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Sul sito “Democrazia Radical Popolare” (http://www.democraziaradicalpopolare.it/: “Democrazia Radical Popolare” è un Movimento d’opinione politico...), precisamente nel pezzo “Forse il Movimento Roosevelt, oltre a consolidarsi come Metapartito sul piano regionale, nazionale e internazionale deve favorire anche la nascita di un vero Partito progressista italiano…”, si legge: «Noi di DRP siamo stati fra gli ispiratori dello slancio costituente che ha portato alla nascita del Movimento Roosevelt.

E, come espresso anche ieri in “Lo slancio rooseveltiano autunnale riparte con un Gruppo facebook MR da più di 41 mila iscritti, con un nuovo sito e un cantiere aperto di importanti iniziative”, intendiamo ancora e sempre impegnarci nella traiettoria metapartitica e trasversale MR, che costituisce una assoluta e originale novità sul piano delle entità politiche dell’Età Contemporanea: non si era mai visto un Metapartito e, nonostante mille chiavi esplicative offerte su cosa esso sia e voglia essere, ancora in molti non l’hanno compreso.

Sebbene, costantemente, tanti cittadini continuino ad avvicinarsi ad esso, alcuni perfezionando l’avvicinamento con la richiesta di una tessera, altri comunque operando come simpatizzanti e “compagni di strada”.

Ribadiamo allora, con parole sintetiche espresse proprio in casa MR: Cos’è un metapartito?

Destra, sinistra e centro sono etichette prive da tempo di effettive distinzioni che non siano in qualche modo riconducibili a ideologie affossate dalla storia o a esperienze di governo che traevano la loro linfa soprattutto dalla necessità, superata da decenni, di arginare le potenzialità disgregatrici di opposti estremismi.

Il Movimento Roosevelt nasce e si sviluppa quindi nelle forme radicalmente innovative di un metapartito fondato su ideali laici, risolutamente democratici, progressisti, social-liberali e libertari, da realizzare con il sostegno del più ampio numero possibile di cittadini che, al di là della loro identità professionale e di qualsiasi genere di militanza o simpatia politica (tranne che, ovviamente, per partiti e movimenti di ispirazione comunista o nazifascista), vi si riconoscono e intendono pertanto promuoverli.

Alla declinazione neoliberista, neoaristocratica e antidemocratica dei processi di globalizzazione in corso, è inderogabile contrapporre operativamente l’ideale della sovranità popolare sostanziale e non solo formale di tutte le istituzioni pubbliche, da quelle locali a quelle sovranazionali; il diritto universale alla felicità e le quattro libertà fondamentali che Franklin Delano Roosevelt identificò nelle libertà di parola e di credo, e nelle libertà dal bisogno e dalla paura.

Questi ideali, diritti e libertà, non sono possibili al di fuori di un’autentica giustizia sociale che, per essere concretamente affermata, esige un’azione metapartitica unitaria e coesa.

Il Movimento Roosevelt intende svolgerla riunendo intorno al suo progetto quanti ne condividano l’ispirazione e le finalità, senza distinzione di appartenenza partitica.

Il Movimento Roosevelt, dunque, quando non presente direttamente con proprie liste, si troverà a sostenere partiti e/o persone diverse a diverse tornate elettorali in virtù di una coerenza delle idee più che dei simboli.

Ciò premesso, l’attuale sfacelo in cui versano i partiti tradizionali della politica italiana (da destra a sinistra) e la confusione, il pressapochismo, il dilettantismo, l’assenza di lungimiranza e di un solido programma keynesiano e rooseveltiano di cui soffre il M5S (abile nel drenare il consenso dei malcontenti, assai meno capace di trasformarlo in programma concreto di governo locale e nazionale), impongono una seria riflessione.

Concordiamo con il nostro leader nonché Presidente MR Gioele Magaldi sul fatto che occorre tentare sino all’ultimo di aiutare il Movimento 5 Stelle a maturare verso una proposta solida ed efficace di governance per Roma e l’Italia.

Ma se anche gli ultimi tentativi MR in tal senso andassero a vuoto, allora, pur continuando ad espandere la traiettoria metapartitica del Movimento Roosevelt, proprio ai suoi vertici chiederemmo di studiare il modo per favorire la nascita ANCHE di una entità strettamente partitica, in grado di realizzare quella svolta radicalmente liberale, laica, libertaria e democratico-progressista di cui l’Italia, e per suo mezzo l’Europa, hanno un disperato bisogno.

Staremo a vedere.

Di certo, proprio i prossimi sviluppi della situazione “romana” e della Giunta Raggi saranno una importante cartina di tornasole per capire come muoversi in vista di possibili nuove elezioni romane, di probabili imminenti rinnovi (anzitempo) di rilevanti consigli regionali e di certe elezioni parlamentari fra 2017 e 2018.»

