Mi scrivono alcuni amici chiedendomi se trovo giusto che l’economista Nino Galloni accetti di ricoprire la carica di Assessore al Bilancio al Comune di Roma.  Prima di motivare la mia risposta, voglio ricordare alcuni fatti.

Il 28 novembre 2015, dal sito del Movimento Roosevelt (http://www.movimentoroosevelt.com/), veniva lanciato il progetto “Nino Galloni candidato Sindaco di Roma” attraverso “Una istituenda Coalizione Roosevelt per un New Deal di Roma Capitale, che vorrebbe includere Movimento 5 Stelle, Movimento Roosevelt, le migliori forze della società civile e i veri democratici di sedicente sinistra, centro e destra”.

Il progetto per “Nino Galloni candidato Sindaco di Roma” alla fine è andato in porto in maniera differente: non con la diretta candidatura di Nino Galloni al Comune di Roma, ma attraverso quello che il Presidente del Movimento Roosevelt Gioele Magaldi aveva definito: «possibile dialogo a distanza con la nuova Giunta guidata da Virginia Raggi, nel segno del lavoro di monitoraggio civico che il Comitato per un New Deal di Roma Capitale e per Nino Galloni Sindaco si appresta a inaugurare.»

Il possibile dialogo a distanza con la nuova Giunta guidata da Virginia Raggi è arrivato dopo appena un mese dalla vittoria delle elezioni comunali del Movimento Cinque Stelle (precisamente il 20 luglio 2016) e poco dopo l’insediamento della Giunta di Virginia Raggi direttamente da parte di Nino Galloni.

Le sue “pesanti” proposte sono piombate sulla capitale come un “atomica”.

Proposta di Nino Galloni al Sindaco Virginia Raggi

Nel pezzo “Roma: nuove tecnologie e ‘moneta locale’ per eliminare i rifiuti e tappare le buche. Possibili proposte per la neo sindaca, Virginia Raggi”, Nino Galloni, scrive: «In circa trent’anni, siamo passati dai vecchi e inquinanti inceneritori ai termovalorizzatori, essi pure inquinanti, che richiedono una forte selezione dei materiali da introdurre fino a giungere, da qualche anno a questa parte, ai moderni apparati di pirolisi.

Con questo straordinario progresso tecnologico si è giunti al punto che le emissioni inquinanti sono state totalmente sostituite da un gas utilizzabile per produrre energia elettrica, a costo zero.

I pirolizzatori possono, inoltre, venir alimentati con qualunque materiale, sicché si può parlare di rifiuti zero.

A livello macroeconomico ciò significa riutilizzare e non disperdere il 43% della intera nostra produzione oggi destinata a spreco, ingombro, inquinamento, e ai costo di smaltimento.

A livello microeconomico, tali nuovi ed innovativi apparati cominciano a produrre reddito (uguale al valore dei kwora generati) nell’arco di dieci anni nel corso dei quali il costo dell’investimento é ammortizzato applicando le attuali tariffe di smaltimento dei rifiuti solidi urbani.

I vantaggi sono ambientali, perché non vi é più inquinamento, diminuisce il traffico (dei camion), non ci sono più cassonetti; sociali, perché i cittadini conferiscono la loro parte di risorse e ottengono voucher per l’energia elettrica o altro (compresi sconti su tariffe varie); politici, perché si sottrae alle mafie locali tutta la catena dei rifiuti.

Se poi gli apparati di pirolisi fossero addirittura forniti dallo Stato, o dagli enti locali, i vantaggi economico finanziari risulterebbero anticipati.

Orbene, poiché a Roma si parla - anche dai tempi della campagna elettorale - della possibile sinergia da raggiungere tra AMA e ACEA, sembrerebbe logico pensare che ci si possa/debba muovere in tale direzione, che si può sintetizzare nella formula di scambio risorse energia.

Se, poi, si dice che dalla riduzione dei dividendi per i privati si potrebbero ricavare risorse da destinare anche alla manutenzione delle strade, occorre tenere ben presenti alcuni passaggi per evitare che il titolo cada in Borsa.

Per società quotate in borsa come ACEA conta il rendimento, soprattutto quello netto o ROE (Return On Equity). Se il rendimento cala (magari perché si stanno facendo buoni investimenti, ma a redditività differita e, peggio, autofinanziati) la speculazione al ribasso si scatena. Viceversa, se un’azienda di public utility annuncia che toglierà l’acqua agli utenti più periferici e disagiati (o, il che é lo stesso, un aumento generalizzato o discriminatorio delle tariffe), il titolo guadagnerà in borsa.

Oggi, un’eccezione parziale e momentanea a tali possibilità potrebbe esser data, però, dal favore e dalle simpatie di cui godono la attuale Sindaca e il M5S. Elementi che potrebbe portare i soci privati ad accettare un’ipotesi di coinvolgimento, ancorché destinato a ridurre i compensi delle loro quote, anche per evitare un deprezzamento eccessivo del titolo.

