[NOTA DELLA REDAZIONE: in preparazione dell'Assemblea Generale del Movimento Roosevelt prevista per il 24-25 novembre 2018, durante la quale verranno anche analizzate alcune bozze di Documento politico programmatico MR per il 2019 e discusse e deliberate alcune proposte di riforma costituzionale - si veda, su ciò, Riforme costituzionali e l'Assemblea Generale MR del 24-25 novembre 2018 - pubblichiamo una serie di interventi di dirigenti rooseveltiani, utili alla riflessione comune. Quello che segue è un intervento di Pierluigi Winkler, tra i Vicepresidenti del Movimento Roosevelt]

È notorio che il principio fondamentale stabilito dalla nostra Carta Costituzionale è quello democratico, con il conseguente assioma della sovranità appartenente al Popolo che la esercita nelle forme e limiti della Costituzione.
L'art.11 prevede limitazioni, a condizioni di parità con altri Stati, al fine di assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni.
L'Unione Europea pre-euro era perlopiù un mercato di scambi molto ampio, regolato da trattati che non contenevano cessioni di sovranità tali da condizionare e veicolare le politiche economiche dei Paesi membri nei suoi fondamentali.
Con l'introduzione della moneta comune, si verifica una vera e propria cessione della sovranità. E' fuor di dubbio che la politica monetaria di un Paese è materia molto rilevante in ordine alla politica economica che esso può realizzare. Non vi è chi non veda che delegare ad altri la potestà monetaria è cedere una parte importante della propria sovranità. Di talché, il Popolo viene spogliato di gran parte delle sue prerogative.
La moneta unica fu varata con grande entusiasmo. Molti politici di allora preconizzarono un lungo periodo di pace e benessere atto a realizzare i principi e gli ideali cardine dell'Europa unita, non ultimo, la piena occupazione, la solidarietà tra i popoli europei, lo sviluppo. Se ricordiamo, addirittura previa apposita imposta, tutti aderirono con entusiasmo a tale iniziativa. Così facendo, ci spogliammo di parte importante della sovranità.
Ciò portò ben presto a politiche di austerità e al rafforzamento di quel neoliberismo economico che sta lasciando indietro sempre più uomini, favorendo via via l’affermarsi di una oligarchia, perlopiù finanziaria, che ha creato e crea milioni di disoccupati emarginati dal tessuto sociale. A quei parametri di Maastricht, frutto di accordi politici, passati per criteri economici, si aggiunse la moneta unica e la strozzatura dell'imbuto divenne sempre più stretta.
Tuttavia, il sistema democratico permette al Popolo di esprimersi con il voto e, come sta avvenendo in questo Paese, ma anche altrove, alcune forze politiche hanno ricevuto il mandato popolare per attuare politiche economiche in contrasto o comunque tendenzialmente confliggenti con quella sovranità ceduta ad altri.
Nessuno ha mai detto al Popolo che il suo voto è limitato quanto alle politiche economiche che il Paese può esercitare dopo libere elezioni.
È palese la contraddizione tra l'art.1 della Costituzione e le leggi che, ratificando trattati in materia economica e monetaria, hanno prodotto delusioni e conseguenti tensioni.
È necessario ed impellente farsi promotori di profonde e radicali riforme, che permettano la realizzazione di quei valori che i Padri fondatori Europei sognavano. Valori tesi innanzitutto a realizzare la pace e il benessere dei Popoli, in primis il valore della piena occupazione e della giustizia sociale, non certo ad approfondire i solchi delle disuguaglianze per proiettarsi verso la società dei pochi.
Se essere sovranisti vuol dire il rispetto della sovranità democratica del popolo, come da Costituzione, siamo tutti sovranisti.
Un Movimento di pensiero come il Movimento Roosevelt, che anela alla realizzazione del sogno europeo dei nostri padri, nella situazione attuale, non può non pretendere che il Popolo possa ancora dire la sua.
Era ed è ineluttabile, in un processo confuso e poco lungimirante di cessioni di sovranità, che si sia creato un contrasto tra la Costituzione e le conseguenti politiche economiche post voto popolare.
Occorre affrontare tali problemi prima che le situazioni deflagrino, con conseguenze che potrebbero mettere a rischio la stessa tenuta dell'intera impalcatura del progetto europeo.


Pierluigi Winkler
Vicepresidente e Supervisore affari giuridici del Movimento Roosevelt



(Articolo del 21 novembre 2018)