In aggiunta a quanto scritto da DRP e, per essere ancora più chiaro, posto di seguito l’Articolo 2 dello Statuto del Movimento Roosevelt (“Natura e Durata”).

Il Movimento agisce in piena autonomia da qualsivoglia gruppo o Istituzione di natura ideologica, politica, confessionale, finanziaria e imprenditoriale.

In particolare, il Movimento proclama la propria piena indipendenza da qualunque Istituzione di tipo massonico o paramassonico. Infatti, pur essendo fondato, alla luce del sole, anche per impulso di soggetti appartenenti al milieu liberomuratorio progressista (Grande Oriente Democratico) o a Movimenti di natura metapartitica simpatetici con tale ambiente (Democrazia Radical Popolare), il Movimento Roosevelt opererà in assoluta autonomia da tali entità, dotandosi di organi associativi di Governo pro-tempore che rispondano esclusivamente e democraticamente all’indirizzo complessivo disposto prima dalla Assemblea Costituente e poi dalla propria Assemblea Generale, rappresentativa della piena sovranità di tutti i soci fondatori e ordinari.

Il Movimento non ha fini di lucro. Ogni mezzo economico di questo verrà utilizzato per conseguire gli scopi associativi ai sensi dell’Articolo 3 dello Statuto.

Il Movimento nasce come politico ma Metapartitico e compatibile perciò con qualunque contemporanea appartenenza politico-partitica dei suoi aderenti ma, in conformità con quanto stabilito nell’Articolo 3 dello Statuto, qualora, nel corso del tempo, si dimostri che i suoi scopi associativi non siano adeguatamente conseguibili per via metapartitica (cioè operando ideologicamente, culturalmente, mediaticamente e civilmente per indurre Partiti e Movimenti politici a realizzare determinate riforme e iniziative utili per il benessere generale), allora esso non esclude di potersi trasformare in soggetto direttamente politico-partitico. Il Movimento, originariamente di natura metapartitica, ha durata illimitata anche in caso di trasformazione delle sue finalità operative da metapartitiche in schiettamente politico-partitiche, e potrà trasformarsi in senso direttamente politico-partitico soltanto in seguito a regolari determinazioni maggioritarie deliberate a norma di Statuto.

Per poter essere trasformato in soggetto direttamente politico-partitico, è necessario che venga presentata al Presidente dell’Associazione una mozione firmata da almeno 60 membri dell’Assemblea Generale e che tale mozione, calendarizzata per il voto entro e non oltre 30 giorni dalla sua presentazione, venga poi votata da almeno il 60% dei presenti al voto il giorno della deliberazione in sede di Assemblea Generale.

Dopo di che, entro altri 30 giorni a partire da tale votazione con la maggioranza qualificata del 60%, tale eventuale trasformazione in soggetto direttamente politico-partitico del Movimento dovrà avere una conferma referendaria a suffragio universale dei soci (sia fondatori che ordinari), con l’approvazione di almeno il 60% dei voti referendari effettivamente espressi (e NON del 60% degli aventi diritto).

Nessuna deliberazione dell’Assemblea Generale, invece, sarà necessaria nel caso della formazione contingente di liste o coalizioni politico-civiche denominate “Coalizioni Roosevelt”, “Liste Roosevelt” o “Coalizioni New Deal” , le quali concorrano in modo altrettanto contingente, sui vari territori italiani ed extra-italiani, a specifiche competizioni elettorali di natura comunale, provinciale, regionale, nazionale o sovranazionale, da sole o in alleanza di altri movimenti, partiti, analoghe liste civiche, singoli candidati a tale o tal altra carica elettiva.

Per la realizzazione di tali coalizioni e liste sarà sufficiente una approvazione a maggioranza assoluta da parte dei componenti (presenti alla votazione) della Segreteria Generale, con controfirma del Presidente del Movimento.

D’altra parte, qualora qualcuno venga eletto a uffici pubblici in seguito a tali elezioni in cui sia stato appoggiato da una Coalizione o Lista Roosevelt/New Deal, costui, a partire dalla struttura comunale, provinciale, regionale, nazionale o sovranazionale in cui sia stato eletto, dovrà tassativamente costituire un Comitato di consulenza politico-culturale che monitori costantemente e coadiuvi concretamente l’attuazione di un programma “rooseveltiano” sul territorio amministrato. Tale Comitato di consulenza politico-culturale sarà composto di almeno due (e massimo quattro) alti dirigenti rooseveltiani, preferibilmente il Segretario Generale e il Presidente del MR, o persone da costoro designate. A tale Comitato spetterà di confermare o meno, nel tempo, l’ispirazione “rooseveltiana” di una data amministrazione, informando l’opinione pubblica del perdurare o del venir meno di questa ispirazione, nel secondo caso togliendo ogni sostegno del MR ad amministratori che ne abbiano tradito i principi e le finalità, ingannando cosi anche i propri elettori.

