VaroufakisIl ministro delle finanze ellenico, Yanis Varoufakis, ha detto la verità: “C’è chi ha interesse a fomentare un clima di perenne odio fra i diversi popoli europei (clicca per leggere). Paradossalmente, gi occulti manovratori che manipolano l’informazione al fine di seminare ovunque ostilità e risentimenti pretendono di essere chiamati “europeisti”. Mi riferisco naturalmente a tipi alla Mario Draghi e Wolfang Schaeuble, membri forti di una Ur-Lodge perversa, la Der Ring, che vanta solidi legami con altre officine massoniche terribili e pericolose come la Hathor Pentalpha di George W. H. Bush e Dick Cheney. Ricordo a tutti i miei lettori che il vero obiettivo perseguito dai tecnocrati che tengono in ostaggio l’Europa è quello di aumentare ovunque miseria, disperazione e disoccupazione. Fino ad oggi è stato possibile perseguire simili obiettivi al riparo di una malefica quanto falsa retorica filo-europeista. Adesso però, con l’arrivo sulla scena europea di partiti non direttamente controllati dai soliti Venerabili Maestri di stanza a Bruxelles e Francoforte, il velo di Maya che copriva certe malefatte comincia a mostrare segni di cedimento. Vi siete chiesti perché l’Eurogruppo, spalleggiato dalla Bce, pretenda da Tsipras una sorta di resa senza condizioni? Non vi pare questo l’atteggiamento tipico di chi intenda non addivenire ad un onorevole compromesso? E come mai i difensori ad oltranza del “sogno europeo” punterebbero di fatto ad estromettere la Grecia dal club dell’euro? In fin dei conti Syriza, dipinto come partito di estrema sinistra dalla solita stampa prezzolata, non ha mica chiesto la luna. Anzi, a ben guardare, i greci di passi indietro in pochi mesi ne hanno già fatti a bizzeffe. Eppure ai “cagnacci” guidati dall’arcigno Dijssembloem le concessioni non bastano mai. Sembra proprio che una mano invisibile, diversa da quella immaginata da Adam Smith, cerchi di spingere Tsipras fra le braccia accoglienti di Vladimir Putin. Al di là delle idiozie sulla corruzione e la lotta all’evasione, argomenti che ad ogni latitudine servono per distrarre la pubblica opinione dalle vere questioni, la partita si gioca sull’accoglimento o meno delle famigerate misure di austerità. Un governo che ha a cuore il benessere dei propri cittadini applica in genere misure keynesiane, ovvero spesa a deficit per garantire piena occupazione, aumento della domanda intera e welfare per tutti; un governo posto a difesa di interessi oligarchici punta  invece al rispetto del pareggio di bilancio, falso mito che serve solo a cristallizzare i rapporti economici e sociali intercorrenti fra le diverse classi; un governo di farabutti, infine, realizza continui “avanzi primari” (chiede cioè ai propri cittadini in tasse più soldi di quanti non ne restituisca in stipendi e servizi). Fatta questa doverosa premessa, chiedetevi ora quale sia il punto di rottura in grado di determinare la possibile rottura delle trattative da mesi in corso fra la ex Troika e il nuovo governo greco. Tsipras ha forse preannunciato l’avvio di un New Deal greco fatto di investimenti pubblici? No. Tsipras ha forse chiesto di essere esonerato dal rispetto di alcuni assurdi parametri per risolvere la drammatica crisi umanitaria in atto grazie alla leva del deficit? No. Tsipras ha riattivato il servizio sanitario universale ignobilmente soppresso dai suoi predecessori servi della Troika? No, niente di tutto ciò. Tsipras si è finora limitato a garantire il ripristino dell’elettricità nelle case delle famiglie più povere, cosa peraltro tanto onorevole quanto minimalista. Di poi, giusto per dare un segnale di “responsabilità”, “l’estremista di sinistra” ateniese si è impegnato non solo a rispettare il pareggio di bilancio, ma perfino a realizzare avanzi primari nell’ordine dell’1,5%  (mentre la Troika pretende uno spropositato e criminale  5%). Ricordo ancora una volta che realizzare avanzi primari per guarire una economia in recessione è come tirare il sangue a chi soffre di anemia. In estrema sintesi Tsipras sarebbe disposto a proseguire, attenuandole in parte, le solite misure di austerità. Merkel e soci continuano però a dire  nein! Perché? Forse perché la cancelliera tedesca difende gli interessi dei famosi “creditori del nord”? No, perché una economia che non cresce non può evidentemente ripagare nessuno. Merkel e compagnia devono impedire che il popolo rialzi la testa, imponendo con la forza della democrazia l’avvio di politiche improntate alla difesa di un interesse generale ora violentato e vilipeso da un manipolo di nazisti tecnocratici ben occultati all’interno dei templi massonici più elitari e violenti del pianeta. Per questo gli euro-tecnocrati non cederanno mai di un millimetro, anche a costo di rompere il tabù dell’irrevocabilità dell’euro. L’obiettivo è sempre quello di tenere schiacciata la testa delle masse per mezzo delle politiche del rigore. Perciò, conseguentemente, parafrasando Enrico IV, possiamo affermare che “la prosecuzione dell’austerità per l’Europa intera val bene il ritorno alla dracma per la sola Grecia”.