico.

Di Patricia Jolly (Ramatuelle (Var), inviata speciale)

Pubblicato ieri alle 15.12, aggiornato ieri alle 17.43
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Il ministro del lavoro Robert Boulin esce dal palazzo dell'Eliseo il 26 settembre 1979, dopo aver partecipato al consiglio dei ministri. MARCEL BINH / AFP

Quando ha appreso la rinuncia di un testimone «essenziale», stanco di aver aspettato sei mesi la sua convocazione da parte del magistrato istruttore, Fabienne Boulin ha ritenuto che il vaso fosse colmo. Il 15 giugno, la figlia di Robert Boulin ha citato in giudizio lo Stato per «colpa grave». Nel suo mirino, un'indagine che non avanza. « La Corte di cassazione ha definito la colpa grave come "ogni carenza caratterizzata da un fatto o da una serie di fatti che traducono l'incapacità del servizio pubblico della giustizia di svolgere la missione di cui è investito», spiega al giornale Le Monde. E siamo chiaramente a questo punto. » 

Fabienne Boulin combatte dagli anni ottanta per far riconoscere che suo padre, ministro del lavoro e della partecipazione del terzo governo Raymond Barre, trovato morto a 59 anni in uno stagno della foresta di Rambouillet (in zona Yvelines, https://www.lemonde.fr/police-justice/article/2017/10/26/comprendre-l-affaire-robert-boulin-un-dossier-vieux-de-trente-huit-ans_5206461_1653578.html), non si è suicidato per annegamento, il 30 ottobre 1979, ma è stato vittima di un assassinio politico.

A leggere anche l'archivio (2015): La figlia di Robert Boulin ha condotto 35 anni di lotta per la verità (https://www.lemonde.fr/enquetes/article/2015/09/16/35-ans-9-mois-cinq-jours_4759225_1653553.html)

Prima di iniziare questo procedimento contro lo Stato, lei e suo marito, Eric Burgeat, avvocato ed ex collaboratore di Robert Boulin, affermano di aver fatto e rifatto i conti. « Nell'arco di cinque anni e dieci mesi di informazione giudiziaria, dall'estate 2015, abbiamo calcolato un periodo totale di tre anni e sei mesi senza che i vari giudici investiti del caso abbiano provveduto ad un'istruttoria, spiega Fabienne Boulin. Molti dei trenta testimoni di cui chiediamo l'audizione non sono ancora stati ascoltati e, di conseguenza, quattro di loro sono morti e molti altri non sono più in grado di testimoniare.»

Guerra delle destre

In questa storia che dura da oltre quarant'anni, Fabienne Boulin ha ottenuto, nell'agosto 2015, l'apertura di una nuova informazione giudiziaria da parte della procura di Versailles, per i capi di «arresto, rapimento e sequestro seguito da morte o omicidio». « Disse che tutto andava bene. La decana dei giudici istruttori del TGI di Versailles [Tribunal de grande instance, divenuta Tribunal judiciaire nel gennaio 2020] ha ascoltato sette testimoni nel primo anno e poi, nel settembre 2016, ha assunto nuove funzioni e i suoi successori hanno procrastinato. » La signora Boulin si impazientisce che l'ultimo giudice, adito nell'ottobre 2017, abbia scelto di convocare «un testimone già ascoltato e considerato credibile dal primo giudice, due anni prima», piuttosto che interrogare «coloro che non lo sono da decenni».

Gli ostacoli risalgono all'inizio dell'istruzione, nel 1979. « Quando ho scoperto il dossier, nel 2015, ho preso coscienza del clima politico che regnava all'inizio degli anni '80 e della mancanza di indipendenza totale della giustizia,  racconta Marie Dosé, la legale della S.ra Boulin. Questa informazione giudiziaria aveva allora un solo obiettivo: confermare la tesi del suicidio.» 