Una mera ipotesi che, però, potrebbe ben presto trasformarsi in un’arma di ricatto.

Portare in borsa le aziende di pubblica utilità é stata una follia, ma adesso ci stanno. Allora, delle due l’una: o si propongono politiche che fanno deprimere massicciamente il titolo in borsa e poi l’ente pubblico ricompra per una miseria; oppure, si propongono politiche che tra il contributo pubblico e quello privato rendono compatibile il miglioramento del servizio (acquisendo le tecnologie più avanzate) e la valorizzazione dell’azienda.

Per quanto riguarda l’indispensabile risistemazione delle strade romane, le risorse potrebbero venire dall’introduzione di una moneta comunale (BAC: buoni di acquisto comunali) utilizzabili anche per il salario dei lavoratori che potrebbero essere strappati alla loro condizione di disoccupato.

Contemporaneamente, il Comune attiverebbe nuovi servizi a pagamento (ad esempio, asili nido) le cui tariffe andrebbero pagate dalle famiglie, o dagli utilizzatori di tali servizi, parte in Euro e parte in BAC.

I BAC sarebbero acquistabili tra quelli erogati ai lavoratori impegnati nella risistemazione delle strade.

Risultato, il Comune, senza scucire un solo Euro, riuscirebbe ad assicurare la manutenzione delle strade, il reddito ed il lavoro ai disoccupati, ad aprire  gli asili nido necessari.

Cerchiamo, allora, di vedere i vari concreti passaggi e le due possibili, convergenti, soluzioni.

Il Comune predispone un bilancio parallelo e autonomo rispetto a quello soggetto al fiscal compact. In esso, tra le voci che indicano i proventi, ci sono:

1) le entrate derivanti dal pagamento di servizi aggiuntivi (nuovi asili nido e non solo) pagati dagli utenti 50% in Euro e 50% in BAC;

2) stanziamenti del Comune per l’acquisto di materiali e strumenti per la pulizia e manutenzione strade;

3) eventuali altre entrate da crowfunding, ovvero storni da ACEA ed AMA;

4) la emissione dei BAC (nei limiti del pagamento dei disoccupati - tecnici e operatori disponibili - che svolgono manutenzione delle strade).

Per la parte delle spese:

1) materiali e strumenti per la manutenzione delle strade;

2) pagamento ex disoccupati in BAC (che li venderanno agli utenti dei servizi aggiuntivi o li utilizzeranno direttamente presso esercizi convenzionati che li riutilizzeranno, a loro volta, per pagare tariffe relative ai servizi comunali aggiuntivi stessi);

3) pagamento operatori dei servizi aggiuntivi in Euro.

Oppure, si può partire da disoccupati disponibili, tecnici, eccetera, pagati in BAC. Si attivano servizi aggiuntivi solventi che gli utenti dovranno pagare al 50% in Euro ed al 50% in BAC. Va da sé che il livello della disoccupazione riassorbibile (tramite il lavoro delle strade) corrisponde alla quantità di risorse pari al 50% delle tariffe pagate dagli utenti che, come si è visto, vengono pagate in BAC» (quanto sopra, altro non è se non quello che Nino Galloni aveva anticipato nella sua intervista rilasciata il primo dicembre del 2015 a Claudio Messora, per Byoblu).

Il possibile dialogo a distanza con la nuova Giunta guidata da Virginia Raggi è proseguito con le “aperture” dell’economista Nino Galloni rilasciate nell‘intervista in data 03 settembre 2016 al “Corriere Roma”, a proposito della sua eventuale “corsa” per prendere il posto dell’Assessore del M5S Minenna al Comune di Roma.

Intervista del Corriere Roma a Nino Galloni

 

Galloni, ci spiega com’è possibile?

«Le cose stanno così: ci sono militanti cinquestelle vicini alla sindaca che mi considerano una persona adeguata al ruolo e quindi hanno suggerito la mia candidatura.»

E lei sarebbe pronto?

«Io la mia disponibilità la do senz’altro. Poi è chiaro che possono intervenire molte questioni, mi sembra che la situazione sia in divenire.»

Si riferisce alle dimissioni a catena degli ultimi giorni?

«Sì. Chi ha chiesto il parere a Cantone sapeva che sarebbe stato rapido e negativo. Adesso Raggi è più forte, ma deve azzeccare le mosse, non può campare di rendita in eterno. Se il M5S ce la fa a Roma, si candida a guidare l’Italia.»

Raggi ha perso in un giorno Minenna e il capo gabinetto Raineri, i pezzi grossi della sua squadra: sicuro che ne sia uscita più forte?

«Raggi si è disfatta di alcuni personaggi che non condividevano la sua impostazione. Secondo me li ha solo subiti. Ma è lei che deve comporre la squadra, con i vecchi criteri non si va da nessuna parte.»

E lei la pensa come Raggi?