Cosa significa quanto sopra?

Come si legge in un passaggio del pezzo “Lo slancio rooseveltiano autunnale riparte con un Gruppo facebook MR da più di 41 mila iscritti, con un nuovo sito e un cantiere aperto di importanti iniziative”: «Da tempo, DRP ha deciso di investire le sue specifiche relazioni e aderenze  (tradizionalmente nell’area del centro-sinistra italico) nel Progetto del Movimento Roosevelt, che per la sua natura metapartitica, comunque, è aperto ai progressisti, laici e social-liberali di ogni latitudine politica: da sedicente destra, al sedicente centro, alla sedicente sinistra.»

Il pezzo termina in questo modo: «Quindi, alcune importanti “sorprese” sul piano più schiettamente politico-elettorale… in vista delle imminenti elezioni parlamentari che avranno luogo in Italia e anche del presumibilmente imminente (prima del previsto) rinnovo di alcuni rilevanti Consigli regionali, con relative Giunte…

Ma di queste “sorprese” parleremo in seguito, cosi come in seguito approfondiremo le molte direzioni in cui DRP preparerà il terreno all’espansione della traiettoria politica MR.»

A breve, tra fine novembre ed inizi dicembre, in Italia si svolgerà il referendum costituzionale sulla riforma Boschi. Dopo quella data, in base all’esito del referendum, ci si dovrà interrogare molto in fretta su tante questioni che riguardano il futuro del Paese, dell’Europa e molto altro.

Riguardo al passato, onestamente, non ricordo di aver mai visto al lavoro in Italia un vero e proprio Partito progressista italiano.

Se penso e guardo all'attualità da una parte leggo quello che scrive il possibile nuovo leader del centrodestra - Stefano Parisi -: «Il debito pubblico ci toglie libertà. Per questo deve essere ridotto, insieme alla spesa pubblica»; dall’altra parte vedo ancora in larga parte il PD che vanta surplus di bilancio (che nella sostanza significa più entrate e meno uscite: il contrario della dottrina economica keynesiana e rooseveltiana...), con qualche eccezione degli ultimi giorni. “Colpa” del referendum? Non lo so! Padoan, per esempio, che pochi giorni fa, ha affermato: «Abbiamo già eliminato molti sprechi, gli spazi per tagli aggiuntivi si riducono. Inoltre il taglio della spesa pubblica in Italia ha contribuito alla minore crescita rispetto ad altri Paesi.»

A destra e a sinistra di Stefano Parisi e del PD, oltre alla confusione, vedo poco o niente.

Resta il M5S che, come ricordavano dalle parti di “Democrazia Radical Popolare”: «Ciò premesso, l’attuale sfacelo in cui versano i partiti tradizionali della politica italiana (da destra a sinistra) e la confusione, il pressapochismo, il dilettantismo, l’assenza di lungimiranza e di un solido programma keynesiano e rooseveltiano di cui soffre il M5S (abile nel drenare il consenso dei malcontenti, assai meno capace di trasformarlo in programma concreto di governo locale e nazionale), impongono una seria riflessione.

Concordiamo con il nostro leader nonché Presidente MR Gioele Magaldi sul fatto che occorre tentare sino all’ultimo di aiutare il Movimento 5 Stelle a maturare verso una proposta solida ed efficace di governance per Roma e l’Italia.

Ma se anche gli ultimi tentativi MR in tal senso andassero a vuoto, allora, pur continuando ad espandere la traiettoria metapartitica del Movimento Roosevelt, proprio ai suoi vertici chiederemmo di studiare il modo per favorire la nascita ANCHE di una entità strettamente partitica, in grado di realizzare quella svolta radicalmente liberale, laica, libertaria e democratico-progressista di cui l’Italia, e per suo mezzo l’Europa, hanno un disperato bisogno.

Staremo a vedere.»

In effetti, staremo a vedere. Anche se, considerando tutto quanto appena elencato, i tempi sembrano essere veramente molti stretti. Tantissimo dipenderà dalle immediate ed imminenti scelte che l’amministrazione del M5S guidata da Virgia Raggi a Roma deciderà di adottare o NON adottare: il resto lo deciderà il risultato del referendum costituzionale sulla riforma Boschi. Insomma, i tempi sono molto”stretti”.

Tutto questo mi fa pensare che forse “Potrebbe essere giunto il tempo di pensare seriamente ad vero Partito progressista italiano: il primo in Italia...”

 

Vincenzo Bellisario

(Articolo del 17 Settembre 2016)