Quarantadue anni dopo, l'avvocata spiega che non è ancora raro che dei testimoni prendano contatto con [il suo] gabinetto per chiedere di testimoniare prima di cambiare idea (https://www.lemonde.fr/police-justice/article/2016/06/08/mort-de-robert-boulin-deux-nouveaux-temoignages-mettent-a-mal-la-these-du-suicide_4943307_1653578.html), poiché il giudice non li convoca». « L'uomo che ha recentemente fatto marcia indietro si è manifestato all'indomani di una trasmissione televisiva, alla fine di novembre 2020, spiegando che si trovava sulla scena e aveva contribuito a riportare il corpo sulla terra ferma, prosegue l’avvocata Dosé. La sua testimonianza è quindi cruciale. »  Ma il 30 aprile, gli ha lasciato un messaggio - messo agli atti - spiegando la sua volontà di « fermarsi » per timore di « avere problemi, visto che si tratta di un affare di Stato». 

A leggere anche  « Il caso Boulin è affare di tutti » (https://www.lemonde.fr/m-le-mag/article/2019/11/13/l-affaire-boulin-c-est-l-affaire-de-tous_6018959_4500055.html)

La scomparsa di Robert Boulin, infatti, ha avuto luogo sullo sfondo della guerra delle destre tra il sindaco di Parigi, Jacques Chirac, e il presidente della Repubblica, Valéry Giscard d'Estaing. Gollista, ex resistente e regolarmente ministro dal 1961, il Sig. Boulin era candidato a succedere a Raymond Barre a Matignon, diventando così un ostacolo alla candidatura del Sig. Chirac alla presidenza del 1981. Contemporaneamente, il suo nome è stato associato - a torto - a uno scandalo immobiliare, che ha difeso minacciando di far uscire i dossier di finanziamento da parte di network africani del nuovo (partito dell’epoca) RPR, poco prima della sua morte.

« C'è stata una messa in scena»

Oggi, Fabienne Boulin ritiene di aver fatto di tutto per stimolare l'istituzione giudiziaria. « In quasi sei anni, io e la mia avvocata ci siamo occupate di tutto ciò che i giudici hanno continuato a rimandare», afferma. Ha così chiesto e ottenuto, nel gennaio 2019, la consultazione di un secondo giudice istruttore, « per avanzare più rapidamente ». E, con l'avallo del magistrato istruttore, il solo in linea di principio abilitato a farlo, è stata la sua avvocate M. Dosé che ha trascorso, « diversi giorni» a spulciare gli archivi della prefettura e dei ministeri interessati relativi al caso.

Il 28 ottobre 2019, quasi quarant'anni dopo la scoperta del corpo, le due donne - sconfortate di ottenere un trasporto sul posto e una ricostituzione - hanno organizzato esse stesse una «ricostituzione civica». Questa iniziativa, priva di valore giuridico, è stata condotta in presenza di giornalisti, con il concorso di un attore della taglia e della corporatura del defunto ministro, e con due testimoni presenti la mattina della scoperta del cadavere: il medico rianimatore, arrivato per primo, e un agente di polizia, che ha visto l'uscita del corpo dall'acqua. « Inginocchiato in 50 centimetri d'acqua [altezza identica al 1979], il comico ha cercato invano di immergere la sua testa per rendere credibili le constatazioni registrate sul processo verbale poco dopo la morte », si ricorda l’avvocata M. Dosé.

I due testimoni hanno dato la loro versione, collocando il corpo del ministro in due punti opposti dello stagno « Alle 8:45, il primo ha visto il corpo in cinquanta centimetri d'acqua da un lato dello stagno, quando il secondo l'ha scoperto alle 9:10 dall'altro lato in un metro d'acqua, il che dimostra chiaramente che c'è stata messa in scena», afferma Fabienne Boulin.

