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Il presidente del Movimento Roosevelt: che interesse avrebbe Putin a finanziare Salvini, se davvero volesse cambiare quest'Europa post-democratica? Al Cremlino conviene che l'Ue rimanga così com'è, tecnocratica e neoliberista, non certo amata dai popoli europei

"Ditemi per quale ragione la post-democratica Russia di Putin dovrebbe regalare 65 milioni di dollari a Salvini, che in teoria minaccerebbe, solo a parole finora, di attaccare quest'Europa altrettanto post-democratica: al Cremlino, al contrario, conviene che l'Ue resti com'è oggi, malvista dai popoli europei". Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, smonta le accuse piovute su Salvini dopo la registrazione – finita alla Procura di Milano – di un colloquio a Mosca con esponenti russi e il leghista Gianluca Savoini, presidente dell'associazione Lombardia-Russia. Il sospetto, veicolato dai media, evoca il progetto di una transazione milionaria, attraverso forniture di petrolio all'Eni (transazione in realtà mai avvenuta) per aiutare la Lega in vista della campagna per le europee. "Chi ha registrato quel colloquio riservato? E chi l'ha fatto pervenire ai magistrati? Tutte domande in attesa di risposta". L'errore di Salvini? "Sminuire l'importanza di Savoini, quasi facendo finta di non conoscerlo".

Finanziamenti esteri? "Sarebbe ipocrita scandalizzarsi, in un paese come l'Italia in cui Usa e Urss hanno sempre finanziato politici, giornalisti e sindacalisti". In questo caso però il finanziamento "estero su estero" non è mai avvenuto. Accusare Salvini di essere una quinta colonna di Mosca? Ridicolo: il leader della Lega, reduce da un viaggio negli Usa, criticò l'accordo Italia-Cina proprio per non irritare Washington. "E alla prima occasione veramente importante, lo scontro in Venezuela tra Guaidò e Maduro, Salvini si è schierato con Guaidò, cioè con gli Stati Uniti, e contro Maduro, sostenuto proprio da Putin". Semmai, secondo Magaldi, questo mini-Russiagate all'italiana (del tutto virtuale) è "una polpetta avvelenata per l'Eni", magari confezionata anche con il contributo di una "manina" francese, visto che l'Italia di Salvini, a torto o a ragione, dalle reti sovranazionali cui appartiene Macron "è percepita come un possibile detonatore, verso nuovi scenari europei".  E insieme all'Enel, "l'Eni è rimasta l'unica a fare un po' di politica estera per l'Italia, gestendo grandi interessi, dopo una serie di ministri degli esteri fantasmatici succedutisi alla Farnesina (e con Moavero Milanesi abbiamo toccato il fondo)".

La Lega non è certo un avamposto della Russia di Putin, insiste Magaldi: "Semmai, Salvini ha detto che sarebbe bene che l'Italia, pur incardinata nell'alleanza atlantica e nella Nato, recuperasse un ruolo di preziosa cerniera diplomatica tra Est e Ovest, tra Russia, Europa e Stati Uniti, guardando anche alla Cina e all'Iran". L'Italia, ricorda Magaldi, ha sempre avuto storicamente questo ruolo, anche quando c'era l'Urss: "Figuriamoci se non può averlo con la Russia di Putin". Ma dire questo "non significa fare gli interessi dei russi". In attesa che la magistratura svolga i necessari accertamenti, Magaldi sottolinea che, alla base della polemica, c'è comunque un grosso equivoco: "Finora il governo gialloverde non ha rappresentato un pericolo per nessun potere forte europeo. Molti elettori sperano che Salvini possa diventarlo, ma la Lega resta una cambiale in bianco. E le elezioni europee, come previsto, non hanno cambiato niente: tant'è vero che ai vertici sono finite due donne, entrambe esponenti della massoneria neoaristocratica, come la francese Christine Lagarde e la tedesca Ursula Von de Leyen". Di nuovo: "Che motivi avrebbe avuto, Putin, per finanziare Salvini, ben sapendo che sarebbe stato irrilevante nel gioco europeo?"



UFFICIO STAMPA MOVIMENTO ROOSEVELT (www.movimentoroosevelt.com)
Alessio Altieri
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(Articolo del 16 luglio 2019)
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