«Vede, io non ho un passato di frequentazione con la sindaca, ci conosciamo appena. Ovviamente sono sempre stato su posizioni di condivisione con i principi originali del M5S. Che però ora si divide in due correnti: ci sono i keynesiani che sono, diciamo, miei tifosi, e quelli che spingono per la decrescita. Ecco, questi mi vedono meno bene.»

In che senso scusi?

 

«Un esempio? L’Olimpiade: è giusto non considerarla una priorità, ma se la priorità è il destino dei 150 impianti di Roma allora se ne può, anzi se ne deve parlare. E a questo deve seguire una mediazione con le forze che l’Olimpiade certamente la vogliono. A me piacerebbe interpretarla anticipando le sponsorizzazioni, facendo ricorso alla moneta complementare, cioè quantificare oggi quanto si farà domani. Servono idee nuove.»

Da Raggi però non arrivano messaggi rassicuranti.

«Il M5S ha avuto un successo che nessuno si aspettava, teoricamente è il partito più grande d’Italia. Ora deve dare segnali di credibilità, ma se si preoccupa di darli a quelli che vuole combattere rischia di entrare in una spirale perversa.»

Deve cambiare metodo?

«Raggi deve capire che una volta raggiunto il vertice è necessario “essere a favore di” non si può più dire che “siamo contro qualcuno”. Originariamente il M5S pensava all’abbandono dei vincoli europei, al ripristino della sovranità monetaria. Ora, con il potere, si è trovato a dover mandare messaggi tranquillizzanti al mondo industriale, alla chiesa, a tutte queste forze. Perché non puoi farti sostenere solo da quelli che stanno dall’altra parte e protestano.»

Il 14 dicembre 2015, alla trasmissione Otto e Mezzo, Luigi Di Maio (vicepresidente della Camera dei Deputati e  membro del ristretto “direttorio” dei 5 del Movimento Cinque Stelle), ha affermato: «Sosterremo la candidatura di Roma alle Olimpiadi solo se vinceremo noi le elezioni nella capitale, altrimenti lasceremmo quegli appalti nelle mani degli stessi coinvolti in mafia capitale. In tal caso, preferiremmo restituire i servizi essenziali di cui la città ha bisogno.»

Il 9 settembre 2016, Grillo, dal suo blog, scrive: «Le Olimpiadi o i Mondiali possono essere funzionali alle classi politiche ed economiche per appagare il delirio di onnipotenza di immarcescibili saltimbanchi e molti affari per gli imprenditori, i Giochi spesso vengono utilizzati per ipotecare il futuro dei giovani gonfiati di debiti e come potenti armi di distrazione di massa, con la finalità di offrire con lo spettacolo, ripreso in mondovisione da mass media e tv che ne finanziano una minima parte dei costi, effimeri sollievi a condizioni economiche e sociali delle famiglie, che potrebbero essere momentaneamente appagate con le medaglie, prima di finanziare con le loro fatiche, i costosi apparati pubblici. Roma, che non si è ancora ripresa dai mondiali di nuoto del 2009 (con un deficit di 9 milioni di euro), che ha lasciato debiti e macerie ancora tutte da smaltire, dopo l`inchiesta dei magistrati sui “grandi eventi” e le “cricche degli appalti” con imprenditori e funzionari pubblici coinvolti, come il palazzetto delle vele di Calatrava a Tor Vergata, 250 milioni di euro per un cumulo di cemento e un ammasso di ferro che potrebbe costare circa 700 milioni di euro; i 26 milioni di euro per la piscina di Ostia; i 13 milioni di valco San Paolo; o la piscina costruita su suolo pubblico con fondi privati, poi offerta in concessione al circolo Aniene, ha veramente bisogno delle Olimpiadi?»

Nino Galloni, nell’intervista del 03 settembre 2016 al Corriere Roma, ha affermato: «L’Olimpiade: è giusto non considerarla una priorità, ma se la priorità è il destino dei 150 impianti di Roma allora se ne può, anzi se ne deve parlare. E a questo deve seguire una mediazione con le forze che l’Olimpiade certamente la vogliono. A me piacerebbe interpretarla anticipando le sponsorizzazioni, facendo ricorso alla moneta complementare, cioè quantificare oggi quanto si farà domani. Servono idee nuove.»

In una pubblica conversazione, affermavo: «Io, probabilmente sbagliando, dico che è meglio che Galloni si tenga fuori da sto macello (anche se capirei fino in fondo le sue - e non solo sue - ragioni qualora decidesse di “entrare”).»

Insomma, tutto quello di cui sopra per affermare che la mia “personale” risposta alla domanda “Nino Galloni Assessore al Bilancio al Comune di Roma?”, non puo’ che esssere la seguente: “NO!”

Anche se, come affermato: capirei fino in fondo le sue - e non solo sue - ragioni qualora decidesse di “entrare”.


Vincenzo Bellisario

(Articolo dell’ 11 Settembre 2016)