Disparizione dei campioni di sangue

Nel novembre 2020, una nuova perizia giudiziaria sul fascicolo medico-legale (https://www.lemonde.fr/politique/article/2020/11/08/affaire-robert-boulin-une-nouvelle-expertise-invalide-les-conclusions-d-une-mort-par-noyade_6058978_823448.html), afferma che i primi esperti chiamati a pronunciarsi sul caso non potevano concludere che il ministro fosse morto per annegamento o si fosse suicidato: « Le constatazioni descritte da Dottori Bailly e Deponge non sono sufficienti per una conclusione formale, in mancanza di dati anatomopatologici e biologici. »

I vasi contenenti i polmoni - mai analizzati - di Robert Boulin e, in linea di principio, conservati presso l'Istituto medico-legale di Parigi, sono, infatti, rapidamente scomparsi, come pure i suoi prelievi sanguigni, e i dubbi sull'ora del decesso non sono mai stati risolti.

A leggere anche  Benoît Collombat, l'altro investigatore del caso Boulin (https://www.lemonde.fr/m-actu/article/2015/09/28/benoit-collombat-l-autre-enqueteur-de-l-affaire-boulin_4775514_4497186.html)

La perizia stabilisce inoltre «l'esistenza di una frattura della parte nasale della mascella superiore sinistra» precisando che essa è stata provocata da un «urto diretto secondario», sia una caduta, sia un urto per oggetto contundente, e che essa «non ha potuto provocare da sola» la morte.

Fabienne Boulin assicura di voler «credere ancora alla giustizia». «La giurisdizione [il tribunale giudiziario di Parigi] che abbiamo appena sollecitato non potrà che rinviare a giudizio il procedimento, poiché l'istruzione è ancora in corso ma, almeno, è istruita, avverte l'avvocata Dosé. Non lasceremo che questa istruzione agonizzi. » Sollecitato da Le Monde, l'agente giudiziario dello Stato, che rappresenta il servizio pubblico della giustizia, non ha voluto fare commenti.


Cronologia del caso Boulin

30 ottobre 1979. Scoperta del corpo di Robert Boulin in 50 cm d'acqua dello stagno Rompu, nella foresta di Rambouillet (Yvelines).

Novembre 1979.
L'inchiesta preliminare concluse con un suicidio per annegamento, conseguente ad un forte assorbimento di barbiturici.

Giugno 1983.
Prima denuncia della famiglia Boulin contro X per «omicidio volontario».

Gennaio 1984.
Seconda autopsia che rivela diversi colpi al volto del ministro.

Giugno 1988. La famiglia Boulin sporge denuncia per «distruzione di prove».

Settembre 1991. Il giudice Laurence Vichnievsky emette un'ordinanza di non luogo nell'istruzione per «omicidio colposo».

2007 e 2010. Richieste di Fabienne Boulin, figlia di Robert Boulin, per riaprire l'indagine al procuratore generale della Corte d'Appello di Parigi, che rifiuta perché la giustizia non dispone di elementi nuovi.

4 agosto 2015. Apertura di un'informazione giudiziaria da parte della procura di Versailles contro X per «arresto, rapimento e sequestro seguito da morte o omicidio».

Da settembre 2015 a settembre 2016. Audizione dei sette testimoni da parte del decano dei giudici istruttori incaricati del fascicolo.

Settembre 2016. Il giudice cambia funzione; da allora altri due magistrati istruttori gli sono succeduti.

28 ottobre 2019. Ricostituzione «cittadina» organizzata da Fabienne Boulin allo stagno Rompu, alla presenza di giornalisti.

8 novembre 2020. Il rapporto della perizia collegiale sul dossier medico-legale, richiesto da Fabienne Boulin dal febbraio 2018, è reso pubblico e mette a tacere la tesi del suicidio per annegamento.

15 giugno 2021. Fabienne Boulin assegna lo Stato per «colpa pesante».

Patricia Jolly(Ramatuelle (Var), envoyée spéciale)

(https://www.lemonde.fr/signataires/patricia-jolly/)

Traduzione : Maria Zei Responsabile Mouvement Roosevelt France